Tutta Italia guarda Lecco. Le notizie sulla possibile mancata iscrizione per quello che è e rimane un vizio di forma sono state cavalcate soprattutto a Brescia: in casa bluceleste si galleggia chiaramente tra un po’ di nervosismo, la consapevolezza che si potrebbe dover passare da un ricorso, e quel po’ di tranquillità dettata dal fatto che i blucelesti hanno tutto al posto giusto per poter prendere parte alla prossima Serie B. Anzi, l’idea che si sta facendo strada è quella di non giocare nemmeno una partita all’“Euganeo” di Padova, impianto diventato particolarmente celebre in queste ultime ore insieme alla locale Prefettura, che ha dato l’ultimo “si” in un ritardo che rimane comunque leggero. Intanto mister Luciano Foschi è tornato a parlare di fronte a microfoni e taccuini nella conferenza stampa che chiude l’esaltante stagione 2022/2023. Nessun dirigente della società, invece, era presente al “Rigamonti-Ceppi”. Nel frattempo è stato fissato il giorno del raduno: 14 luglio in una location attualmente non svelata.
Lecco, Serie B in bilico. Foschi: «Tanto rumore per nulla»
Mister, dobbiamo iniziare con l’ultima notizia sull’iscrizione:
«Cominciamo dalla motivazione per cui è stata fatta questa conferenza, organizzata da me e Filippo (Gianotti, ndr) per salutare stampa e addetti ai lavori. Un ringraziamento per quanto è stato fatto e le giornate passate insieme, le critiche e gli elogi che ci hanno accompagnato in una stagione coronata dalla promozione in Serie B dopo cinquant’anni. Le critiche sono anche costruttive, questo è un giusto tributo e saluto anche voi, un modo affettuoso per ringraziarvi. Il fatto che poi da allora a oggi siano successe delle cose che non conosciamo… La proprietà è stata qui tutto il giorno, ieri, a lavorare per mettere tutto a posto. Qualcuno vuole cavalcare l’onda e gettare benzina sul fuoco forse per interessi personali: noi sul campo siamo andati in Serie B, probabilmente il Lecco ora è coinvolto in tribunali e uffici prestabiliti per risolvere problematiche in cui tutti dicono la loro. Noi viviamo un Paese meraviglioso, in cui anche chi non ha studiato può fare il vostro lavoro: ci può essere un pizzico di verità, al millesimo ricamo la versione può essere anche stata stravolta. Per il ruolo che mi compete, possiamo parlare di quello che vogliamo: il rettangolo di gioco ci vede vincitori e non ce lo toglie nessuno; non Lega, avvocati, prefetti, assessori e via dicendo. Abbiamo vinto la finale di andata e di ritorno facendo cinque gol, cosa volete che vi dica? Sono contento e soddisfatto di questo, adesso ci saranno avvocati e proprietà che sistemeranno le cose. Anzi, probabilmente giocheremo nel nostro stadio: sono convinto di tutte queste cose, tutti si stanno operando per non far buttare via quanto fatto».
Avete ancora meno tempo per ristrutturare la rosa:
«Noi in Italia diamo deroghe su cose importantissime e che vanno a discapito della gente, ma senza preoccuparci. Poi ci si perde per il cavillo burocratico, quando i play off sarebbero dovuti finire l’11 giugno e nessuno si è preoccupato di spostare avanti il termine di sette giorni. Ci arrivo io e non ci arriva chi è in alto? Qua servono equilibrio e testa, non si può non tenere conto di come il nostro campionato sia finito il 18 giugno e di come ci fosse solo un giorno per fare l’iscrizione. Noi dovevamo pensarci prima? Avrebbero dovuto farlo anche gli altri».
Cosa fa pensare tutta questa perentorietà?
