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A che gioco stiamo giocando?

Aliberti ha dichiarato di aver raccolto «270mila euro» dagli sponsor, ma tante parti arriva una cifra ben diversa: i Di Nunno spingono per il 30% e potrebbero pure riuscire a tenerselo

Aniello Aliberti, a sinistra, e Paolo Leonardo Di Nunno BONACINA/LCN SPORT
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Tempo di lettura 3 minuti

Hanno fatto molto rumore le dichiarazioni di Aniello Aliberti. L’imprenditore campano, parlando ai colleghi de “La Provincia di Lecco”, ha detto di volersi «fermare e aspettare» per capirne di più su tanti aspetti della trattativa che lo porterebbe ad acquisire la maggioranza della società attualmente nelle mani della famiglia Di Nunno. Se da un certo punto di vista lo scoramento si può anche capire, dall’altro ci sono dei punti che proprio non tornano: dopo l’ormai famoso incontro con gli sponsor di una decina di giorni fa, il titolare di IMD Group ha avuto altri incontri in Confindustria (lunedì 20) e con il rappresentante di alcuni imprenditori importanti del territorio lecchese (martedì 21); cosa n’è uscito? Qualcosa negli ultimi giorni si è appreso: di sicuro siamo ben oltre i 270mila euro garantiti dagli sponsor fatti mettere per iscritto da Aliberti, anzi da più fonti accreditate viene indicato come la somma dei “sì” non sarebbe troppo lontana dal milione di euro, tant’è vero che quelle parole non avrebbero fatto piacere a diversi investitori. Quindi vien da chiedersi a che gioco si stia giocando su questo tavolo, perché più di una cosa inizia a non tornare.

I Di Nunno vogliono tenersi il 30%

D’altro canto, siamo stati i primi a mettere nero su bianco la richiesta – fatta dal patron Di Nunno all’imprenditore in questione come ad Alex Lin – di lasciare il 30% all’attuale famiglia proprietaria della totalità delle azioni. E, al di là di tutto, l’opzione sarebbe tenuta in seria considerazione dagli interlocutori – e probabilmente determinate dichiarazioni non sono slegate da questa possibilità – anche viste le notevoli difficoltà legate al far combaciare i numeri dichiarati con i documenti contabili messi in mano ai potenziali acquirenti: un problema emerso già con il fondo rappresentato da Jamie Welch, che tutto era meno che «una scatola vuota». Lo ribadiamo: a Cormano il giocattolo Calcio Lecco 1912 piace eccome, ma probabilmente a quelle latitudini c’è talmente tanto distacco dalla realtà da non riuscire a capire quanto si stia giocando con il fuoco, seminando grandissima incertezza sì nella piazza, ma pure tra le mura del “Rigamonti-Ceppi” dove ogni giorno si continua a operare da una parte e a brancolare nel buio dall’altra a causa della pochezza comunicativa già riscontrata da sette anni a questa parte. Se dell’ambiente ce ne si è spesso fregati, magari bisognerebbe essere in grado di ascoltare il grido d’allarme che quotidianamente viene veicolato da chi a Lecco lavora senza sosta e ora pure senza certezze, rendendo impossibile una programmazione degna di questo nome.

L’unica certezza è legata al pagamento degli stipendi di marzo avvenuto lo scorso venerdì, prima metà di ciò che va coperto da qui al prossimo 4 giugno per avere il via libera dalla Covisoc sulla documentazione presentata per procedere con l’iscrizione. Un bel passo in avanti, ma che non basta per stare tranquilli.

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