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Lecco, terza era in una stagione. Valente: «Riaccendiamo il fuoco». Aliberti: «La persona che serviva. Mercato? Abbiamo due posti…»

Il nuovo tecnico della Calcio Lecco 1912 è stato presentato allo stadio “Rigamonti-Ceppi”: si tratta della terza guida stagionale. Al suo fianco il presidente bluceleste, chiamato a cambiare nuovamente il manico della squadra

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Tempo di lettura 7 minuti

Altro giro, altra corsa. In casa Calcio Lecco 1912 si è insediata la terza gestione tecnica della stagione: dopo Baldini e Volpe, al “Rigamonti-Ceppi” è iniziata l’era Valente. Primo passo seguito anche dal presidente Aniello Aliberti, che ha anche parlato in conferenza stampa insieme al nuovo tecnico bluceleste, che l’impianto ben lo conosce avendoci lasciato tre punti quando era alla guida del Sudtirol. Ora come allora, ha il compito di raddrizzare una banca che sta sbandato paurosamente.

Presentazione Valente, le parole del presidente Aniello Aliberti

Una breve introduzione per partire:
«Riteniamo sia una persona in grado di dare tanto a questa società con la sua professionalità, lo score parla chiaro».

Sul possibile ingresso di un attaccante:
«Avere due posti liberi in lista è già una risposta, poi vedremo. Questo gennaio è stato faticosissimo, abbiamo qualcosa come 50-60 trattative, tanti ingressi e tante cessioni: mettere insieme tutte le cose non è facile. Minadeo ha fatto un grande lavoro con la collaborazione di tutti, non è stata una cosa da poco. Mi assumo le responsabilità di risultati che non ci aspettavamo, da parte mia sono fermamente convinto di proseguire in questo progetto pur avendo fatto degli errori: abbiamo abolito il budget messo sui calciatori e le spese, bisognava fare qualcosa in più. Ho seguito tutte le trattative e sono molto contento dei ragazzi arrivati, hanno voglia di fare: la chiusura con il botto l’abbiamo fatta con l’allenatore, lo ringrazio perché è una sfida venire a Lecco in questa situazione. Per la mia salute mentale mi accado che prima o poi le trattative finiscano».

Ha vacillato?
«Mai. Non seguo i social, ringraziando Iddio, ma so che sono state dette cose che fanno male. Bisogna sempre capire da chi parte la critica: ci sono persone che hanno dei problemi repressi e hanno bisogno del calcio per sfogarsi. Io ho trovato una tifoseria competente e che ha condiviso i problemi che c’erano: le critiche non hanno toccato la mia idea sul progetto, che è a due-tre anni, e il mio cuore bluceleste. Ho sbagliato su determinate valutazioni: oggi ho messo più benzina e dato più fiducia ai miei collaboratori; ho rilanciato. Se ascolti tutti sei finito, mi fa piacere il confronto con alcuni tifosi: se vogliono essere il dodicesimo uomo in campo, i giocatori vanno supportati a mio modo di vedere. Chi è il primo che vuole i risultati e i punti? Io vado avanti e ci credo, il campionato comincia ora e mi aspetto un finale piacevole».

L’allenatore nuovo è arrivato alla fine del mercato:
«Abbiamo fatto le trattative sulla base dei calciatori che già c’erano, l’allenatore è stato il colpo grosso. Ho seguito anche gli allenamenti e c’è una voglia incredibile, dopo il primo allenamento li vedi tutti carichi e gasati: se vedi facce dubbiose ti poni il problema, ma a oggi va tutto bene. Certo, alla fine dobbiamo vincere. Valente era la persona che serviva a noi».

Con Baldini e Volpe c’erano stati dei campanelli d’allarme:
«Non voglio giustificare il nostro lavoro, ma non dobbiamo dimentichiamo il nostro punto di partenza che ha avuto anche dell’omertà nello spogliatoio. I cambiamenti sono stati tanti, ma necessari: se Baldini è rimasto qui qualche giornata in più, è per via della mia pressione. Più di quello che abbiamo fatto, non potevamo fare».

La scelta estiva basata sulla continuità è stata sconfessata a gennaio:
«La lista è fatta da quel numero di calciatori, il primo punto era quello legato al rispetto dei contratti in essere. Tutto parte da una mancata motivazione data dalla retrocessione e noi abbiamo creduto in determinati pilastri ma questo non è successo. Alcune cose non mi sono piaciute, ma non amo le polemiche: oggi abbiamo la squadra che volevamo e dobbiamo partire da domenica, non ci ridanno i punti lasciati per strada. Ho delle delusioni personali nel rapporto con alcuni calciatori, questo sì, ma non punto il dito contro qualcuno».

