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C3, BluCeleste in profondità

La polvere sotto al tappeto

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Tempo di lettura 5 minuti

Questo nostro editoriale posa oggi la sua attenzione su due strutture sportive di primaria importanza sia per la nostra città che per la sua provincia.
Parliamo del Centro sportivo comunale al “Bione” e dello Stadio “Rigamonti-Ceppi”.
Se appassionati sportivi, di qualsiasi specialità, giungessero per la prima volta in città per una qualsivoglia manifestazione, e assistessero a questi eventi nell’ambito del “Bione”, oppure allo stadio dove gioca il Lecco, rimarrebbero sicuramente negativamente impressionati.
Se il biglietto da visita sportivo di una città, oltretutto capoluogo di provincia, è quello che si palesa davanti agli occhi con le condizioni di questi due impianti, lasciatecelo dire, c’è proprio da vergognarsi.
Sul “Bione” (unico centro adatto a molte discipline sportive in città), è appena passata la tempesta e gli strali di una inopinata chiusura.
Si fosse determinato questo nefasto evento, si sarebbe assistito all’impossibilità per una moltitudine di lecchesi, uomini e donne, giovani e meno giovani, di praticare il loro sport preferito.

Pericolo sventato sul filo di lana, con colpi di equilibrismo politico/amministrativi.
Ma per quello che concerne la decenza, scusateci, non ci siamo proprio.
Come si può tollerare di tenere un centro sportivo che serve un bacino di portata cittadina in queste condizioni?
Arrivando da Milano e sbucando dal tunnel sotto il Barro, il viaggiatore “incoccia” in una sorta di “totem” che anticamente reggeva l’insegna con il nome del centro.
Allo stato attuale (ma è in queste condizioni da qualche anno), le parole dell’insegna sono perlopiù mancanti o parzialmente cadute.
Quindi il palo che pomposamente dovrebbe indicare il Bione e il suo ingresso, non indica nulla, se non un fatiscente degrado.
Ricordiamo a tutti le centinaia di lamentele dei fruitori del centro, relative a campi di gioco simili a risaie, impianti sanitari improponibili, impianti di illuminazione ormai inadatti, docce fredde, vialetti di scorrimento interni invasi da crepe e buche.
Insomma più che parlare di sport e strutture alla portata dei cittadini, bisognerebbe cominciare a provare una certa imbarazzata vergogna.
Nel caso del Rigamonti-Ceppi, struttura di proprietà comunale, ospita quella che a torto o a ragione è la prima realtà sportiva della città e della sua provincia.
Se, analizzando questo impianto, tralasciamo di concentrarci sulla tribuna (essendo coperta ha una migliore protezione agli agenti climatici) e guardiamo lo scempio che si riscontra nelle due curve, con gradini sgretolati, una verniciatura completamente da rifare, corrimano arrugginiti, reti contro il lancio di oggetti bucate o a brandelli, imbarazzo e vergogna non possono certo mancare.
Anche nel settore dei Disinti” non mancano gli stessi problemi delle due curve. In questo settore è decente solamente la parte centrale, quella parzialmente coperta.
Lo stadio fu “ristrutturato”, se non ricordiamo male, nell’annata di C1 nel campionato 2008/2009.
La città e gli sportivi Lecchesi si presentarono sul palcoscenico della terza serie nazionale con uno stadio imbellettato, rinvigorito, ringiovanito.
Da allora, però, non è più successo nulla.

Non si sono viste manutenzioni normali: riverniciature, sostituzioni reti fatiscenti, manutenzioni servizi igienici, impianti luci, insomma non si hanno notizie tangibili di lavori manutentivi regolarmente effettuati.
Risultato: degrado! Ci ripetiamo, con la sola esclusione della tribuna centrale che è in uno stato ancora decente.
Eppure, per non arrivare a questo bastava poco. Se si fossero coperte le due curve e completata la copertura dei distinti, oggi quesi settori sarebbero certo in condizioni accettabili.
Si obietterà che non ci sono soldi, che la città ha altre priorità, eccetera.
Noi sportivi e cittadini orgogliosi della nostra città e della nostra squadra, vergogna e imbarazzo lo sentiamo sulla nostra pelle quando, seduti fianco a fianco con i tifosi ospiti che assistono alle partite, spesso li sentiamo commentare sulle condizioni penose in cui versa il più “prestigioso” impianto sportivo della città.
Anche senza grandi spese, si potrebbe ridare un minimo di decenza e lustro a questo glorioso stadio.
Basterebbe organizzare un minimo di ordinaria manutenzione.
Se si provedesse a riverniciarlo, già assumerebbe ben altro aspetto. Perché non ipotizzare di utilizzare come manodopera i richiedenti asilo ospitati al Bione?
Loro, i richiedenti asilo, invece di “annoiarsi” potrebbero rendersi utili nella città che li ospita.
Seguiti dal competente “ufficio tecnico comunale” potrebbero in poco tempo riportare lo stadio a una consona accettabilità estetica e funzionale.
È chiedere troppo? Troppo difficile?

Una cosa è sicura: se pensiamo che il biglietto da visita sportivo della nostra città sia rappresentato da ciò che oggi sono i due impianti, e che basti quando se ne presenti la necessità una veloce sistematina giusto per le apparenze, siamo fuori strada!
Non si può pensare alla contingenza di un concerto piuttosto che di una manifestazione.
Il problema va affrontato completamente, le manutenzioni devono essere regolari, si deve essere orgogliosi del patrimonio immobiliare sportivo comune.
Altrimenti a Lecco, quando giungono ospiti sportivi, si rischia di fare la figura di quelli che ricevendo invitati a casa (dove regna polvere e disordine), cercano di salvare le apparenze scopando briciole e polvere sotto il tappeto.

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