Pausa, tempi più lenti ma quel fortissimo fastidio dettato da una classifica troppo chiara per passare alle interpretazioni. Tutta Italia parla del Lecco e lo dà per spacciato, difficile dargli torto con un -6 dalla penultima e uno score di 1 punto nelle ultime 11 uscite come biglietto da visita. Un 2024 a dir poco infausto: il mercato fatto di mille rotazioni sicuramente ha una notevole incidenza, avendo cancellato con un colpo di spugna la gran parte del gruppo storico creato nel tempo, per il resto c’è stato il solito carico rappresentato dalla malagestione a fare da accelerante rispetto al crollo innestatosi con il pokerissimo incassato a Catanzaro. Siamo all’ultima pausa, l’ultima occasione per riprendere in mano il bandolo della matassa per quanto sia tremendamente tardi: agganciare la zona play out è tremendamente difficile, ma non impossibile, buttare l’occhio alla zona salvezza diretta addirittura dannoso per una squadra che non vince dalla bellezza di 86 giorni, nel calcio un tempo che si avvicina all’infinito. Gli allenamenti al “Rigamonti-Ceppi” sono ripresi e questa è l’ultima occasione utile per provare a veicolare verso la squadra degli elementi che rompano una routine settimanale dal finale sin qui fallimentare. Mancano otto partite alla fine e si ripartirà a Pasquetta: la squadra deve far immediatamente capire se è intenzionata a lottare per provare a ribaltare un finale che sembra essere già scritto oppure se infliggerà ai tifosi uno stillicidio lungo fino alla metà di maggio.
Cessione: il solito guazzabuglio
Intanto si rincorrono, con un percorso da montagne russe tipico dell’esperienza lecchese, svariate indiscrezioni sul ventilato passaggio di proprietà: saltata la trattativa con Brera Holdings – la piazza, a dir la verità, non era stata scaldata dalla possibilità -, si fa un gran parlare di altri gruppi imprenditoriali che sarebbero interessati a rilevare le quote detenute dal patron Paolo Leonardo Di Nunno attraverso l’Elettronica Videogames di Cormano. Del vero c’è: ovviamente tutti si devono scontrare con la volubilità dell’amministratore unico, che ha ricominciato a sfogliare la margherita del vendo-non vendo, e difficilmente s’incontra qualcuno interessato a esporsi pubblicamente visto l’alto rischio di voltafaccia da parte di quello che era il Re delle slot machines. Il solito guazzabuglio dal finale incerto.
Cinque anni (con firma) per una torcia
Per una volta tanto vogliamo buttarci dentro in maniera più decisa negli argomenti da Curva. Mercoledì 20 marzo uno degli storici frequentatori della Nord ha ricevuto un Daspo lungo cinque anni, appesantito dall’obbligo di firma in Questura: per chi non fosse conoscitore della dinamica, il tifoso in questione dovrà recarsi in corso Promessi Sposi ogni qualvolta il Lecco sarà di scena su un campo da calcio per testimoniare la sua assenza dagli stadi. Un provvedimento pesantissimo, arrivato da Cesena dopo mesi di indagini: a lui è contestata la semplice accensione di una torcia durante la semifinale play off disputata allo stadio “Manuzzi” lo scorso 8 giugno, senza lancio in campo o abbandono nel settore ospiti; lo testimoniano le fotografie allegate a ogni fascicolo di questo genere. Mettete sui piatti della bilancia colpa e pena, pensate a quello che è appena successo all'”Euganeo” tra le tifoserie di Padova e Catania: il singolo episodio non può in alcun modo giustificare la presa di posizione della Questura di Cesena.