«Jorginho? Voleva smettere». Così Mario Tesini, ex diesse della Calcio lecco 1912, aveva iniziato la narrazione dell’aneddoto, riferito durante una conversazione privata avvenuta all’avvio della sua breve esperienza bluceleste, relativo all’attuale regista della Nazionale Italiana e del Chelsea freschissimo Campione d’Europa. L’aveva (ri)scoperto sostanzialmente lui quando, appena diciannovenne, era pronto a fare armi e bagagli, lasciare Verona e il Verona per fare ritorno in Brasile. Dura ambientarsi a migliaia di chilometri da casa, il talento cristallino faticava a emergere anche in Berretti. Allora, chiaramente, nessuno lo immaginava, ma il particolare accordo stretto dal dirigente con gli scaligeri gli avrebbe cambiato vita e carriera: un premio di valorizzazione per ogni partita da almeno 45′ disputata con la maglia della sua Sambonifacese, che di giovani poi diventati giocatori affermati (Brighenti e Finotto, per citarne altri due) ne ha visti passare. Oro per una società dal budget risicato e obbligata a lavorare anche con le idee.
A guardarla oggi, l’intuizione di Tesini e di Mauro Gibellini, appena nominato diesse dei gialloblù, fu a dir poco brillante: alla fine della stagione disputata in Seconda Divisione sotto la guida di mister Claudio Valigi, tutt’altro che semplice, Jorginho fece ritorno a Verona con 31 presenze, quasi tutte da titolare, 1 gol e la salvezza messi nel bagaglio dell’esperienza. Tra questi gettoni anche uno messo via al “Rigamonti-Ceppi”: il 17 ottobre 2010 i veneti riuscirono a imporsi all’ombra del Resegone (1-2) anche grazie a una direzione arbitrale quantomeno rivedibile, mentre al ritorno furono in grado d’imporre il pareggio (1-1) ai blucelesti lanciati verso un posto nei play off. In estate la seconda sliding door: avrebbe voluto tornare a San Bonifacio, ma venne trattenuto nella rosa di Andrea Mandorlini, allenatore dell’Hellas, dopo la promozione in Serie B. A un inizio di stagione da panchinaro fisso fece seguito una seconda parte da titolarissimo; nel 2013 arrivarono la promozione in Serie A e l’assestamento anche al livello più alto del calcio nostrano, che gli valsero la chiamata del Napoli, l’esplosione definitiva sotto la guida di Maurizio Sarri e il presente che tutti conoscono, ma senza la chiamata giusta probabilmente oggi parleremmo dell’ennesimo talento arrivato dal e tornato in Brasile senza lasciare traccia.