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Certi treni non ripassano

Alle 14.30 si gioca Lecco-Pordenone: budget senza paragone per le due squadre, ma i blucelesti possono puntare alla Serie B nell’anno teoricamente meno indicato

Il Lecco lascia il campo del Briamasco di Trento BONACINA/LCN SPORT
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Otto partite alla fine della stagione regolare, tre punti da recuperare al duo di testa e l’obiettivo Serie B che ormai si è installato permanentemente a Lecco. L’abbiamo già detto in precedenza: il vero torto sarebbe quello di non provarci nemmeno, arrivati a questo punto della stagione e in questa situazione. Con Pordenone prima e FeralpiSalò poi i blucelesti si giocano tante carte ed è inutile girarci troppo intorno: in un campionato dai distacchi perennemente ristretti, questi sei punti potrebbero avere un peso capitale nelle ambizioni di tutte le squadre coinvolte. E vale anche per il FeralpiSalò-Vicenza che attirerà altrettante attenzioni, domani alle 14.30. Lato spettatori: per Lecco-Pordenone la Curva Nord dovrebbe avvicinarsi al 50% della propria capienza, 1.228 posti, anche la Tribuna offrirà un buon colpo d’occhio mentre nei Distinti, settore in sofferenza da tutta la stagione, siamo circa a quota 300 su 1.649. Dal Friuli sono attesi una cinquantina di supporter, numeri in linea con quelli fatti registrare durante il resto dell’annata.

Cosa cambia tra Serie B e Serie C

Tanto, in queste settimane, si è detto sulla sostenibilità economica della Serie B. Diamo qualche numero: durante la stagione 2021/2022 il Parma ha messo insieme un monte ingaggi da 32,5 milioni di euro, il super Monza di Berlusconi è rimasto a 21,3 milioni, il Benevento ha toccato i 17 milioni e il Lecco, che alla fine ha bagnato il naso a quasi tutte le altre, non è andato oltre gli 11,6 milioni. L’altro lato della medaglia, come riportato in uno studio di Calcio e Finanza di giugno 2022, sono i 3,1 milioni di euro all’anno investiti dal Cittadella per la rosa che per tanti anni di fila ha fatto meraviglie sfiorando la Serie A. Secondo le stime sul campionato 2022/2023, invece, oggi come oggi è il Genoa ad avere il monte ingaggi più elevato con i suoi 28,05 milioni di euro, seguito da Cagliari (19,87 milioni) e Parma (19,34 milioni), mentre è sempre il Cittadella a chiudere la speciale graduatoria (3,96 milioni) e la neopromossa Südtirol è poco più sopra con 4,79 milioni annui. Il Bari? 6,22 milioni annui e ne guarda tante altre dall’alto verso il basso. La grande differenza economica tra la Serie C e la cadetteria, parlando di uscite, sta soprattutto qui, escludendo l’intervento di adeguamento che dovrebbe subire il “Rigamonti-Ceppi”, privo dei tornelli tanto per iniziare: gli stipendi medi dei giocatori crescono notevolmente. Nel 2021-2022 i blucelesti hanno messo a bilancio 1,093 per salari e stipendi. Ma c’è un “ma”: i club partecipanti incassano tra 5 e 8 milioni di euro, mentre la Lega Pro distribuisce circa 400mila euro a testa attraverso la legge Melandri, 495mila euro per i blucelesti secondo il documento sopracitato.

E la Serie B ha fatto un sostanziale passo in avanti attraverso la vendita dei diritti televisivi: si è passati dai 24,9 milioni del triennio precedente ai 48,5 milioni di quello iniziato nel 2021, a cui vanno sommati i proventi derivanti dalla legge Melandri (6% circa), dalle sponsorizzazioni e dai contributi della FIGC. Bilancio 2021/2022 del Lecco alla mano, alla voce “Proventi da cessione diritti audiovisivi” si trovano 39.125 euro. Diciamo che, economicamente parlando, ci sarebbero i presupposti per “starci dentro” più che bene. Che poi servirebbe una ristrutturazione sostanziosa dal punto di vista organizzativo lo ribadiamo ormai da anni e non ci muoviamo da un millimetro da questa idea, ma quello della cadetteria è un treno che è destinato a non ripassare e bisogna provare a saltarci su 50 anni dopo l’ultima volta. Non con queste condizioni e non con le cifre investite agli albori di una stagione che prometteva tutt’altro, quantomeno. Il bello di essere underdog.

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