E ora si riparte davvero, verso nuovi orizzonti. Come sarà il nuovo Lecco targato Aliberti? Chi ci sarà e, soprattutto, non ci sarà? Quali saranno le reali ambizioni della nuova proprietà? E non è che – qualcuno già se lo chiede – si finirà per rimpiangere Di Nunno?
Sono tante le domande, ancora senza una risposta, che affollano la mente dei tifosi blucelesti (e degli addetti ai lavori) all’indomani della cessione del club nelle mani dell’imprenditore bergamasco e alla vigilia di una nuova stagione del Lecco in Serie C. In fin dei conti, è proprio questa l’unica certezza: da fine agosto le Aquile torneranno a calcare i campi della Lega Pro, ma con l’obiettivo – già dichiarato – di rivedere presto palcoscenici più prestigiosi, magari questa volta per gustarli davvero a lungo anzichè limitarsi a un assaggio fugace all’antipasto di un ricco banchetto.
Si deve correre, in via don Pozzi, perché la nuova annata è davvero dietro l’angolo e la squadra non si costruisce da sola. Ma non si deve correre nel momento in cui si decide di guardare al lungo termine, oltre l’orizzonte più vicino. Perché un futuro all’altezza dei sogni degli oltre 700 tifosi che solo un paio di mesi fa hanno raggiunto lo stadio Tardini di Parma per sostenere una squadra già retrocessa richiede programmazione e organizzazione; necessita di un progetto chiaro e strutturato, che affondi le sue radici in una compagine societaria altrettanto forte e coesa, che sappia innanzitutto scegliere le persone giuste a cui affidare il bene più prezioso – sportivamente parlando – di un intero popolo.
Il recente passato sia da insegnamento, per non incappare in pericolosi errori di valutazione. Perché ciò che chiedono i veri tifosi del Lecco è innanzitutto rispetto e chiarezza, poi per attribuire meriti e festeggiare in piazza c’è sempre tempo. E allora buon vento al Lecco di Aliberti, che possa navigare verso un mare di successi. Noi, come sempre, saremo qui a raccontarvi tutta la rotta, ovunque ci porterà.