Tutti insieme per festeggiare nuovamente i 100 anni dello stadio “Rigamonti-Ceppi” di Lecco. Dopo l’apposizione della targa sul muro esterno dell’impianto, a Teatro Invito si è tenuta la serata amarcord, con i protagonisti blucelesti di oggi e degli anni passati a confronto sull’importanza del Tempio per il calcio nostrano, inaugurato il 15 ottobre 1922 e passato dalle molteplici modifiche che l’hanno portato alla forma attuale. Serata presentata da Marco Corti e Oscar Malugani, mentre in prima fila si è presentata la delegazione bluceleste composta da mister Luciano Foschi, Vedran Celjak, Matteo Battistini e Andrea Malgrati, oltreché dal responsabile della comunicazione Filippo Gianotti. Immancabile Gabriele “Lele” Ratti, con lo storico capitano e recordman di presenze Lorenzo Marconi e Mauro Borghetti al suo fianco.
«Non festeggiamo la storia solamente di uno stadio, ma anche della città che nel 2023 farà cento anni di vita. Alla Calcio Lecco dico grazie per quanto fa anche a livello educativo», ha introdotto il momento il sindaco Mauro Gattinoni prima di lasciare ampio spazio a Carlo Rizza, nipote di Mario Ceppi e a sua volta presidente pro tempore durante la malattia dello zio, poi omaggiato con una maglia bluceleste: «La famiglia Ceppi nasce con nonno Eugenio, trapiantato da Milano per amore. La nascita del nuovo sport a Lecco ha portato ad affiancarlo al canottaggio: il nonno è stato presidente dal 1922 in avanti, il campo del Cantarelli era parte della casa Ceppi, in brevissimo tempo è stato trovato l’accordo per trasformare i prati in un campo di calcio». L’ex presidente bluceleste ha raccontato anche alcuni degli aneddoti, come quelli legati alle mille scaramanzie del sicur Mario o agli arrivi di Abbadie e Gotti, entrambi giunti sulle sponde del Lario perchè scartati dalle rispettive squadre a causa di alcuni problemi ai polmoni poi risolti.
Dalla Canottieri alla Calcio Lecco
Marco Cariboni, presidente della Canottieri Lecco, ha sciorinato tante date: «Il 15 ottobre 1922 è stata rotta anche una bottiglia di champagne da Carla Ceppi, mamma di Carlo Rizza, nella zona dov’è stata apposta la targa. La Calcio Lecco non l’ha inventata la Canottieri, perchè prima esisteva il Lecco FC che, però, versava in grandi difficoltà economiche. L’avvocato Ruggeri, giornalista e giocatore, ha proposto in Canottieri di aiutare la società: nel 1912 è nato il movimento, ci sono stati degli scogli da superare lunghi un anno: il gioco è nato, di fatto, con l’affiliazione del 1914. In soldoni, tutto è nato nel 1912 e si è concretizzato nel 1914». I colori sono «L’azzurro e il celeste, in realtà, anche se tutti li chiamiamo blucelesti. Perchè? Cima e Badoni si sono trovarono in villa Gargantini-Piatti per studiare i colori: in quel momento pare che i colori di lago e cielo fossero particolarmente marcati, ma in dialetto azzurro e celeste si pronunciano allo stesso modo. Da lì il subentro del blu». Ecco, quindi, la proiezione di alcuni filmati storici recuperati dall’Archivio Luce: debutto in Serie A del 1960, Fiorentina 4-0 Lecco, Lecco 1-3 Juventus del 1967, Lecco 2-2 Juventus del 1962, Lecco-Milan del 1967: «Erano i soldati della Compagnia Legnano di via Leonardo Da Vinci a spalare il campo innevato», ha ricordato Cariboni prima di chiudere rivelando il legame «duplice, come presidente della Canottieri e per via della storia di famiglia tra mio papà e Mario Ceppi. Un aneddoto? La segnalazione di Sergio Clerici era stata fatta da un frate missionario ed era arrivato a Lecco alla vigilia di Natale con i vestiti estivi. Oppure, ancora, mio papà decise di regalargli una Giulietta Sprint: io e i miei fratelli ci siamo incazzati abbastanza…».
Gianni Menicatti, storico che ha curato la mostra dedicata allo stadio esposta in Biblioteca, ha mostrato una planimetria della città del 1925 che mostra come lo stadio sia stato letteralmente costruito tra i prati, poi ha elencato le date chiave:
- 15 ottobre 1922 – inaugurazione nuovo stadio
- 1935-1936 – costruzione nuova tribuna;
- 2 giugno 1950 – Intitolazione a Mario Rigamonti, ex calciatore bluceleste scomparso un mese prima a Superga con il Torino;
- 1960 – dibattito per l’ampliamento dello stadio in vista della Serie A, approvazione progetto ingegner Meschi e realizzazione dell’Impresa Colombo. 20mila posti dichiarati nelle carte federali. Inaugurazione a settembre, prime due partite giocate in deroga a Firenze e Catania.
