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Un errore che non ha senso d’esistere e pesa sulla corsa salvezza

Il mastodontico errore commesso da Zucchetti di Foligno e D’Angelo di Perugia ha inciso in maniera indelebile sulla gara, condizionata irreparabilmente sin dal principio

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Semplicemente, non è tollerabile. Non è tollerabile che si possa vedere completamente oltre la linea bianca una palla che, al massimo, è stata fermata all’altezza della stessa. Non è necessario ricorrere alla tecnologia o scomodare le leggi fisiche per valutare l’episodio che ha inciso in maniera indelebile su Alessandria-Lecco: al minuto numero nove Cosenza scappa a Malgrati e colpisce debolmente di testa a pochi passi da Livieri; il portiere, seppur in ritardo e risucchiato verso la rete bianca, riesce a mettere una pezza e a controllare la stoccata del centrale di casa, che nemmeno esulta in un primo momento.

Chiede il gol come farebbe chiunque, certo, ma si lascia andare alla gioia solamente dopo la chiamata del signor Luca Zucchetti di Foligno, mal imbeccato da Antonio D’Angelo di Perugia, primo assistente arbitrale della delicata gara del “Moccagatta”. Delicata perchè i blucelesti avevano la ghiotta chance di allungare in classifica e i grigi dovevano obbligatoriamente vincere per non vedere le streghe da vicino. Ed è indubbio che l’errore arbitrale pesi come un macigno in un avvio di gara bloccato per entrambe.

È fase del campionato, questa, in cui ogni mezzo passo falso può costar caro, figurarsi uno così mastodontico. E, ultimamente, non è la prima volta che il vento arbitrale spira contro i colori blucelesti: ricorderete di certo il rosso non dato a Ceccarelli in tempi recenti per una gomitata rifilata a Capogna, défaillance che permise all’Arezzo di dar vita a una rimonta insperata. Il Lecco di Alessandria ha le sue evidenti colpe, nessuno gliele toglie, ma nella corsa alla salvezza ogni errore, in special modo quello commesso dalla parte terza per eccellenza, può avere un prezzo salatissimo. Semplicemente, non è tollerabile.

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