Alberto “Bebeto” Bertolini ce lo ricordiamo ancora così, come nella foto in apertura.
Portato in trionfo dai suoi giocatori dopo Olginatese-Lecco del 21 maggio 2017, acclamato dai tifosi blucelesti dopo il miracolo, termine cui preferisce “impresa figlia del duro lavoro”, della salvezza ottenuta al termine di un’annata a lungo disgraziata. Di fatto, profeta in patria: quella bluceleste rimane la sua casa calcistica, quella in cui ha passato alcuni tra i momenti più emozionanti dei suoi 41 anni, ma nel Sondrio ha mosso i primi passi da tecnico, passando direttamente dagli Allievi alla Serie D, stupendo tutta la quarta serie per la qualità del gioco espressa nel corso della stagione 2014/2015.
Oggi Bertolini di Morbegno è il viceallenatore di Paolo Zanetti al Sudtirol, “convocato” in Trentino nel giugno 2017, quando la nuova proprietà Di Nunno gli preferì Alessio Delpiano, e legato ai biancorossi fino al prossimo 2021. Giusto qualche mese fa è arrivato a un passo dalla finale play-off di Serie C, il cui accesso è svanito ai supplementari di Cosenza, poi promosso in cadetteria. Qualche giorno fa, sabato, ha vissuto un’altra serata di gloria: gli altoatesini hanno sbancato Benevento (campo neutro) e vinto la sfida con il Frosinone, guadagnandosi l’accesso ai sedicesimi di Coppa Italia contro il Torino (5 dicembre, stadio “Olimpico”).
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Chi, meglio di lui, può condurci verso la prima uscita stagionale di Lecco e Sondrio? Da doppio e recente ex, Bertolini racconta di “due squadre a cui sono molto legato, seguite da delle tifoserie che mi hanno sempre tributato grande affetto. Una mi ha iniziato come tecnico, mentre l’altra, quella di Lecco, sia da giocatore che da allenatore mi ha fatto vivere bellissime emozioni. Si giocherà una partita di cui sicuramente m’informerò, ma che putroppo non potrò vedere”.
Di fronte ci saranno due mondi quasi contrapposti: “Si tratta di una gara con tanti contenuti tecnici, perchè il Sondrio ha cambiato tanto dopo la vittoria in Eccellenza, mentre il Lecco ha stravolto la rosa, formando una squadra basata su un gruppo che si conosce e ha appena vinto a Gozzano. Sarà una partita bella e, soprattutto, vera. Tutte le partite sono importanti a Lecco, non esistono amichevoli o Coppa, c’è subito la pressione di vedere se la squadra se è all’altezza. Ne uscirà una sfida ‘reale’, anche se siamo in un periodo storico, quello della preparazione, in cui è impossibile che le squadre siano al top”.
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Nelle due rose ci sono elementi che Bertolini conosce molto bene, due alfieri della sua campagna verso la salvezza citata. Al centro del campo il Sondrio schiera Alessandro Cannataro, 23 anni, che il valtellinese allenò nel 2015 e nel 2017, mentre il Lecco può far conto sulla verve di Davide Caraffa, colui che materializzò il sogno di Olginate. Inevitabilmente, due giocatori cui “Bebe” è legato: “Loro due sono un motivo in più di soddisfazione per me, ‘figli’ di un’impresa straordinaria. Due giocatori che sono stati decisivi per quella stagione, uno più esperto e l’altro che è comunque talentuoso, entrambi con le carte in regola per fare ottime cose. Sono contento di saperli in campo domenica”.
Uscendo dal “seminato”, Bertolini con il Sudtirol vive una situazione allucinante. Il movimento calcistico italiano, a Ferragosto 2015, non sa ancora se la Serie B sarà effettivamente a 19 squadre, mentre nè Serie C nè Serie D sanno di “che morte dovranno morire”. Il commento del tecnico è laconico e diretto “Sono semplicemente basito, sabato scorso siamo partiti sabato per giocare con il Frosinone e non sapevamo se avremmo giocato allo “Stirpe” o a Benevento (com’è effettivamente accaduto, ndr), poichè tra un comunicato e l’altro c’era una certa sconfessione. Oggi come oggi c’è confusione lampante anche nelle sedi di competenza e tra gli organi deliberanti. Dovremo affrontare un campionato rinviato di almeno una settimana, non sappiamo se si proseguirà su questa strada o se si comincerà effettivamente il 2 settembre, ma noi siamo solo spettatori. Servono regole chiare, che vengano rispettate e un organo che decida una volta per tutte, in grado di velocizzare le decisioni”.
Una situazione di difficoltà trasversale, che accomuna tutti gli allenatori e le società dalla Serie B in giù, penalizzante e figlia di un malcelato immobilismo capace di produrre solamente un imbarazzo dietro l’altro. Con buona pace di chi vorrebbe solamente scendere in campo o andare nei, nella gran parte, vetusti stadi italiani per godersi novanta e più minuti di pallone.