La sua firma c’è sempre stata. Sulle operazioni Bertani e Cavalli, per dire. O su quella, andata male, Diakitè.
In un modo o nell’altro, dietro le quinte o a Bulciago per vedere la Juniores, Daniele Bizzozero è sempre stato vicino alla Calcio Lecco 1912. Dal 2014 in avanti, il filo bluceleste non è mai scappato del tutto dalle sue mani nonostante arresti e inibizioni e, anzi, ora lo tiene saldamente in mano facendo da spalla a Paolo Di Nunno, aldilà delle dichiarazioni di facciata. Non un mistero, questo: se esisteva ancora un muro, un velo per meglio dire, davanti al suo profilo, è solo perchè la piazza ha deciso da tempo di non rivolerlo al “Rigamonti-Ceppi”.
Intervistato da Alessandro Maggi ed Emanuele Michela per il “Giornale di Lecco”, Bizzozero ha formalmente levato definitivamente quel velo: “Dal 29 maggio in avanti ho spinto Di Nunno a comprare il Lecco, che era destinato a sparire. Convinto Battazza a mettere i primi 25mila euro, il presidente ha fatto altrettanto e ha rilevato la società. Il rapporto con Gizzarelli e Riboldi? Hanno sbagliato tanti giocatori, soprattutto alcuni vecchi come Martina Rini, Roselli e Zammuto, Gizzarelli non ha mai voluto collaborare con me. I quattro dal Como (Scaglione, Moleri, Cavalli e Bertani) li ho portati tutti io. Il problema è che non mi hanno dato retta, perchè io sono stato dentro la società sin dal primo momento. I tifosi mi dovrebbero ringraziare, il Lecco non ci dovrebbe più essere adesso.”
Perchè non lasciare i blucelesti liberi di crescere e sbagliare da soli? “Il mio lavoro è incompiuto, se il presidente Di Nunno mi chiede un consiglio io glielo dò, senza interessi personali. Gli devo solo tanta riconoscenza. Mettere nero su bianco? I tifosi non mi volevano.” Ora il calciomercato, ovvero ciò che ha sempre stuzzicato Bizzozero: “Corteggiano arriva con l’assenso di Delpiano. Con l’allenatore mi sento sempre, mi chiedeva di cercare un centrocampista e un attaccante. Diakitè? Si è tirato indietro all’ultimo momento, ancora non capisco il perchè. Perchè è saltato De Paola? Lo tratta di Di Domenico, negli spogliatoi si ritrova Battazza prima e Riboldi poi…”
E sul silenzio stampa: “I giornali aiutano a dare valore alla squadra, non parlarvi è pratica inutile. Corteggiano è arrivato per una vostra dritta, nessuno meglio di voi sa indicare i giocatori.” Paparesta gira sempre attorno al bluceleste: “Tempo fa mi chiamò Lotito per mettermi in contatto con Paparesta, gli servivano 600mila euro per salvare il Bari. Allora ho chiamato Di Nunno, ho vagliato il suo interesse, poi quei soldi non gli sono più tornati indietro. So che Gianluca (Paparesta, ndr) ha firmato un’ipoteca su degli immobili e allora il presidente si è calmato, perchè era decisamente incazzato anche con me.” Chiosa finale, i debiti: “Il Lecco non è fallito per colpa mia, saremmo riusciti ad andare in Serie C senza i miei guai.”