A Perugia sono settimane tutt’altro che semplici. Da una parte Massimiliano Santopadre, patron del Grifo, continua la propria battaglia legale contro il Lecco e la Figc: l’aver fatto filtrare alla stampa, locale e non, il controricorso fa parte di una strategia che è sempre stata aggressiva e, vediamo il lato positivo, mette sul tavolo tutte le carte dei biancorossi. C’è da credere che quelle 28 pagine siano fondamentalmente le stesse posate sul tavolo del Collegio di Garanzia del Coni: dal Comitato sono arrivate critiche solo all’operato della Figc, sommate a uno stimolo per una decisione in tempi rapidi, ma sulla documentazione presentata dai blucelesti non sono arrivati rilievi particolari. La proprietà della società umbra, invece, ha bisogno di minare anche la posizione del Lecco di fronte a un’opinione pubblica che è nettamente schierata dalla parte delle Aquile: cosa nota è che in Italia questo sia un fattore con un proprio peso specifico. Dall’altro lato sempre Santopadre deve gestire una pesante contestazione interna da parte della tifoseria: la cessione è in stand by e dipenderà dalla categoria di appartenenza – si passa dalla notte al sole in termini economici -, ma il patron ha chiuso con il caldo e appassionato ambiente; chiaro, chiarissimo è il messaggio diffuso attraverso uno striscione affisso all’esterno della Curva Nord durante la seduta d’allenamento di martedì 25 luglio. «Serie B o C, sorcio ‘nfame, vattene da qui»: definirlo avviso ai naviganti è riduttivo. Agitare le acque intorno al Lecco è utile per cercare di far distogliere lo sguardo da una complessa situazione interna, strategia portata avanti anche dal Foggia con il tentativo di ottenere un ripescaggio non previsto dalle Noif e che ora si sta sgretolando.
Malafede? Solo per il Perugia
Tornando al ricorso scritto da Loredana Giani, legale del Perugia, ci soffermiamo solamente sul tema della malafede. Lo stesso presidente Mauro Balata, a capo della Lega di Serie B, ha scagionato i blucelesti: come si sarebbe potuta chiedere e ottenere, prima del 15 giugno, la subconcessione di uno stadio diverso dal “Rigamonti-Ceppi” con un risultato sportivo ancora non messo al sicuro? Sicuramente il Lecco è stato negligente rispetto ad alcuni adempimenti e l’ha anche messo a verbale, ma altrettanto certamente bisogna guardare altrove quando si parla di malafede: nessuno parla di un Adriano Galliani che al venerdì si era fatto capire disponibile per l’apertura del “Brianteo” salvo negarsi all’incontro fissato per il lunedì seguente obbligando Di Nunno a chiedere ospitalità a Padova, 230 km sola andata? E una società in malafede non si sarebbe mai mossa in tempi record per chiedere, ottenere e mettere già in pratica il progetto di adeguamento del proprio stadio, concretizzato dopo la visita informale della Commissione stadi arrivata in città il 19 giugno. Sicuramente non era pensabile l’adoperarsi per cambiare luci e installare tornelli a campionato ancora in corso, come invece è scritto in altra forma nelle carte redatte dalla legale perugina. Un aspetto legato alla buona volontà, al contrario, di cui Leghe e Federazione, consapevoli di aver sbagliato su tempi e mancata risposta all’istanza di proroga inviata il 17 giugno, hanno tenuto conto durante la votazione del 7 luglio che ha meritatamente messo il Lecco al proprio posto. Ricordiamo sempre che né Catanzaro né FeralpiSalò si sono messe in moto a novembre 2022 per trovare un impianto alternativo – Lecce e Piacenza -, ma l’hanno fatto solamente a vittoria del campionato acquisita rispettivamente il 19 marzo e il 9 aprile, non riuscendo a trovare una soluzione prima di giugno inoltrato. Immaginiamo che fossero in malafede anche loro.