La presentazione di Federico Valente

Mister, la decisione forte di prendere una squadra di terza serie:
«Sono un uomo al quale piace lavorare in campo, dopo l’esperienza del Südtirol la voglia di allenare le Prime squadre è cresciuta. Mi sono preparato per questa possibilità e non vedo l’ora di scendere in campo con i ragazzi: mi è piaciuto come hanno accettato il lavoro, penso ci saranno dei cambi di metodologia ma voglio riaccendere il fuoco».

Dovrai cambiare la mentalità del gruppo:
«Chiaro, è sempre il campo che dà delle risposte. C’è bisogno di avere un sorriso quando si scende in campo, fai quel mestiere per passione e non ti deve pesare per quanto la situazione sia pesante. Abbiamo l’obiettivo di dare il massimo: se i giocatori vanno a duemila, facciamo lo switch».

C’è solo il tempo per fare i punti:
«Dobbiamo dare subito l’impronta della mentalità: coraggio, autostima e voglia di fare bene, senza paura. Sono sicuro che, se i ragazzi sentono quella che abbiamo come idea, daranno di più: se non prendi gol fai un punto, lavorando la vittoria arriverà. Squadra spaventata? È normale, se non fai punti perdi autostima. La vittoria è il mental coach più forte del mondo: dobbiamo credere in quello che facciamo e qui voglio dare un’impronta forte».

Sulla rosa e i possibili innesti dagli svincolati:
«Siamo in contatto da due giorni, 24 ore su 24 con il direttore per capire. Magari esplode chi non ha fatto bene in precedenza, provo a incidere sull’andare a duemila e ho vissuto l’energia enorme dello stadio con il Südtirol: voglio accendere quella».

Quale lo stimolo più grande per accettare la sfida a mercato finito?
«Mi piace essere coraggioso e i colloqui con la società mi hanno dato una bellissima sensazione: mi porto uno staff di fiducia, che ha grandissima voglia di rientrare in campo. Il quadro totale mi ha convinto sul fare questa scelta».

Come vedi i giovani della squadra?
«Nel calcio un progetto fino al 2026 è già lungo, per me è un’impronta chiara della società. Sono i ragazzi che vanno in campo, come allenatore gli dai una mano e li segui: se fanno carriera ti si apre il cuore. Questa squadra è completamente diversa rispetto a due giorni fa, non sarebbe rispettoso e serio fare già delle valutazioni».

Che sfida c’è?
«La piazza si riaccende subito se dai l’anima. Il risultato arriva dal lavoro, non dalle coincidenze: mi aspetto tante persone domenica a sostenerci e che ci diano la possibilità di fare meglio rispetto a quanto accaduto finora».

Sul modulo:
«Non mi piace parlare di moduli, ma di principi di gioco. Se oggi ho due attaccanti che stanno bene e posso far male con i cross, gioco con due attaccanti; se posso colpire tra le linee, gioco con due sottopunte. Adatto i numeri in campo a quello che ci offre l’avversario».

Cosa conosci della Serie C?
«A Bolzano abbiamo sempre guardato la Serie C, le ultime 48 ore le ho passate a guardare il campionato. Ogni campionato ha le sue regole, lavorare con la squadra è importante per fare bene nella categoria».

Subito una partita decisiva:
«Se perdi tutti pensano che sei morto, ma se dopo fai tre-quattro risultati sei ancora lì. Penso di far bene partita per partita: se sarà subito tanto meglio, se sarà quella dopo andrà bene lo stesso. Con panico e paura non andremo da nessuna parte».

Che clima nello spogliatoio?
«Oggi hanno dato il massimo per 90′: subito devi essere attento e ascoltare, mi hanno la sensazione di voler fare quanto richiesto e questo sarà l’obiettivo per le prossime settimane».

Il fronte fisico:
«È sempre un grande rischio, per questo era importante rimanere con il vecchio preparatore fisico data la sua conoscenza con il gruppo. Abbiamo parlato del mio modo di lavorare e oggi ho visto delle cose che mi sono piaciute: in queste settimane devi fare attenzione, ogni giocatore in campo è importante. Indisponibili? Per ora non ce ne sono».

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