Ennesimo capitombolo per il Lecco con la capolista Padova. Passivo oltremodo pesante che arriva al termine di una gara pesantemente condizionata dall’operato del signor Domenico Mirabella di Napoli, protagonista di una direzione di pessimo livello. Ai blucelesti mancano due calci di rigore solari per dei falli di mano in piena area nel corso del primo tempo, inoltre il fischietto campano diventa negativo protagonista nell’azione che porta al primo gol di Liguori intromettendosi nello schema non ben costruito da Lepore per Kritta – poi espulso – su calcio di punizione. Poi, sbloccata la gara con Liguori in contropiede, esce tutta la forza dei primi della classe ed escono tutte le fragilità della compagine di casa, fermata altre due volte dai pali – tre in totale – che hanno risputato le conclusioni di Sipos, con pizzicata decisiva di Fortin, e Galeandro. In campo aperto e sui calci piazzati Bortolussi e Delli Carri completano il delitto perfetto e legittimano la conquista dei tre punti nella fredda serata lecchese.
Lecco 0-3 Padova, l’intervista di mister Gennaro Volpe
Mister, partita condizionata dall’arbitraggio:
«Difficile non parlare di un arbitraggio imbarazzante. Chiediamo rispetto per quello che facciamo: sputiamo sangue tutti i giorni, vedere una prestazione del genere per un’ora contro una squadra che ha fatto 15 vittorie in 17 partite… L’arbitro ha spostato gli equilibri della partita: abbiamo preso gol su un errore tecnico sulla battuta della punizione, per quanto siamo stati anche ingenui in quella situazione. La squadra ha fatto quello che ho chiesto: grande atteggiamento e mentalità, pressing alto, ma anche oggi gli episodi ci hanno penalizzato. Di cosa stiamo a parlare? 0-3 in casa e il risultato rimane, ma oggi il Lecco non ha sbagliato. Siamo poco fortunati tra infortuni, squalifiche… Ci lecchiamo le ferite».
Dovrete sistemare, comunque, delle lacune difensive:
«Difficile rimanere lucidi in determinati momenti e con l’uomo in meno. Gli spazi si dilatano e allungano, l’abbiamo pagato: il risultato pesa e dà fastidio».
Sottoporta siete mancati:
«Stiamo cercando di provare a fare qualcosa. Abbiamo un problema di finalizzazione, nel primo tempo abbiamo creato tanto con i palloni di Kritta e siamo mancati nell’attacco dell’area di rigore. Più che allenarci costantemente non possiamo fare, l’episodio di Ionita avrebbe potuto spostare l’equilibrio. In questo momento si fa fatica a segnare, ce lo diciamo tutte le settimane: la stagione non finisce adesso, dobbiamo ricompattarci tutti e dobbiamo farlo anche con i tifosi. Mi sono trovato in disaccordo con loro, alla squadra non si può imputare qualcosa perché per un’ora ce la si è giocata alla pari con il Padova. Non bisogna mai mollare, ma avere la capacità di rialzarsi: siamo in difficoltà anche per gli infortuni, ci siamo allenati in 14 per tutta la settimana e stasera si è anche fermato Di Gesù, ringrazio anche i ragazzi della Primavera per quello che mi stanno dando. Dovremo prendere tutte le energie possibili e immaginabili».
Un commento sul modulo e su Zuberek:
«Questo modulo mi ha dato tanto alla Virtus Entella e lo sento mio, stasera sentivo il bisogno di forzarlo anche per coprire meglio l’ampiezza. La squadra deve partire da questi sessanta minuti, ci sono delusione e sconforto ma io sono abituato a essere positivo e a guardare oltre il risultato. Mi è stato dato un obiettivo e sono straconvinto che lo raggiungerò perché li raggiungo sempre. Dobbiamo ricompattarci e recuperare giocatori. Sipos non si è allenato tutta la settimana e io sono per le cose giuste: Zuberek ha energie da vendere, gli manca del mestiere ma penso che abbia fatto una buona partita».
Andreoletti ha parlato di gara non svoltata dall’arbitro. Impossibile non lamentarsi, in realtà:
«Mi sono rivisto gli episodi e dovrebbe farlo anche lui prima di venire qua e dire determinate cose. Quando si viene in sala stampa e si giudicano gli episodi, vanno guardati: dire che l’arbitro non ha condizionato la gara è una stronzata e anche bella grossa. Ha spostato lui la gara, non Bortolussi e Liguori».
