Un filo invisibile ma potentissimo, e soprattutto resistente all’usura del tempo, lega in maniera indissolubile Esino Lario all’Uruguay. Non solo perché nel paese sudamericano vivono ancora oggi centinaia di persone originarie del piccolo comune lecchese, molte delle quali hanno mantenuto la residenza in Italia (circa 200), ma anche perché da Esino a fine Ottocento partì all’avventura Carlo Mansueto Nasazzi, con una valigia in mano e il sogno di fare fortuna oltreoceano.
L’uomo andò ben oltre la propria fortuna, fece quella di un intero Paese e del suo popolo. Suo figlio, Josè, mostrò da subito uno spiccato talento calcistico, e in pochi anni riuscì a ergersi a icona assoluta di questo sport in Uruguay, trascinando la nazionale celeste a svariati successi di livello internazionale. Ancora oggi, a Esino Lario, dove una lapide lo celebra, se provi a nominare Josè Nasazzi la gente per strada si commuove.
La carriera di Josè Nasazzi
Il piccolo Josè trova il primo impiego come marmista per aiutare la famiglia, ma già da ragazzino si fa notare per le sue qualità calcistiche.
Nel 1922 viene ingaggiato dal Bella Vista a Montevideo, che partecipa al campionato maggiore, e alla squadra del suo quartiere lega l’intera carriera; solo nel 1933 passa al Nacional per vincere due campionati. In dieci anni conquista in America e in Europa tutto ciò che può vincere con la nazionale uruguaiana, con cui accumula numeri da record.
Le presenze nel campionato uruguaiano sono 850, primato tuttora imbattuto. Con la Celeste vince 2 ori olimpici, nel 1924 e nel ’28, e alza al cielo la Coppa Rimet nel 1930, il primo a riuscirci. I tre allori conquistati da capitano fanno di lui il primo a conquistare tre titoli di livello internazionale, prima che ci riuscisse un certo Pelè con tre Coppe del mondo. A questi vanno aggiunte quattro Coppe America: 1923, ’24, 26 e ’35.
Le celebrazioni del 50°
Nel 2018 Esino, due anni prima assurta all’attenzione di tutto il mondo per Wikimania, il raduno internazionale di Wikipedia, si ferma per celebrare i cinquant’anni della morte di Josè Nasazzi, avvenuta il 17 giugno 1968. Nasce il ‘Comitato Josè Nasazzi El gran mariscal‘, guidato da Carlo Maglia, vengono organizzati incontri, un torneo di calcio giovanile (tradizione che prosegue ancora oggi), ospitati il console uruguaiano e diversi altri del Sud America. In paese, nell’area del centro sportivo, viene scoperta una targa celebrativa.
«L’idea con il Consolato di Milano è di portare il torneo a un livello internazionale e ci stiamo lavorando per il futuro – spiega Carlo Maglia – Nasazzi veniva soprannominato ‘El gran mariscal’, il maresciallo, per il carattere forte. Era un buono, ma quando bisognava difendere i colori della propria Nazione diventava il capitano dei capitani, altro suo soprannome».
Il ‘Comitato Josè Nasazzi El Gran Mariscal’ continua la sua attività: è stata fatta realizzare dall’artigiano Enrico Nasazzi una lapide in marmo che celebra il ‘campione dei campioni’ e il Comune di Esino ha già provveduto a deliberare l’atto ufficiale di cessione allo Stato uruguaiano. Serve solo volare oltreoceano a consegnarlo, missione che il Comitato intende mettere in agenda già per il 2025.





















