Oltre alla partita in sé, Ascoli-Lecco è stata la giornata simbolo della contestazione da parte delle due tifoserie. I tifosi di casa hanno aspettato 5′ prima d’iniziare a cantare e hanno esposto lo striscione: «5 minuti per farvi capire che il vostro tempo sta per finire», confermando l’aperto dissenso rispetto all’operato condotto dalla società in mano all’imprenditore Massimo Pulcinelli. Un secondo striscione ha toccato direttamente Marco Giannitti, direttore sportivo arrivato a ottobre e ultimamente sparito dai radar secondo quanto riferiscono le cronache locali, ma si sono sentiti distintamente cori contro Massimo De Santis, ex arbitro e consulente del patron. Per quanto riguarda i tifosi blucelesti, questi hanno esordito con un «Di Nunno non ti vogliamo» seguito da un «Di Nunno vattene da Lecco» mentre veniva esposto lo striscione: «Società senza dignità. Solo per la maglia, solo per la città»; il rapporto con l’amministratore delegato – assente ad Ascoli diversamente dal figlio Cristian Paolo, presidente – si è ormai rotto definitivamente dopo la sceneggiata pre e post Lecco-Palermo, ascoltato venerdì in Questura proprio per questo motivo. I primi minuti della contestazione bluceleste sono stati applauditi anche dalla Curva Nord dell’Ascoli, che deve averci visto qualcosa di dannatamente famigliare.
Il patron Paolo Leonardo Di Nunno vorrebbe tenersi la società rilevata dall’asta fallimentare del 2017 versando una caparra di 25mila euro, ma proseguono le interlocuzioni per portare a compimento la cessione della Calcio Lecco 1912 Srl, più possibile che mai.
