Come d’incanto siamo tornati indietro di due anni, all’entusiasmo dilagante che accompagnò l’inizio di quella che fu una cavalcata trionfale verso il ritorno nel professionismo. Non ce l’aspettavamo, francamente: per sette mesi abbondanti Lecco ha guardato, studiato, mosso qualche critica e, poi, mostrato una certa irrequietezza (positiva) per ciò che è avvenuto in fase di calciomercato. La gara stravinta, nel gioco più nel risultato, con l’Alessandria ha portato con sè un unico e unanime coro: «Lasciateci sognare». Personalmente ho ricevuto un’e-mail da un tifoso dal testo tanto breve quanto pregno di questo concetto: con questo tipo di livello tecnico, infatti, i blucelesti hanno fatto chiaramente capire di poter stare quantomeno nel mazzo delle outsider, ovvero quel gruppetto di squadre che, pur non dichiarandolo, hanno le carte per poter giocare lo scherzetto ai grigi, alla Carrarese e al Novara, le tre pretendenti al salto di categoria.
Hai voglia, infatti, a nasconderti quando in rosa hai gente che questa categoria l’ha dominata, più che vinta, in tempi recenti, attorniata da elementi in grado di trasmettere il senso della lecchesità in campo perché reduci dalla stagione di gloria citata in apertura; ci sono poi tanti elementi, esperti e giovani, di valore elevato per la Serie C, oltre alla scommessa Kaprof da scoprire nella sua interezza. Lecco ha voglia di Serie B, livello calcistico che all’ombra del Resegone non si vede dal 1973, 47 anni fa; la stessa famiglia Di Nunno ha dichiarato, nel 2017, di voler arrivare in cadetteria; proprietà e dirigenza hanno dato a mister D’Agostino le risorse giuste quantomeno per provare a lottare. Il campo, alla fine, sarà l’unico giudice in grado di dire se tutti gli elementi si saranno allineati e avranno formato la giusta chimica per realizzare quello che, il 9 ottobre 2020, rimane un sogno proibito.
E ora c’è il derby
Delle potenzialità abbiamo detto, ma solo costruire le fondamenta può portare a raggiungere obiettivi anche inizialmente non messi in preventivo. Sicuramente i tifosi sperano di replicare, domenica 11, quanto manca dal 30 novembre 1997: da allora, infatti, il Lecco non torna vincitore dal “Sinigaglia” di Como (1-3), una partita che su questo ramo del Lario è raccontata con toni simili a quelli delle narrazioni epiche.
Quello in arrivo sarà un Derby del Lario purtroppo monco, che forse si giocherà a porte chiuse: dalla riunione del Gruppo operativo sicurezza tenutasi giovedì, infatti, non sono arrivate indicazioni in merito alla possibilità di far entrare mille spettatori all’interno dell’impianto comasco, tra l’altro dato in concessione ultradecennale alla società di casa giusto due giorni fa. Si attende, infatti, di conoscere l’applicazione dell’ultimo Dpcm in merito agli eventi sportivi, anche se il tempo inizia inevitabilmente a stringere.
Sicuramente al match non prenderanno parte gli ultras lecchesi, che fino a un’apertura totale degli impianti non faranno ritorno in gradinata: alle 11 di domenica, però, si ritroveranno per dare la giusta carica ai giocatori blucelesti in vista della partenza per l’altro ramo del Lario. «Lasciateci sognare», per l’appunto.