Il Lecco è in Serie B. I blucelesti sbandano pericolosamente nella prima mezz’ora, poi il rigore di Lepore – lui, l’uomo della Provvidenza e dei play off – cancella il Foggia dal campo. Completano il quadro Lakti, l’inno alla classe operaia, e ancora Checco Lepore per l’apoteosi del “Rigamonti-Ceppi”. Un’impresa condotta da tutta la squadra capitanata dal patron Paolo Leonardo Di Nunno e da mister Luciano Foschi, che ha ribaltato pronostici su pronostici, fino alla partita madre che ha chiuso il cerchio aperto da cinquant’anni.
Lecco 3-1 Foggia, l’intervista di mister Luciano Foschi
Mister, è successo:
«Ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto venire a Lecco per fare qualcosa d’importante da allenatore. Non pensavo così tanto. Il primo giorno ho percepito scetticismo, invece abbiamo qualcosa che deve andare nella storia. Siamo stati dei grandi, semplicemente perché siamo stati i più bravi, oggi ha vinto la squadra più brava contro quella più forte che ci ha spaventato. Abbiamo vinto senza attaccarci a qualcosa: non parlo di arbitri e politici, ascoltiamo musica e ci guardiamo in faccia. Non penso di essere presuntuoso, ma un po’ ambizioso: ho detto ai ragazzi di voler diventare l’allenatore della Nazionale e questa voglia mi dà modo di provarci. Mi sono fidato ciecamente dei miei uomini, hanno ripagato una città che mai e poi mai pensava di tornare in Serie B. Oggi non ci siamo accontentati dell’1-1, abbiamo stravinto. E ho dato tanto merito a tutti quelli che sono stati con me. Al presidente cosa vogliamo dire? È folkloristico e basta, ho un’umanità che non traspare ma che trasmette la passione per questa squadra».
Quando l’avete capito?
«Ci sono stati momenti che si sono susseguiti, a un certo punto abbiamo avuto la consapevolezza di non poter vincere, ma di poter dare fastidio a qualcuno ai play off. Siamo passati da vittorie e sconfitte, ogni momento ci ha dato delle certezze: ogni pezzettino l’abbiamo messo lì e siamo cresciuti. Il pareggio con l’Ancona ci ha dato consapevolezza, poi siamo andati con grandissima personalità a vincere a Cesena e Pordenone. Abbiamo avuto un pizzico di fortuna, ma è la minima parte: in tanti ci hanno detto che siamo dei miracolati, ma sono andati in Serie B quelli. Tanto rispetto per chi vince la 47esima partita».
Sul futuro:
«Ci fermeremo 2-3 giorni e poi parleremo con la società. Non credo si faccia fatica a trovare un accordo, perchè io la Serie B me la voglio giocare a Lecco. Dopo oggi mi sento un po’ lecchese, oggi ho visto delle persone che sono grandi ma che non lo erano quando giocavo. Cos’ho sul petto? Un cuore bluceleste».
Il primo pensiero:
«Mi siedo e mi godo la gioia dei miei ragazzi, sono stato 2-3 minuti seduto in panchina a farlo perchè solo così ti godi quello che hai fatto. Lo mio spirito d’osservazione è sempre tanto, alla Rai ho detto di voler andare in Serie B e dimagrire. Quella facile l’ho fatta…».
Partenza difficile:
«Per mezz’ora abbiamo avuto un macigno addosso, è stata la più brutta mezz’ora dei play off prima di un’ora fatta molto bene: un’ora contro trenta, se ci mettiamo anche la partita d’andata. Oggi i tifosi del Foggia hanno fatto grande tifo e non ho sentito manco molti insulti: questa rimane una pagina di sport importante in cui entrambe le tifoserie sono state grandiose. Grazie anche al Foggia e al comportamento dei suoi tifosi, perchè sono stati grandi all’andata – quando non si sentiva la mia voce – e altrettanto lo sono stati i nostri. Magari tutte le partite fossero così, oggi ha vinto lo sport: hanno vinto anche i tifosi del Foggia, permettetemi di dirlo».
