Serie B. Sogno per un bel pezzo, obiettivo per un breve periodo, forse alla fine si ridurrà tutto a una mera illusione. Con quattro partite da giocare, tre squadre da scalzare e sette punti di distacco dalla vetta, la promozione diretta è realisticamente andata a farsi benedire. Colpa, principalmente, di un marzo che ha visto il Lecco crollare verticalmente sotto il profilo dei gol segnati: 40 in 29 partite prima della sciagurata trasferta di Trento (1,38 a partita), di cui 25 nelle 14 partite casalinghe (1,78). Poi sono arrivati i problemi dei big: Ilari squalificato due giornate, Ardizzone di rientro dall’infortunio muscolare e lontano dal livello mostrato nelle prime uscite in bluceleste, Girelli e Galli in campo sotto antidolorifico, Buso con una spalla lussata, Giudici con i suoi problemi, Pinzauti incappato in un’influenza debilitante, un calo anche nervoso arrivato nella settimana spartiacque della stagione regolare. Morale della favola: i blucelesti non segnano da 507′, recuperi compresi, e la benzina per i sogni di gloria è finita. Per ora, quantomeno.
E qui s’innesta lo sbottamento dell’immediato post Lecco-Triestina: al di là delle singole reazioni dei tifosi, tra chi ha applaudito e chi ha fischiato, un gruppetto di circa venti persone ha intonato un chiaro «tirate fuori i cogl…» nei confronti della squadra. Un fatto che ha quasi monopolizzato la conferenza stampa del post partita e, chiaramente, la replica di Foschi sta tenendo banco da domenica trattandosi di questione divisiva. My two cents: dopo cinque partite senza gioia, che durante una partita si sublima essenzialmente in un gol o in una strepitosa giocata difensiva, se partono due vaffa e un coro generato da un po’ di scoramento questo fa abbastanza parte dell’ordine delle cose. C’è del disappunto e questo può manifestarsi in varie forme: è l’altra faccia di un sogno che – almeno per il momento, ripetiamo – è svanito. Quando hai sognato di arrivare primo, realizzare di essere comunque quarto non ti può soddisfare alla quinta partita senza gol all’attivo di fila. Non quando la palla ha appena smesso di rotolare sul campo, quantomeno.
Dall’altra parte c’è Foschi che tira logicamente l’acqua al suo mulino, ricordando come questa squadra fosse accreditata dai più come una tra le prime candidate alla retrocessione diretta. E, da questo punto di vista, tutti ricordiamo il pessimismo dilagante che accompagnava l’inizio di questa stagione dopo la rivoluzione estiva. Uno sfogo, quello dell’allenatore, che sicuramente si porta dietro anche la delusione patita internamente: più di un tifoso ci ha segnalato di aver incrociato un Di Nunno tutt’altro che contento all’esterno del “Rigamonti-Ceppi”, domenica pomeriggio, e in genere il patron fa presente la propria insoddisfazione anche all’interno di quelle mura.
Un classico gioco delle parti e degli umori che è dettato dalle ragioni di cui sopra, ma che negli anni scorsi ha portato a un tracollo consumatosi tra la metà di marzo e due tanto premature quanto dolorose uscite dai play off. Speriamo che il passato sia da insegnamento, senza far passare uno sfogo dei tifosi per una contestazione o buttando benzina su un fuoco che non è un incendio.