L’Italia intera ha guardato Lecco, lunedì 11 marzo. Giornata nera per i colori blucelesti a causa delle assurde dichiarazioni del patron Paolo Leonardo Di Nunno, messo nel mirino anche dall’Associazione Italiana Calciatori dopo le accuse legate alle possibili combine rivolte al gruppo squadra. Accuse rispedite al mittente, chiaramente, ma la questione non è finita qui: l’Aic è pronta a sostenere con ogni mezzo una battaglia legale che potrebbe dissanguare economicamente l’amministratore delegato bluceleste qualora Aglietti e i giocatori decidessero di fare il passo in avanti sulla base della diffamazione a mezzo stampa. E avrebbero tutte le ragioni del mondo per farlo, virgolettati alla mano. Intanto la Procura federale è prossima all’apertura di un fascicolo sulle dichiarazioni rilasciate domenica sera sul tema del calcioscommesse e convocherà lo stesso Di Nunno a deporre.
Per quanto riguarda le questioni di campo, il bivio è lì da vedere: il gruppo potrebbe sfaldarsi del tutto oppure unirsi contro un nemico comune, riversando la rabbia sul campo. Difficile, oggi, prevedere la parte della bilancia che romperà l’equilibrio.
Dal Brera al Lecco?
Lo scivolone di Di Nunno e il polverone che si è alzato, con tutte le possibili conseguenze sopra descritte, ha rimesso in piedi le questioni legate alla cessione della società rimaste in stand by per mesi: in inverno si erano registrati degli avanzamenti decisi in tal senso, poi il dentro e fuori dagli ospedali – unito alla voglia di provare a salvarsi autonomamente per provare a massimizzare l’investimento – ha frenato con decisione il tutto. Se Galperti Group ha smentito l’esistenza di una trattativa – ma occhio alle dichiarazioni di rito -, diverso è il discorso intavolato ormai da mesi con un gruppo d’imprenditori rappresentato da Gianluigi Viganò, amministratore delegato per l’area Italia del Brera Fc e della Uyba Volley, entrate a far parte la scorsa estate della Brera Holdings PLC, società per azioni quotata al Nasdaq come “BREA”. L’estate del 2023 è stata anche quella dell’espansione in Africa con il Brera Tchumene, del Fudbalski Klub Akademija Pandev in Macedonia del Nord e del Bayanzurkh Sporting Ilch in Mongolia. Del resto il potenziale lecchese è lì da vedere, con lo stadio quasi sempre pieno nonostante le vacche magre sotto il profilo dei risultati.
Tanto, se non tutto passa nelle mani del solissimo patron Di Nunno, che in questo momento ha rapporti freddissimi con il resto della famiglia per le note vicende pre Palermo: la cessione dev’essere una conseguenza inevitabile, visto che anche il sostegno del 90% della piazza è ormai venuto meno dopo anni di divisioni più o meno eque del consenso. La solitudine dei numeri primi, tutt’altro che in senso positivo.