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Non è questo il giorno

Prosegue l’impasse in casa Calcio Lecco 1912, dov’è passato un altro giorno senza l’ombra di annunci di qualche genere. E si fa strada una terza ipotesi

Lo stadio "Rigamonti-Ceppi" visto dall'alto: compirà 100 anni in autunno BONACINA/LCN SPORT
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“Nessuna novità”. Risposta fac simile da tutte le fonti interpellate nel corso della giornata di giovedì 9 maggio, che non consegna novità sostanziali sullo stato di avanzamento dei lavori in casa Calcio Lecco 1912. Siamo fermi, di fatto, a quanto abbiamo riportato ieri, ovvero alla visita del “Rigamonti-Ceppi” compiuta martedì da mister Alessio Tacchinardi. E se nulla avanza, allora diventa conclamato che questa lunga attesa nasconde la necessità di capire cosa uscirà, da quella pentola che continua a bollire ormai dal lontano 2 maggio, giorno in cui gli ex diesse Domenico Fracchiolla e mister Luciano De Paola firmarono la rescissione consensuale all’indomani della sconfitta interna patita con la Pro Patria. Giornata complessivamente triste per i colori blucelesti, visto l’ultimo saluto dato all’ora leggendario “Sisso” Franchi a Pescarenico, scomparso all’inizio di una settimana che sembra essere destinata a non dare ulteriori novità.

Terza via?

Nel corso delle passate settimane abbiamo sempre parlato di due strade percorribili dalla proprietà Di Nunno: da una parte della bilancia ha fatto peso la cessione, dall’altra la permanenza, con tanto di stretta di mano già effettuata con il sopracitato mister Tacchinardi, che dal canto suo non ha particolare fretta di stringere formalmente i discorsi. Ogni giorno che avanza, però, socchiude sempre più la porta di una terza ipotesi: entro il 22 giugno, tra meno di due settimane esatte, scadono i tempi per presentare tutta la documentazione necessaria per richiedere licenza e iscrizione alla prossima Serie C. Ecco, se l’impasse dovesse continuare a regnare tra via Don Pozzi e la stanza dei bottoni dell’Elettronica Videogames di Cormano, potrebbe diventare una possibilità anche quella di vedere la squadra iscritta dall’attuale proprietà e ceduta in un secondo momento; del resto da più parti sono arrivate conferme su delle potenziali trattative sospese a mezz’aria e questo spiega il (non) fare i passi con i piedi di piombo.

Sarebbe una via di mezzo che permetterebbe comunque ai Di Nunno di passare all’incasso, ovviamente non ai due milioni trattabili di cui si è tanto parlato a metà maggio. Di certificato c’è il disamore del patron Paolo Leonardo per quelli che sono i colori blucelesti, mentre il vicepresidente Gino ha più volte manifestato l’intenzione di curarsi in prima persona dell’Aquila nata all’ombra del Resegone, oggi appollaiata e in attesa di capirne di più su quello che sarà il proprio destino.

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