Peccato, perché sarebbe potuto essere un bello spot verso una nuova fetta di tifoseria. 1580 spettatori rappresentano il punto più alto della stagione per quanto riguarda le presenze al “Rigamonti-Ceppi”. Distinti ancora un po’ spopolati, Curva Nord che invece ha offerto un bel colpo d’occhio, mentre in Tribuna bene o male c’è sempre stato un buon numero di persone. Peccato, quindi, aver offerto la peggior prestazione dell’era Foschi pochi giorni dopo aver conquistato la vetta del girone A di Serie C: il Lecco si è sempre fatto valere per aver capitalizzato al meglio quanto costruito attraverso una spiccata mentalità operaia. Squadra corta, capacità spiccata nel saper ribaltare il campo velocemente, poco tic-tac e una discreta dose di cinismo sottoporta. Tutte qualità che sono mancate con il Trento: incerottati, i gialloblù hanno fatto loro queste doti e hanno conquistato uno strameritato successo su un campo difficile. Tanto di cappello per la squadra di mister Tedino, che da tempo lavora con vari elementi indisponibili o anche “solo” a mezzo servizio, eppure tra Piacenza e Lecco sono arrivati quattro punti che possono essere questione di vita o morte a livello sportivo.
Per quanto riguarda le Aquile, è evidente che non si possa fare a meno di un determinato tipo di atteggiamento per essere competitivi in questo campionato. Ecco, da questo punto di vista gli impegni esterni con Pordenone e FeralpiSalò “chiameranno” il ritorno in campo delle peculiarità già mostrate a lungo dalla banda di Foschi: dal punto di vista dell’atteggiamento il Lecco non ha mai sbagliato le sfide con le compagini più dotate del girone – no, nemmeno a Vicenza nonostante il pesante passivo – e un ripassino del “vula basso e schiva i sass” tornerà utile in tal senso: per il momento i piedi sono tornati ben piantati per terra, questo è certo.