Il Lecco non segnava una tripletta con un suo bomber da Lecco-Torres del 18 settembre 1994 quando Corrado Cortesi, famosissima la sua foto urlante appeso a una ringhiera di uno stadio in trasferta, aveva affondato i sardi con tre sue sassate. Davide Castagna, come Corrado Cortesi, ha nel Dna la lotta, la battaglia, la voglia di vincere.Ma quel lontano campionato 1994-1995 insegna che la grinta e la determinazione, da sole, non bastano: fu anche foriero, infatti, di una grande delusione. Era il primo anno in cui venivano introdotti play-off e play-out e quella squadra di Antonio Pasinato sfiorò, chiudendo al sesto posto, gli spareggi promozione, senza però ottenerli per soli tre punti.Questo Lecco di oggi, invece, ce la può anche fare a patto, però, di dare ancora più appoggio e sostegno a questa formazione.
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Contro il Mapello, invece, a parte la solita Curva, abbiamo sentito mugugni e anche qualche contestazione a Roncari proveniente dai Distinti: tante volte, anche da questa rubrica abbiamo criticato l’allenatore bluceleste per alcune scelte non azzeccate, ma contro il Mapello, con due squalificati di lusso come Chessa e soprattutto Mauri e due infortunati dell’ultima ora come Rota e Rudi, non poteva fare di più. Da contare anche che la squadra appare anche fisicamente provata per una rincorsa logorante psicologicamente ancor prima che fisicamente.
Di critiche e di appunti se ne possono fare quanti se ne vogliono, beninteso. Si paga il biglietto e si può criticare a profusione. Ma è lo scopo di queste critiche a sfuggire. Roncari non si cambia e sarebbe davvero sbagliato farlo visto che, comunque lo si voglia vedere, ha portato una squadra partita ad agosto con un pesante handicap, a due punti dai play-off. E neanche la squadra si può cambiare. Insomma, Roncari deve stare più tranquillo e non preoccuparsi delle critiche, da qualsiasi parte provengano. E i tifosi dovrebbero pensare a tifare. Almeno quelli che criticano solamente. Ci sta qualche rimbrotto, fischio o urlaccio da chi ogni domenica è su tutti i campi e tira un moccolone ogni tre cori a sostegno.
Non ci sta da chi, invece, vede magari solo le partite in casa, non conosce le situazioni contingenti, ovvero le difficoltà peculiari della squadra domenica dopo domenica, eppure contribuisce ad avvelenare l’ambiente. Il tifo, si sa, è bello perché imprevedibile e genuino, anche quando è “contro”. Ma ora ci vuole unità d’intenti. Useremmo la parola coesione se non fosse stata usata mille volte a sproposito negli anni scorsi… I play-off sono raggiungibili ma difficili. È il momento di turarsi il naso e incitare il Lecco per partito preso. Anche se gioca male. L’importante è l’obiettivo. E non parliamo solamente di obiettivo sportivo, ma di futuro stesso della società.
Se il Lecco raggiunge i play-off ci sono altissime probabilità che venga “invitato” in Lega Pro. E questo aprirebbe le strada a nuovi ingressi in società. Altrimenti tutte le strade che conducono a un rilancio della società saranno più difficili, più in salita.
Insomma, sursum corda. E anche se il nostro Lecco non fa sognare, l’importante è che vinca. E arrivi ai play-off.