A novembre piove, solitamente. È un mese strano, il penultimo dell’anno, malinconico e un po’ anonimo come sanno essere solo i periodi di passaggio, quando il buio arriva prima e la natura perde tutta la sua vitalità. Ed è stato esattamente così per il Lecco, che oggi, spento e quasi inerme, può lasciarsi finalmente alle spalle un novembre non sbiadito come certe prestazioni messe in campo di recente e nemmeno grigio come la nebbia di Gorgonzola, ma nero nerissimo come lo sguardo di mister Gennaro Volpe dopo lo 0-0 di Zanica, che ha chiuso un mini-ciclo di cinque partite valse, in tutto, due punti, frutto degli altrettanti pareggi contro Virtus Verona e Albinoleffe, un piccolo cerotto di fronte all’emorragia causata dalle tre sconfitte con Vicenza, Giana Erminio e Padova.
Un mese da dimenticare, in sostanza, in cui le Aquile non sono mai riuscite a decollare, perdendo rapidamente quota come un aeroplano di carta dopo il timido volo abbozzato contro l’Alcione, all’esordio del nuovo staff tecnico. Il problema, però, sta piuttosto nel motore, un motore ingolfato dai buchi lasciati da chi non c’è – e no, non stiamo parlando solo degli infortunati – e dalle mancanze di un gruppo che, al netto di tutto, non è ancora una Squadra.
“In vent’anni di calcio non ho mai vissuto una situazione del genere”, ha detto mister Gennaro Volpe in riferimento appunto ai problemi fisici, con lo sconforto di chi, obiettivamente, sembra non avere le armi necessarie per opporsi al vento della mala sorte ma, allo stesso tempo, non vuole arrendersi all’idea che dopo la tempesta non possa arrivare il sole.
Potremmo discutere per ore e ore di ciò che non ha funzionato, che tuttora non funziona, così come del rendimento dei singoli, dell’evidente assenza – a un terzo di stagione – di una chiara idea di gioco e di una preparazione fisica probabilmente sbagliata, ma potremmo pure non venirne a capo con un pensiero comune. La sensazione è che siamo nel pieno di una stagione di passaggio, in cui la svolta da tutti attesa potrebbe non arrivare mai. Perché il Lecco e la Lecco bluceleste devono innanzitutto ritrovarsi, chiudere nel cassetto dei ricordi le sfavillanti istantanee della Serie B, tra la Favorita di Palermo, un Parma battuto all’ombra del Resegone e i colori della Genova blucerchiata, per scendere dalla giostra e tornare a calpestare, ma per davvero, con quei passi che lasciano il segno, i campi della Lega Pro.
Non è più il tempo di alzare lo sguardo e sognare le notti di gala. La situazione attuale impone ben altro al Lecco, a cui non resta altro da fare che ritrovare quella mentalità operaia che l’ha spesso contraddistinto e lo ha spinto, allora sì, verso le stelle. Sarà difficile, perché certe cose non passano in un attimo, o forse non passano proprio mai. Ma la buona notizia è che questo buio novembre è finito. E che a dicembre, il mese delle luci, si può scrivere un’altra storia, punto e a capo.



















