Il gesto del patron Paolo Leonardo Di Nunno può essere piaciuto o meno. Sicuramente fa parte del modo d’essere di una persona sanguigna e che non è fatta per le mezze misure. È entrato in campo, è stato espulso insieme al diggì Angelo Maiolo e sconterà la sua squalifica. Del resto il rapporto con l’arbitro Adalberto Fiero di Pistoia non era già dei migliori vista l’espulsione comminatagli poco più di un anno fa a Padova. Che un gesto del genere faccia così tanto rumore a livello nazionale è normale: post, articoli e meme si sono sprecati, d’altronde non è qualcosa che si veda tutti i giorni sui campi da calcio. Piuttosto, il grande paradosso sta nel fatto che non ci sia stata nemmeno una delle testate che abbia approfondito i perchè della questione: nessuno che abbia parlato di una partita da sospendere perché diventata pericolosa a causa del diluvio, nessuno che abbia parlato di un rigore inventato che ha dato una spallata vigorosa alle speranze di semifinale per il Lecco, nessuno che si sia accorto dei cinque minuti passati a “giocare” con due palloni in campo.
Tre macro episodi che dovrebbero far alzare le antenne almeno agli specializzati del settore. Si parla spesso del Var anche in terza serie: entrerà in gioco durante la final four, quella dove potrebbe arrivare il Pordenone anche grazie a un fischio decisamente generoso, concesso all’interno di una partita interpretata comunque meglio dai neroverdi. La spesa per una società di Serie C ballerebbe tra i 200 e i 250mila euro, difficilmente sostenibile per un sistema come quello attuale che si fonda sul mecenatismo e va decisamente poco oltre. Ma forse è anche l’unico modo per evitare che si veda andare in fumo un lavoro lungo dieci mesi sulla scorta delle manie di protagonismo che sin troppo spesso attanagliano la classe arbitrale.