Il 17 dicembre 1922 a Capriolo nasceva Mario Rigamonti. Difensore centrale del Lecco prima e del Grande Torino poi, oltreché della Nazionale italiana di calcio. Una squadra leggendaria, quella granata, scomparsa il 4 maggio 1949 a Superga a causa di un incidente aereo avvenuto al ritorno da una trasferta a Lisbona per un’amichevole benefica con il Benfica. A lui è cointitolato lo stadio della nostra città, passaggio avvenuto il 2 giugno del medesimo anno: sul quel campo Rigamonti è stato protagonista durante il Torneo lombardo del 1944/45, andato in scesa tra il 31 dicembre del 1944 e l’8 luglio del 1945; a scendere in campo furono le compagini più note di quell’epoca, con l’ammissione del Novara e per riallacciare il filo con il calcio giocato visto l’annullamento del campionato a causa della Seconda Guerra Mondiale ancora in atto. Un torneo che, comunque, non ebbe uno svolgimento regolare e che vide il ritiro di Gallaratese e Varese al giro di boa.
Rigamonti, dotato di un fisico notevole per quell’epoca, fece quindi ritorno in Piemonte – il Torino l’aveva acquistato nel 1941 – e divenne il difensore centrale di una squadra impostata per giocare con il Sistema, che prevedeva solo un elemento in quel ruolo cruciale: marcatura stretta e capacità difensiva nei duelli corpo a corpo erano i pezzi forti del suo repertorio. Per uno che era reduce dal periodo passato alla macchia a San Secondo non dev’essere stato un grande grattacapo gestire le non frequenti difficoltà vissute dalla compagine granata sul campo da calcio: 140 partite e 1 gol messi a referto a quelle latitudini durante una gara contro l’Atalanta disputata da ala sinistra a causa di un infortunio.
Amante delle motociclette, Rigamonti – figlio di albergatori bresciani e secondo di cinque fratelli – se n’è andato nella nebbia torinese insieme ai suoi compagni di squadra in uno schianto aereo che ha aperto una ferita insanabile per tutto il movimento calcistico nostrano.