Giovedì l’ennesimo ultimatum è andato in frantumi. L’ha fatto per i motivi che vi raccontiamo ogni giorno: sull’asse Lecco-Cormano qualcosa continua a bollire in pentola, ma fino a questo momento la zuppa bluceleste non ha fatto affiorare in superficie qualche ingrediente. L’unico certo è quello legato a miste Alessio Tacchinardi, tecnico designato dalla famiglia Di Nunno virtualmente legato da un accordo annuale, ma che sia solo orale o sia stato firmato fa veramente zero differenza: senza deposito in Lega ha lo stesso valore legale. E vale fino a un certo punto anche la visita compiuta al “Rigamonti-Ceppi” a inizio settimana: del resto anche ad aprile il rappresentante del chiacchieratissimo fondo argentino fece la medesima cosa, ma parliamo di una trattativa morta ancor prima di poter pensare di nascere. Per il momento si può fare affidamento a poche e frammentarie cronache, che parlano di un patron tornato a essere abbastanza deciso sul tema della vendita, pezzetto di un mese e mezzo all’insegna della volubilità: un atteggiamento che sta rendendo questa snervante attesa molto simile a uno stillicidio, con tutto il carico di nervosismo, decisamente serpeggiante tra i tifosi, che ne consegue.
Un’altra ipotesi
Rammentiamo anche il discorso già impostato giovedì. Nel corso delle passate settimane abbiamo sempre parlato di due strade percorribili dalla proprietà Di Nunno: da una parte della bilancia ha fatto peso la cessione, dall’altra la permanenza, con tanto di stretta di mano già effettuata con il sopracitato mister Tacchinardi, che dal canto suo non ha particolare fretta di stringere formalmente i discorsi. Ogni giorno che avanza, però, socchiude sempre più la porta di una terza ipotesi: entro il 22 giugno, tra meno di due settimane esatte, scadono i tempi per presentare tutta la documentazione necessaria per richiedere licenza e iscrizione alla prossima Serie C. Ecco, se l’impasse dovesse continuare a regnare tra via Don Pozzi e la stanza dei bottoni dell’Elettronica Videogames di Cormano, potrebbe diventare una possibilità anche quella di vedere la squadra iscritta dall’attuale proprietà e ceduta in un secondo momento; del resto da più parti sono arrivate conferme su delle potenziali trattative sospese a mezz’aria e questo spiega il (non) fare i passi con i piedi di piombo.
Sarebbe una via di mezzo che permetterebbe comunque ai Di Nunno di passare all’incasso, ovviamente non ai due milioni trattabili di cui si è tanto parlato a metà maggio. Di certificato c’è il disamore del patron Paolo Leonardo per quelli che sono i colori blucelesti, mentre il vicepresidente Gino ha più volte manifestato l’intenzione di curarsi in prima persona dell’Aquila nata all’ombra del Resegone, oggi appollaiata e in attesa di capirne di più su quello che sarà il proprio destino.