«Non vedo il male da nessuna parte, sono sempre del parere che il giusto trionfa sempre. Il bene è più forte del male, il rumore che si fa a volte finisce nel nulla e ci si perde nelle fake news. Mi stupisce come il Corriere dello Sport metta in prima pagina una persona spacciandola per l’arbitro: il direttore si sarebbe dovuto dimettere il giorno dopo per una roba del genere. Viviamo in un’era in cui su Facebook e Instagram si può scrivere la qualunque spacciandola per vera. Un tempo la frase “l’ha detto della televisione” avrebbe messo a tacere tutto, oggi anche lì se ne dicono tante senza smentite. Io rispetto i giornalisti come tutti i lavoratori, ma forse sarebbe giusto leggere Shakespeare: “Tanto rumore per nulla”. Qualcosa di vero ci sarà pure, ma da lì a dire che siamo stati esclusi… In passato sono state iscritte squadre con problemi economici milionari, ieri siamo stati in riunione con il sindaco e abbiamo avuto un’unione d’intenti con lui, che ha stretto la mano al presidente per la prima volta. Ci sono tutti i presupposti per giocare nel nostro stadio, poi a volte si vuole buttare fuori una squadra per una virgola al posto di un punto. Non penso che tutto questo possa portare a qualcosa di drammatico. Io voglio dare conforto alla gente: il 14 partirà il ritiro, abbiamo scelto la sede e venerdì mi troverò con il presidente per il prolungamento del contratto».
Oggi quanto sei stimolato ad affrontare un periodo d’incertezza?
«L’ultima cosa che mi preoccupa è il costruire una squadra, in giro ci sono tanti giocatori con la voglia di venire qua. Bisogna fare le cose in fretta, il mercato comunque si chiuderà il 30 agosto e abbiamo diversi giocatori sotto contratto. Stiamo lavorando per capire dove e come intervenire, servono 6-7 elementi adeguati alla categoria per fare un salto di qualità verso la categoria maggiore. Ma senza stravolgimenti. Non sono preoccupato, ci sono tempo e modo: un giocatore si prende in 10′. Mi preoccupano le cose sulle quali non posso intervenire e null’altro, ma vedere sindaco e presidente così mi ha fatto vincere un altro campionato. Poi guardate che ci sono tanti procuratori che mi chiamano in queste ore: non bisogna andare a pescare per forza tra Serie A e Serie B, l’abbiamo dimostrato noi con il solo Lepore come giocatore di nome pur con i suoi 38 anni».
Quante conferme e addii?
«Punteremo sullo zoccolo duro e quindi ci saranno tante riconferme. Questo gruppo non verrà buttato per aria, anzi si preparerà per la Serie B».
Sul fronte dello staff e del direttore sportivo:
«Allo staff ho chiesto la disponibilità 24 ore su 24. Per me e Malgrati non ci sono problemi, così come per Locatelli, non so per preparatori atletici e match analyst. Lo staff di Serie B dev’essere sempre sul campo, se vengo alle 10 loro devono stare con me a lavorare per preparare tutto. L’organizzazione diventa determinante e bisogna fare tutto nella maniera migliore. Il diesse? Ieri abbiamo parlato con il presidente anche di questo, io ho espresso il mio parere perché la società dev’essere strutturata in quanto tale. Non so cosa voglia fare, ma credo che sia giusto e opportuno mettere le figure al loro posto. Non posso decidere per gli altri, ma solo per me: la società è un’azienda, chi è a capo deve decidere dove mettere le persone giuste, se pensa che ne bastino tre al posto di dieci è giusto che faccia così. Dove sono stato ho sempre avuto le persone nel proprio ruolo, poi qui alla fine abbiamo vinto: la verità assoluta non esiste, si può perdere con il diesse più bravo del mondo. Questo si chiama gioco del calcio e qui c’è sempre l’imponderabile: non si può progettare su vittoria e sconfitta, non sono cose tangibili, ma sulla programmazione si può lavorare».
Il ringraziamento:
«Va al Soqquadro perché sono stato sempre a mangiare. Voglio ringraziare Sam anche per la festa finale che ha offerto – e vi assicuro che s’è bevuto l’impossibile -, ma in generale per l’accoglienza che ha dato al sottoscritto e ad Angelo Battazza, che ieri mi ha fatto piangere perché ha detto “Se non fossi andato in Serie B quest’anno, sarei morto senza rivederla”. Vederlo in campo con il bandierone era il mio sogno, lui e Antonio Pasinato hanno goduto tanto».