Forse forse la volontà è quella di andarsene in grande stile. Come se il naufragio, inteso come cessione quantomeno della maggioranza, dovesse avvenire a modo suo. Perché non si spiegano con una logica vera e propria le dichiarazioni del patron Paolo Leonardo Di Nunno a Sportitalia Mercato nella serata di martedì: a parte una sacca minoritaria, il patron bluceleste è riuscito nuovamente nell’impresa di far incazzare un po’ tutti, dal sindaco Mauro Gattinoni fino a Claudio Lotito – che l’ha querelato e credibilmente gli porterà via altre risorse liquide in un momento di dichiarata difficoltà -, passando ovviamente per i tifosi. Non ha risparmiato nessuno, un po’ come nella sua versione primordiale, al massimo s’è tenuto qualcosa in tasca verso le istituzioni calcistiche. Che Di Nunno sia a fine corsa, parlando della sua avventura in bluceleste, pare palese a tutti: l’averlo dichiarato non è una novità, praticamente è il leit motiv degli ultimi sette anni, piuttosto sono le azioni compiute negli ultimi tempi a rappresentare un elemento di discontinuità rispetto a una prassi sin troppo nota a queste latitudini. Per quanto l’ipotesi partecipazione minoritaria rimanga viva, questo sarebbe un panorama esponenzialmente più ristretto per colui che è stato abituato ad agire da deus ex machina.
Prima tra tutte, la fideiussione richiesta a e ottenuta da Aniello Aliberti, unica alternativa credibile all’attuale proprietà che ha fatto questo passo in avanti verso Di Nunno: un po’ come successo alla Turris, colui che potrebbe subentrare ha offerto la fondamentale garanzia bancaria emessa da uno dei principali istituti bancari a colui – coloro nel caso specifico – che potrebbe cedere, tutelatosi nel frattempo con una semplice garanzia assicurativa. Indiscrezioni raccontano anche di una scrittura privata sottoscritta dai due imprenditori per mettere concretamente a terra le basi dell’accordo: un modo per tenere sotto controllo la volubilità che ha contraddistinto ogni trattativa condotta in questi mesi, interlocuzioni con il fondo rappresentato da Jamie Welch a parte; per quanto il discorso si sia poi arenato, infatti, attraverso delle pec erano state formulate proposta e controproposta che avevano dato vita all’incontro del 12 aprile.
Le ipotesi per il management
Sul fronte del management Aliberti ha affermato di avere già delle idee, così come non è da escludere la permanenza di chi è attualmente operativo in via Don Pozzi, per quanto l’organigramma sia ai minimi storici e qualcuno dovrebbe migrare verso altri lidi a breve. Una di queste porterebbe, stando a quanto raccolto da lcnsport.it, verso il fratello Michele Aliberti, vicepresidente del cugino Aniello – omonimo, come emerso dopo la confusione iniziale – nei caldi anni passati a braccetto alla Salernitana. Dottore commercialista e revisore dei conti, conosce per filo e per segno la materia calcistica anche sul fronte economico-finanziario. Il legame di parentela non ce l’ha, ma quello con Lecco è ancora presente per l’ex diesse Francesco Lamazza: finita l’esperienza con il Brindisi – ereditato in una situazione societaria, tecnica e medica disastrosa -, il dirigente conosce bene la piazza avendoci lavorato tra la fine del 2011 e la primavera del 2012, durante gli anni passati c’è stato anche un incontro con Di Nunno ma non si è andati oltre il colloquio preliminare. Nel 2019, prima dell’avvento del Covid-19, la sua Cavese era stata quella in grado di generare il maggior numero d’introiti attraverso l’utilizzo dei giovani di serie e il minutaggio sarà un tema cardine all’ombra del Resegone.




















