Sulla strada del ritorno in uno dei classici dopo partita che spesso il Lecco regala ai suoi tifosi,dove rabbia,delusione e,, poche volte, gioia sono dipinte sui volti degli sportivi che sempre seguono la squadra, non mi ritrovo a pensare alla partita appena terminata ed agli strascichi di un arbitraggio pessimo che nega ai nostri il giusto premio della vittoria.
Non penso nemmeno alle scelte tattiche di mister Butti, che sta dando un gioco di suo, e si vede, ma dove il cuore la determinazione ancora latitano.
No!
Non penso a questo, e neanche a come siamo messi a livello societario, anche se onestamente monta un po' di rabbia: sembra il Monopoli.
Le azioni le ha tizio nel cassetto, no sono dal commercialista, caio noi gestiamo la societa' le azioni non le abbiamo…. Per amore della verità non possiamo certo disconoscere che militiamo in una categoria dove troviamo società lillipuziane (che ci sopravanzano in classifica) e che, con tutte le difficoltà del caso, riescono nella gestione economico-sportiva ed a portare a termine dignitosamente i loro campionati.
No,non penso a questo mentre sono alle porte della città e Lecco ci accoglie tutte le volte con la stessa domanda: cosa ha fatto il Lecco? Penso e guardo i volti delle persone
che erano allo stadio e che, come noi, stanno rientrando. Sono anni che ci vediamo ,con qualcuno ci si conosce per nome, con altri solo fisicamente.
Trovo in tutte queste persone il bisogno e la necessità del sogno. Viviamo tempi cupi, tutto va più o meno a rotoli e il calcio non è certo l'eccezione. Il Lecco poi… Ma loro ci sono sempre. Fedeli e ostinati, caparbi, appassionati, pronti a ricominciare dalla prossima gara in programma.
La città li aspetta al rientro, e gli fa domande che immediatamente diventano polemica, siamo una piccola realtà verbosa e un po' pettegola, ma anche questo è il bello della provincia, e allora si passa in un lampo dal Pontisola a quando c'erano Ceppi e la Serie A.
Si dovrebbe fare uno studio pedagogico che meglio aiuti a comprendere quale tipo di indissolubile legame ci sia tra il Lecco e i suoi tifosi.
È tutta una città che sogna questa squadra, anche quella che non entra allo stadio Rigamonti-Ceppi, che non va in trasferta e che pone sempre la stessa domanda a chi è stato alla partita: "cosa ha fatto il Lecco?"
In una realtà come quella di Lecco sarebbe doveroso il tributo di forze imprenditoriali che non per mecenatismo, ma bensì per uno sbocco investitivo che apra nuove possibilità di business, lo stanno a dimostrare esempi come: il Chievo a Verona, Cittadella, Varese, l'Entella.
Altre ancora si potrebbero menzionare, piccole società ben gestite, con bilanci attivi e utili da distribuire. E noi? Non siamo più la città che profuma di ferriere, il terziario forse non lo abbiamo nemmeno attraversato.
Che dire poi della Lecco turistica, che forse sarebbe meglio definire come folkloristica quando approccia il turismo.
Si, il calcio può vivere economicamente di se stesso, a patto che sia bene amministrato e gestito da gente di calcio.
Sono ormai dentro la città , quando da un'auto che mi affianca spunta la faccia di un altro reduce della partita. Un cenno di saluto e una smorfia come a dire: siamo stati defraudati, non c'è rispetto, meritavamo di vincere. Ma il semaforo da' via libera, e allora si schizza via. L'appuntamento è alla prossima partita, alla rincorsa del sogno delle poche ma grandi felicità che abbiamo vissuto sportivamente.
Ci saremo tutti quanti, come sempre.
Quelli dentro lo stadio e quelli fuori con la solita domanda, ci saranno gli snob, gli ipercritici, gli ultrà .
Perché questa è la nostra città , e il Blu e il Celeste sono i suoi colori.
C3, BluCeleste in profondità
La città e i suoi colori
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