Che sia un “non posso” più che un “no” te lo fa capire subito, Ale Bugno, quando senti la sua voce provenire dall’altro capo del telefono. Oltre alla risposta del “Toro” Castagna, il Lecco ha incassato anche quella del laterale attualmente all’Inveruno. Nonostante la forte voglia d’incrementare le già oltre cento presenze collezionate in bluceleste, il 28enne non se l’è sentita di abbandonare ciò che si è costruito in questo anno di lontananza dal “Rigamonti-Ceppi”.
Una vita fondata su studio (si laureerà ad ottobre, ndr) e lavoro, che ha messo il calcio al secondo posto nella scala delle priorità. In fin dei conti è stato proprio il datore di Bugno, un avvocato, a “deciderne” il futuro sportivo: “Giusto ieri mi ha è stato chiesto d’incrementare il numero di ore da passare in ufficio. Ci ho pensato tanto al Lecco, in quel posto ci ho lasciato un pezzo di cuore, degli amici e un conto aperto. Purtroppo ha prevalso la ragione e la necessità di costruirmi un futuro che vada oltre al calcio. A malincuore ho dovuto dire di no.” Il rischio, se non la certezza, di non potersi allenare con continuità e, conseguentemente, di non poter essere al top ha fatto il resto, facendolo propendere per l’opzione negativa.
A malincuore e a denti strettissimi, aggiungiamo. Sulla fascia sinistra dello stadio cittadino non tornerà a galoppare Bugno, che però ha un residuo desiderio: “A questo punto spero di tornare in quello stadio da avversario, sarebbe il modo migliore per chiudere il conto di cui parlavo. Ho ancora l’amaro in bocca per come non è finita.”
Tre anni, oltre cento presenze, due ginocchia donate alla “causa”: del Bugno giocatore rimane questo, del Bugno uomo abbiamo conosciuto, ancora una volta, la capacità di stare con i piedi ben piantati per terra.