Lecco 0-3 Padova, l’intervista del club manager Michelangelo Vitali
Direttore, arbitraggio francamente imbarazzante:
«Il signor Mirabella deve farsi un bell’esame di coscienza e riguardare la partita dall’inizio alla fine. L’atteggiamento è stato completamente sbagliato: facciamo riunioni e si parla di collaborazione, cosa che stasera non ho visto. Al 15′ viene espulso l’allenatore in seconda senza alcuna motivazione apparente, vista la mancata segnalazione del quarto uomo. Mancano due rigori clamorosi nel primo tempo: fino al 60′ c’è una partita, dopo ce n’è un’altra. Siamo incazzati con noi stessi, se perdiamo 0-3 la colpa è nostra, ma pretendiamo rispetto e che qui arrivino arbitri in grado di gestire partita di questa caratura: battiamo un calcio di punizione e ci ritroviamo l’arbitro in mezzo. Gli episodi sono chiari».
Il percorso con gli arbitri è, diciamo, così fin qui sfortunato:
«La stagione non sta andando come dovrebbe, ma quando ti ritrovi davanti una squadra forte come il Padova e l’arbitro la rende ancora più difficile, diventa proibitiva. Dopo il 60′ abbiamo perso la testa, non si può accettare un arbitraggio del genere».
Pensate di farvi sentire presso gli organi competenti?
«Sicuramente lo faremo, la mia presenza qui non è casuale in tal senso: per poi è inusuale e doveroso, lo stile è improntato sull’educazione e lo pretendiamo anche dagli arbitri che arrivano qui. Stasera l’atteggiamento è sbagliato, aggressivo nei confronti di dirigenti e staff tecnico: sono sicuro che l’osservatore arbitrale ha messo a referto tutto quello che è successo».
Lecco 0-3 Padova, l’intervista di mister Matteo Andreoletti
Mister, forse la partita nella quale avete creato di più:
«Ho tanti spunti che mi lasciano entusiasta, il primo è quello delle palle gol create e quello legato all’approccio straordinario. Poi, è chiaro che l’avversario è di qualità e ha grande struttura fisica: è stata una partita episodica, ma quanto crei 7-8 palle gol clamorose è facile che l’episodio venga dalla tua parte».
Sul primo gol c’è l’intuizione di Fortin:
«In un paio di situazioni mi sono arrabbiato perché abbiamo avuto delle ripartenze in campo aperto non sfruttate nel primo tempo. Il merito è del gruppo che è uno spettacolo di allenare: è un godimento vederli tutta la settimana per lo spirito che c’è, ci sono giocatori entrati avvelenati sullo 0-3. Mi esalta soprattutto la risposta di chi gioca 4’».
L’impatto di Varas è stato oggettivamente importante:
«Con la qualità di rosa che abbiamo mi diventa difficile sbagliare i cambi. Proviamo a essere molto coerenti, non regalo un minuto a nessuno e chi vuole giocare deve andare sempre a cento all’ora. Kevin ha fatto un paio di settimane con il veleno addosso: finché paga, andiamo avanti su questa linea».
Un girone d’andata impressionante, ma il Vicenza non molla:
«È la grande favorita del campionato, è arrivata a 90′ minuti dalla Serie B e ha rinforzato la rosa. Sta avendo una media punti straordinaria: è chiaro che, visto che stiamo facendo meglio per noi, l’aggettivo sia difficile da trovare, ma tutti devono sapere che loro arriveranno alla fine di questo campionato e anche noi dobbiamo averlo ben presente in testa».
21 punti più del Lecco:
«Non me lo sarei l’aspettato all’inizio, ma ho vissuto una retrocessione dalla Serie B e so che è difficilissimo riadattarsi. Tantissime retrocesse hanno bisogno di un assestamento, qui è cambiata anche la società e ci sono tutte le componenti per far fatica. Giocare qua è sempre difficilissimo, sono sicuro che alla distanza il Lecco verrà fuori».
La gestione arbitrale:
«Quando sei in difficoltà vai alla ricerca di tutto, da allenatore attaccarsi all’episodio arbitrale è difficile dopo una partita del genere. Dire che sia stata decisa dall’arbitro è un po’ complicata, ma capisco che nelle difficoltà si vada alla ricerca di tutti gli alibi del mondo».
Ora c’è la Coppa:
«L’intenzione è quella di passare il turno, non si attacca e stacca la spina a piacimento. La rosa ampia e di qualità mi permette di usare altri giocatori, ma non regalerò minuti in Coppa Italia: chi vuole giocare, da domani mattina se lo dovrà meritare».
L’aspetto emozionale più forte?
«Giocare davanti a 600 persone in trasferta non mi era mai successo. A tratti mi è sembrato di essere in casa, anzi lì non ci sono e c’è più silenzio. Penso si siano divertiti e abbiano goduto come noi: da soli non ce la facciamo, li aspetto alla prossima trasferta almeno altrettanto numerosi».