- 20 giugno 1993 – intitolazione a Mario Ceppi
Secondo i dati, è stata vinta una partita su due, il Seregno è l’avversario più presente (44 volte), mentre Arnaldo Aliverti III è l’attaccante più prolifico tra le mura amiche. In via Don Pozzi sono state ospitate l’As Juvenilia, seconda squadra della città nel 1948-1949 in Prima Divisione, e L’Uc Lecchese, seconda squadra nella stagione 1990-1991 in Prima Categoria e in grado di conquistare il passaggio in Promozione.
Antonello Longoni, figlio del leggendario Angelo “Ciccio” Longoni – unico lecchese della città a vestire la maglia della Nazionale -, ha commentato il filmato relativo alla stagione 1971-1972 concluso con la promozione in Serie B: «Fu un campionato condotto in testa dall’inizio alla fine del girone di ritorno, abbiamo recuperato questo filmino amatoriale proprio quest’anno in occasione di una rimpatriata organizzata alla Canottieri».
La prima volta su Rai Tv
Proiettata l’intervista realizzata a Bruno Pizzul, collegato in diretta per Rai TV durante il campionato di Serie B 1972-1973 per commentare, nell’ottobre del 1972, il secondo tempo di Lecco 0-1 Bari, «un ricordo ancora nitido di una città dal panorama straordinario. Venire a Lecco è sempre stato piacevole, anche perché permetteva di parlare direttamente con personaggi del calibro di Antonio Rossi».
Osvaldo Jaconi, nativo di Mandello del Lario, ha parlato alla platea in videocollegamento dalla Civitanova Marche dove ha messo radici ormai da vari anni: «La promozione in Serie B? Attraverso un gruppo di amici anche fuori dal campo siamo riusciti a primeggiare dentro lo stesso. Ho avuto l’onore di giocare con “Ciccio” Longoni quando ero in Primavera, quando è diventato allenatore in Serie C mi sono travato un po’ in difficoltà perchè mi era difficile parlare con lui, non sapevo se dargli del “tu” o del “lei”. Glielo confessai e mi lasciò la scelta: propesi per il “lei” in pubblico e il “tu” in privato». Lo stadio «deve, o dovrebbe, essere sempre all’inglese, tenendo molto vicino lo spettatore per renderlo partecipe. Questo stimola chi gioca, è il mio modello».
Esordio in Serie A avvenuto ad aprile 1961: «Un fotografò immortalò Kurt Hamrin e Osvaldo Jaconi, ovvero il più vecchio e il più giovane giocatore del campionato in quel momento. Io sono arrivato da ragazzino e me ne sono andato da uomo: ho fatto un provino ai tempi di Lindskog e, da lì, partì una permanenza lunga dieci anni. Lecco mi ha accolto a braccia aperte, facendomi diventare uomo e calciatore allo stesso momento».
Nel 1977 arrivarono la Coppa Italia Semiprofessionisti e la Coppa Anglo-Italiana: «Sono trofei che rimangono, successi che costano fatica perché non sono figli di una partita secca – ricorda il capitano Piero Volpi -. Fu particolarmente piacevole vincerli entrambi in casa nostra. I miei legami? Santi e Ratti, altri li ho rivisti all’interno di qualche manifestazione. Logisticamente non è facile, ognuno ha la propria carriera a livello professionale. Lecco per me è stata sede di grandi soddisfazioni, il presidente Ceppi per me ha sempre nutrito una particolare simpatia: mi prendeva sotto braccio e, durante un giro di campo, mi raccontava di tutto e di più della sua vita». Coppe che, purtroppo, sono state smarrite da ormai svariati anni.
La carriera post calcio è stata decisamente soddisfacente dopo la laurea conseguita a Terni, visto che è responsabile sanitario dell’Inter da svariati anni: «Ai giovani dico sempre che bisogna percorrere la carriera calcistica intensamente, ma bisogna anche prepararsi a quello che c’è dopo perché a 33-34 anni volge al termine. Frequentare la Pinetina o stare in panchina al Meazza mi tiene decisamente giovane e mi ricorda i tempi in cui giocavo».
Lecchesi ieri e lecchesi oggi
Matteo Battistini, difensore di oggi, ha spiegato che «giocare e gioire allo stadio è veramente bello». A fargli eco Vedran Celjak, compagno di reparto: «Sabato con il Piacenza ce la metteremo tutta per fare risultato, questo è sicuro».
Ecco Lele Ratti, 222 partite in bluceleste: «Sono ricordi indelebili, che ti lasciano dentro tante cose. C’erano la passione e il bello del gioco, quando si parte non si sa dove si arriva. Per me è stata una cosa splendida, giocavo nettamente nello stadio di casa mia, essendo di San Giovanni».
