Si sta discutendo parecchio dell’ultima e assurda uscita di Paolo Leonardo Di Nunno. Il patron bluceleste ha dichiarato, parlando a Unica Tv, di non voler depositare la fideiussione necessaria per procedere con la prossima iscrizione in Serie C. Giusto per essere chiari, il Lecco ha disputato l’ultima stagione garantendone una da 800mila euro, mentre per la terza serie ne serve una da 350mila euro: com’è noto, con questo strumento non si verifica alcun trasferimento di denaro, ma si tratta di una garanzia che consente di recuperare del denaro liquido in caso di fallimento della società calcistica in questione. La questione la riduciamo a sole due parole: terrorismo psicologico. Fatto e finito. Di Nunno da una parte fa determinate affermazioni e dall’altra annuncia di voler chiudere la partita relativa alla spesa corrente ancora da sostenere, da non confondere con una massa debitoria per la Calcio Lecco 1912 è quasi inesistente. Non è un tecnicismo, fa tutta la differenza del mondo.
Al lavoro per la cessione
Che il patron sia attivo sul fronte dei fornitori è vero e, anzi, testimonia come si stia provando a trovare una quadra sul fronte della cessione nonostante le resistenze incontrate qua e là. Aliberti ha recentemente detto la sua, facendo anche storcere il naso a più di una persona, e pare essere una pista molto fredda, mentre il fronte Lin sarebbe ancora tenuto aperto, tant’è che il braccio destro Citterio si è visto più volte al Bione nei giorni scorsi. Il 4 giugno – giornata cardine per l’iscrizione – è dietro l’angolo e dovrà essere lo stesso Di Nunno a garantire gli adempimenti necessari per permettere alla società di essere ai nastri di partenza del prossimo campionato di Serie C; in caso contrario, avrebbe buttato – e starebbe continuando a buttare – in un buco nero una gran mole di denaro. Decisamente poco, ma molto poco furbo. Di sicuro non si sentiva la necessità dell’ennesima sparata a mezzo stampa in un momento già teso di suo dentro e fuori via Don Pozzi.