Foschi is on fire:
«I tifosi ci hanno anche insultato, ci siamo rimasti male ma non ci hanno mai fatto mancare il loro supporto. Abbiamo remato tutti dalla stessa parte, com’è normale che sia quando si ottengono questi risultati».
Stasera ci saranno tanti ricordi famigliari:
«Negli spogliatoi è entrato Pasinato, la storia del calcio qui. Lui è stato l’ultimo ad aver giocato in questa categoria qui, finalmente tornerà allo stadio di sabato. Ma i bambini se lo ricorderanno fino a quando saranno adulti. Sono successe tante cose meravigliose, tante sfaccettature che non sarebbe giusto raccontare».
Su Franco Lepore:
«Parliamo del nulla, ha fatto tre gol in due partite e domani compie 22-23 anni… Ce l’abbiamo fatta soprattutto grazie a chi non ha giocato e ha aspettato».
Lecco 3-1 Foggia, l’intervista di Luca Giudici
Luca, pensavi di regalare questa gioia a Lecco da lecchese?
«Ci speravamo e credevamo. Non avevamo nulla da perdere, abbiamo sempre dato il massimo con totale serenità. Questo, unito al fatto di essere un gruppo straordinario, ha fatto la differenza».
La vittoria più importante?
«È l’unica, quindi direi di si. Vale come due».
Quando l’avete capito?
«Forse prima di Trento, quando c’è stata la partita andata male ma che ci ha detto di essere lì. Ci siamo detti di potercela fare, ai play off non puoi capirlo fino alla fine. In campo? L’ho capito al 2-1».
Tu hai voluto tornare qui dopo Carrara:
«Emozione indescrivibile, perché non ci credevo onestamente l’anno scorso. E poi perché vivo qua e vivrò sempre qua».
Vi sentite pronti?
«Certo, ma ora non ci pensiamo dopo aver giocato 47 partite».
Il momento è il gol al Cesena?
«Si, ma quest’anno è stato il gruppo – non solo la squadra – a fare la differenza. Colgo l’occasione per ringraziare tutti, anche la società è stata impeccabile. Anche il pres è così, ci mette una passione esagerata».
Lecco 3-1 Foggia, l’intervista di Franco Lepore
«Ve l’aspettavate? No? Nemmeno noi».
Come fai a stare così?
«Io lavoro, ne faccio di extra campo e questo mi aiuta tantissimo. Curo l’alimentazione da sempre, tengo al mio fisico. Non deve mai mancare nella mia vita l’essere un esempio per i giovani. È la sesta promozione, la prima dei play off e mia moglie Claudia l’aveva predetta. Gli farò un regalo».
Com’è sentire l’affetto?
«Mi aiuta, mi fa molto molto piacere perchè giochiamo per tutti i tifosi e dobbiamo dare qualcosa a loro. L’hanno dimostrato tutti i miei compagni».
È inaspettata:
«Ci davano per morti, avevamo già perso ma in silenzio abbiamo fatto i fatti. Il campo parla e ha parlato».
Il terzo gol:
«Da ragazzino facevo l’attaccante esterno, il fiuto per il gol ce l’ho sempre avuto».
Com’è sentirti dare per finito e poi mettere la medaglia?
«Le chiacchiere le abbiamo lasciate agli altri, siamo stati una squadra di uomini veri. Io ho lavorato sempre in silenzio, l’ho fatto per mia mamma Silvana che da quando ho 10 anni mi ha fatto da padre e madre. Non ha mai mollato, è il mio esempio di vita».
Ti sei ripreso la Serie B:
«Prima di tutto sono in scadenza, bisognerà parlare con il presidente. Scontato? Nel calcio non si sa mai, nell’arco della mia carriera sono stato un po’ sfortunato perchè a 24 anni ho rotto la caviglia. Non ho mai mollato, in Serie C mi sono tolto grandissimi soddisfazioni con la mia squadra del cuore».
Cosa ti ha dato Lecco?
«Tanto, a livello di attaccamento. I ragazzi ci hanno seguito dappertutto, con la pioggia e con il sole. Loro fanno sacrifici per venire a vederci, noi dobbiamo dar loro delle soddisfazioni».