Spazio sul palco a Lorenzo Marconi, 475 partite in maglia Lecco: «Ho vissuto della rinascita dell’amore dei tifosi verso la Calcio Lecco, era molto bello avere tremila-tremilacinquecento persone allo stadio in Interregionale. Quando ci sei dentro forse non te ne rendi nemmeno conto, ma quando vai fuori te ne accorgi maggiormente. Il ritorno di Luciano Foschi in panchina mi ha avvicinato maggiormente alle sorti blucelesti, non l’ho mai perso di vista ma quando ci sono delle persone conosciute che ci lavorano diventa più divertente. Quando sei giovane punti a fare carriera e ad andare in alto, poi ti rendi conto delle tue capacità e la naturalezza ti accompagna a rimanere». La partita «è Lecco-Leffe, peccato averle sempre perse con loro… In Serie C, però, li abbiamo battuti subito 2-0».
Altro giro, altra corsa. È quindi toccato a Mauro Borghetti, 150 presenze con la maglia del Lecco e oggi diesse della Folgore Caratese, dire la sua: «Qui ho soddisfatto la mia voglia di calcio vero, imparando a relazionarmi con i compagni all’interno di un gruppo professionistico».
In quelle squadre c’è stato anche Luciano Foschi, calciatore nel biennio 1994-1996 e ora allenatore: «La compagnia del giovedì? Io, Lorenzo e Mauro ci troviamo e parliamo di quello che era il calcio di allora. La prima sconfitta, comunque, è arrivata per una mancata cena del giovedì per colpa di Marco Monza. Ci dicevano di fare allenamento, ma la realtà era che a noi piaceva stare insieme: per questo ci troviamo dopo trent’anni a cena. Il calcio di oggi? Credo ci sia una generazione più distratta rispetto alla nostra, con internet e i telefonini. Per noi andare al campo era trovarsi per divertirsi, ora vanno coinvolti in un’altra maniera e la gestione psicologica è completamente diversa. Marconi e Borghetti? Li farei giocare anche così, loro e Malgrati». Il Lecco di oggi «ha fatto buone cose, i ragazzi sono stati bravi. Il campionato è difficile, ci dobbiamo abituare ad alti e bassi in continuazione. Tolte 2-3 squadre che possono allungare, le altre 15-16 lotteranno fino alla fine per le altre posizioni. Malgrati? Ho avuto la fortuna di averlo come capitano a Renate, ha impegno e passione, ama quello che sta facendo: può togliersi belle soddisfazioni».
Andrea Malgrati, ex capitano e vice allenatore da due anni, ha condotto verso la fine della serata: «La squadra sta bene insieme, il gruppo è buono anche se in molti si conoscono solo da quest’anno. L’impegno in settimana è massimo, quello che succede alla domenica è solo una piccola cosa rispetto a quello. Il passaggio dal campo alla panchina è stato rapidissimo, indolore ed è arrivato dopo una proposta dell’allora direttore Fracchiolla: avrei potuto continuare a giocare, ma di fianco avrei avuto compagni che avrebbero potuto essere miei figli… Per ora voglio continuare ad affiancare altri allenatori perchè devo imparare tanto».
Angelo Battazza, presidente onorario, è un filo che lega passato e presente: «Io sono quello di sempre… Mia moglie dice che sono pazzo. Al presidente potrei dire di fare qualche acquisto importante, rispettando chi già c’è, ma preferirei vedere qualche cambio nella rosa. Sono vecchio, ma prima di andarmene devo combinarle ancora tante, nel calcio ci metto il sangue. Di Nunno? Sono andato in ospedale a Budrio alla mattina e alla sera gli ho detto che sarei andato a ritirare il Lecco. Senza di loro magari saremmo ancora all’oratorio, mi dispiace che stasera non ci sia nessuno ma per loro gradirei un grandissimo applauso».
Monica Coti Zelati, rappresentante di Lezioni al Campo, ha ricordato i lavori svolti dai migranti sugli spalti del “Rigamonti-Ceppi” nel corso dell’estate del 2018: «Mi fa piacere che in un simbolo della città si veda la Lecco migliore, quella che abbraccia e dà una possibilità».
Chiusura affidata a Roberto Nigriello, presidente del Consiglio comunale e noto tifoso bluceleste («Come Comune mi auguro che sia la prima di una lunga serie d’iniziative rivolte ai giovani, ai quali dev’essere tramandata questa storia»), Andrea Mauri, presidente del Panathlon Lecco e Davide Ferrari, presidente dell’associazione Blucelesti 1977 («Come associazione teniamo molto al tramandare la storia della Calcio Lecco, portare avanti questo discorso è una cosa fondamentale»).