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Nicola Ripamonti spiega l’addio: «Ho dato tutto ciò che avevo»

Il portacolori delle Fiamme gialle si racconta a 360°: «Non riesco più a uscire in canoa. Ora mi dedico all’insegnamento di questo sport ai giovani». Il momento più bello? «Non solo uno: ogni giorno è stato una sfida e un’avventura»

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Ha dato l’addio allo sport agonistico da qualche settimana, per abbracciare il suo nuovo ruolo di allenatore per il gruppo sportivo delle Fiamme gialle. Nicola Ripamonti, campione della canoa, si è raccontato ai microfoni del nostro Stefano Bolotta in Canottieri Lecco, dove è cresciuto all’ombra del mito Antonio Rossi. Potete trovare il video sul canale Youtube di LCN Sport.

«Non è stata un’idea impulsiva, ma ragionata. Quest’anno avevo iniziato la stagione pensando di terminarla ancora da atleta – ha spiegato Ripamonti – Sono state fatte scelte federali che mi hanno portato a dire “ok, è finita”. Ho pensato di dedicare le mie energie in altro e lo sto facendo. Avevo paura di rimpiangere una simile scelta, ma sento che non ho più voglia di uscire in canoa. Credo di avere dato tutto ciò che potevo dare, non ho rimpianti e sono soddisfatto».

Tanti i momenti indimenticabili nell’arco di una carriera di quasi vent’anni. «Nei primi anni in Canottieri e poi da professionista ho imparato tanto, ogni giorno era un’avventura e una sfida. Non so individuare un solo momento bello e nemmeno uno infelice. A Rio 2016 raggiungere la finale è stato come togliersi un peso. Gareggiare in K1 è bello ma credo molto nella squadra, e averla raggiunta insieme a un compagno ha reso tutto speciale».

«Antonio è stato una spinta per me»

Sullo sfondo di tutta la sua carriera l’ombra di Antonio Rossi, mito della canoa e lecchese come lui. «All’inizio è stato una spinta, vedendo lui sembrava tutto facile. Poi quando inizi a gareggiare capisci che è dura, devi allenarti e impegnarti. Devi conoscerti, fallire, riprovare, rialzarti. Avere avuto lui qui l’ho sempre considerato una fortuna, sono stato seguito dal suo stesso allenatore. Non mi è mai pesato a livello emotivo dover emulare i suoi risultati come molti si aspettavano».

Nel futuro, e già nel presente di Nicola, c’è la guida tecnica. «Mi hanno proposto di entrare nel team della Finanza a Sabaudia e sto aiutando il team giovanile. Mi è sempre piaciuto aiutare i compagni, sto cercando di mettere in pratica quello che avrei voluto facessero con me. A volte mi verrebbe da chiamare Giovanni Lozza (scomparso qualche settimana fa, ndr), il mio storico allenatore, ma purtroppo non è più possibile. È molto triste e ci penso spesso».

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