Rieccolo. E no, non se ne sentiva la mancanza. Il patron Paolo Leonardo Di Nunno è tornato a parlare pubblicamente dopo la lunga serie di uscite che gli sono valse la convocazione da parte di Questura di Lecco e Procura federale. Questa volta l’amministratore delegato ha puntato il dito contro i tifosi: «Sono stanco, un giorno sei il re e il giorno dopo… – ha spiegato ai colleghi de Il Giorno -. Questo è il trattamento che sto ricevendo a Lecco da tifosi che hanno la memoria corta e che non si ricordano come nel 2017 ho preso la società con i libri in tribunale», facendosi anticipare una caparra di 25mila euro e iniziando a chiedere aiuti alla città esattamente 5′ dopo essere uscito dalla stanza del Tribunale di Lecco occupata insieme al curatore Mario Motta e al giudice Dario Colasanti. Altro passaggio da citare è quel «E chi ha pagato lo stadio?»: va ricordato che più di un fornitore aspetta di veder onorati i giusti compensi per i lavori eseguiti in fretta e furia durante l’estate – ma anche in inverno in Curva Sud – per limitare a una sola partita la disagevole trasferta in direzione Padova.
Di Nunno, ti sei già dimenticato?
Troppo facile parlare di memoria corta e puntare il dito contro gli altri: Di Nunno negli anni non ha risparmiato dichiarazioni al vetriolo contro i propri tifosi, più di una volta accostati alla Terza Categoria e amenità varie dal patron bluceleste. Oppure potremmo ricordare il «magari regalo la Calcio Lecco alla prima bella donna che passa», come se si parlasse di mero oggetto da buttar via come se nulla fosse. Di esempi ne potremmo fare a mazzi, viste le occasioni perse in questi sette anni per fare del buon silenzio. Magari l’amministratore unico ha la memoria corta e queste cose non le ricorda, invece dovrebbe capire che gli sono state perdonate solo grazie agli eccellenti risultati sportivi ottenuti sul campo, tant’è vero che è stato recentemente omaggiato con un premio personale: magari l’ha perso, magari se l’è dimenticato. Se l’imprenditore è sempre stato divisivo, stavolta ha unito la gran parte della piazza in un coro unanime e avverso nei suoi confronti. Il limite è stato decisamente passato e la cessione della società stavolta dovrà essere tentata davvero: al di là delle dichiarazioni di facciata, negli anni sono arrivate svariate richieste, cosa avvenuta anche in tempi recentissimi. Diciamo che in tema vendita si è sempre rimasti alle dichiarazioni d’intenti, non supportate dai fatti: altro che «porte apertissime».