Se prima eravamo in due a gridare Lecco alé, adesso siamo in tre a gridare Lecco alè”. Fra poco sugli spalti potremo cantare questo vecchio adagio Ultrà con pieno diritto perché a furia di pareggini, sconfittone e vittoriette, il Lecco sta disamorando anche i più pervicaci tra i tifosi blucelesti. Da troppi anni, ancor prima della reggenza Invernizzi, si è abituati ad andare al Rigamonti-Ceppi solamente per vedere se questa volta i blucelesti riusciranno a non perdere. L’ultimo campionato da tre punti a domenica è stato quello di Beppe Sannino, quello della promozione in C1 ai play-off. Poi tutti campionati di piccolo meglio sarebbe dire “pessimo” cabotaggio…
Ripercorrere ora i motivi, le ragioni, le cause e i colpevoli è assolutamente inutile a questo punto. “Vae Victis” “Guai ai vinti” disse Brenno ai Romani che si lamentavano per l’iniquità del riscatto di guerra chiesto. Il Lecco assomiglia proprio a quella Roma del 390 avanti Cristo, fatta oggetto del suo primo “sacco”. Oggi la nostra amata piazza calcistica è in stato catatonico. E più che chiedersi chi ringraziare per questo, è d’uopo chiedersi chi possa fare qualcosa per risollevarla. Perché Roma, dopo le gesta di Brenno narrate da Tito Livio, seppe risorgere più grande che mai, ma di risurrezione bluceleste qui non se ne vede manco l’ombra. Sembra, in realtà, che l’avvento di Salvatore (nomen omen) Ferrara, sia prossimo. Ma è talmente tanto tempo che lo si dice, da non meritare, per ora, altra citazione.
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Il sogno è che questo nostro amore perduto possa essere vivificato da qualcuno con la passione non per i proclami o per le avventure, bensì per il calcio.
Da tifosi, e lo sottolineiamo, da tifosi, non ci interessa, in fondo, che in un prossimo futuro il Lecco possa avere conti a posto, settore giovanile da prima pagina, né chissà quali rapporti con la tifoseria. Ci piacerebbe, sic et simpliciter, che vincesse. Verbo che dalle parti di via Don Pozzi è diventato talmente desueto da lasciare alla “prestazione” il godimento massimo.
Il Lecco, lo diciamo a scanso di equivoci, sta facendo il massimo per come è stato costruito e per il momento che sta vivendo. Ma questo non giustifica il prezzo del biglietto. Lo dico con le parole ascoltate proprio ieri da un super tifoso del Milan come Diego Abatantuono. Intervistato da Chiambretti a Radio Due ha dichiarato, lo citiamo “ad sensum” non letteralmente: “Al tifoso rossonero non interessa se il Milan con la sua strategia di mercato ha risparmiato chissà quanti milioni di euro. Il tifoso del Milan sa solo che sono stati venduti Ibrahimovic, Thiago Silva, Boateng e tanti altri. Anche perché il prezzo del biglietto continua a pagarlo uguale a prima, senza sconti. E, quindi, al tifoso rossonero interessa solamente tornare a vincere».
Abatantuono l’ha detto per i rossoneri ma le stesse parole, pari pari, le sposo per le sorti blucelesti. Abbiamo lasciato andare i vari Chessa, Mignanelli, Rudi, Martin, Uggè, Sarao e Andrea Rota. Chi li ha sostituiti non ha, finora, fatto bene come loro. Ora c’è il calcio mercato. Non ci interessa nemmeno chi o come lo farà, ma ci interessa che arrivi qualcuno che possa risollevare una squadra depressa e senza personalità. Non diteci chi pagherà, come lo farà e perché. Vogliamo solamente tornare a fare i tifosi. Ovvero gioire per le “pappine” date, in casa e fuori, agli avversari. Tutto il resto è noia, noia, maledetta noia…