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«Dalla crisi alla programmazione futura»: il presidente Aliberti si racconta a fine stagione

Intervista fiume al numero uno bluceleste dopo la salvezza conquistata nel girone A di Serie C: un lungo momento dedicato al passaggio cruciale tra la vecchia e la nuova stagione

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Tempo di lettura 8 minuti

È stato il classico anno che ne vale tre, il primo della presidenza Aliberti a Lecco. 44 giocatori hanno messo piede in campo agli ordini di Baldini, Volpe e Valente, che si sono divisi in maniera omogenea una stagione finita con un deludente 13esimo posto in classifica. Logico è che tutti si attendano una seconda annata ben diversa, soprattutto sul campo considerato che fuori è stata sistemata la parte organizzativa e sono stati messi a posto dei conti che avevano iniziato a traballare seriamente una volta sopraggiunta la crisi del settimo anno con la proprietà Di Nunno. Il numero uno di via Don Pozzi ha preso quindi la parola e tracciato la linea tra la fine di una stagione e l’inizio dell’altra, rispondendo alle domande a 360° arrivate in sala stampa.

L’intervista di fine stagione del presidente Aniello Aliberti

Presidente, due momenti legati a questa stagione?
«Il momento negativo è durato quattro mesi, la data positiva è stata quella della riapertura del mercato a gennaio e poi il nuovo allenatore: dalla prima partita ho riacquisito quella speranza e quell’ottimismo che… Non ho passato un bel Natale, le motivazioni le conoscete. Avendo una squadra retrocessa sapevo che le motivazioni non fossero le più rosee: è sempre abbastanza difficile, partita dopo partita la preoccupazione è cresciuta. Essere testardo e aver voglia di combattere le sfide mi ha portato alla decisione di cambiare tutto: il primo cambio (da Baldini a Volpe, ndr) pensavo ci portasse a dei cambiamenti nello spogliatoio, ma i mancati miglioramenti con la seconda guida hanno mandato sotto, sotto i piedi il morale. Mi piace vincere le sfide, la prima partita con Valente mi ha fatto capire che ci fossero le premesse per potercela fare: scendere in campo con l’obbligo di dover sempre vincere non è facile, la squadra è scesa in campo rigida. Ero quello più preoccupato e dispiaciuto, ma ero l’ubico a poter rincuorare i ragazzi. Paura di retrocedere? Io sì, diversamente da mio fratello e mio figlio; ho pensato anche a come ristrutturare la società in caso di Serie D – considerato il mio progetto almeno triennale – perché vedevo la tensione che c’era in campo che impedisce di giocare bene».

Cosa state facendo e volete fare in vista della prossima stagione?
«Nei momenti di tristezza assoluta il mio momento di serenità era nella presenza all’attività delle giovanili. Per il futuro non abbiamo la stessa situazione dell’anno scorso: un anno fa non avevamo certezze sui giocatori che sarebbero rimasti, questa volta siamo partiti il giorno dopo l’ottenimento della salvezza. Sono molto fiducioso: si è creato uno spogliatoio molto valido e sono molto convinto che abbiamo scelto una guida tecnica molto valida – Valente e il team -, inoltre abbiamo creato uno staff con persone estremamente valide a partire dal direttore sportivo e dalla dottoressa Bonfanti che ha ereditato l’incarico di Vitali che resta con noi. Abbiamo tranquillità sull’organizzazione: questa è la conditio sine qua non (condizione senza la quale non si può verificare un evento, ndr) per ogni imprenditore. Manca un addetto alla struttura e agli impianti che abbiamo individuato: per correttezza ne daremo comunicazione alla stampa quando la questione sarà chiusa».

Il mercato ha avuto due facce. Come mai quel gap?
«Una cosa è partire con un mercato fatto dal primo luglio e un’altra scelta si fa in corso d’opera: chi sta giocando ed è contento non cambia squadra. Già a gennaio abbiamo avuto più possibilità, ma in quel momento va via chi non si trova bene: non è una cosa facile, al di là delle critiche sul direttore sportivo che ho sempre contrastato qui sono stati fatti dei miracoli; qualche criticone avrebbe dovuto porgergli delle scuse. Il 10 fu esagerato? No, ci ho sempre creduto perché io vado sempre dritto per dritto. Lo vedo dall’interno e vedo quello che fa, all’esterno si vedono solo i risultati della squadra: mai avuto un voto inferiore, poi l’abbiamo visto. Abbiamo un’ottima reputazione, lo dico senza presunzione: abbiamo visto cos’è successo nei vari gironi, un calciatore qui si sente più tranquillo e, in ogni caso, chi viene qui si fida del direttore sportivo e Minadeo ha un’ottima credibilità».

Si sentono i primi rumors di mercato:
«Stiamo lavorando già per l’anno prossimo e ci sono delle ambizioni, ma il calcio è così: abbiamo dei pilastri, ma i calciatori sono calciatori e l’abbiamo visto con Buso lo scorso anno; per l’ingaggio che aveva, per noi era un affare: se vuole andare via e crea dei contrasti, allora non hai tante possibilità. Crediamo nei ragazzi con contratti lunghi, ma voglio fare il possibile per dimostrare che questa non sarà una squadra messa lì per galleggiare: potranno crescere professionalmente anche con noi. Kritta l’ho preso e portato qua fisicamente, ma se arrivasse il Real Madrid sarebbe dura trattenerlo: tra i calciatori e nei miei confronti si è creato un clima eccezionale, ma poi scattano interessi economici e posso farci niente. Mi fa piacere che i calciatori presi abbiano delle richieste, sono dei fiori all’occhiello di Minadeo e vale anche per Kritta, acquisto che ho poi agevolato. Di Sipos apprezziamo il fatto che non si fermi mai: non è lì davanti alla porta ad aspettare il pallone, inoltre è un ragazzo d’oro».

L’idea sul minutaggio cambierà?
«Ci stiamo lavorando, lo scorso anno non l’abbiamo fatto perché non c’era il tempo per salutarsi: alcuni sono venuti in ritiro quasi come se fosse una vacanza. Poi, visti i mancati risultati, tutto è andato in second’ordine: da tempo ci muoviamo su tutti i fronti. Un po’ per volta abbiamo creato la struttura, del resto c’è stato il tempo per farlo».

Sull’accostamento di Valente alla Juve Stabia:
«Non si tratta di essere galantuomini o meno, del resto ci siamo stretti la mano… Pagliuca è sotto stretto contratto, ho ottimi rapporti con la società e mi sembra difficile che questa cosa possa accadere. Sul calciatore non metto la mano sul fuoco, l’allenatore è difficile che possa dire “non alleno più” o “alleno male”: nel calcio può succedere di tutto, ma abbiamo iniziato con lui un percorso condiviso e la vedo come roba molto, molto difficile».

Su stadio e sponsor tecnico:
«Lo stadio è quello che è, ha bisogno di essere rivisto. Stiamo valutando delle possibilità, il Comune non mette a disposizione dei fondi e stiamo valutando la possibilità di mettere delle strutture temporanee con il supporto di uno sponsor: lo staff ha bisogno di un locale apposito, inoltre stiamo acquisendo un sistema di ripresa avanzato. La rivisitazione degli spogliatoi la faremo, invece, a nostro costo. Sul tappeto del campo siamo intervenuti dopo la partita con la Pro Vercelli: dobbiamo fare un’attività, il problema è il sottofondo perché va drenata l’acqua; la canalizzazione oggi è sopra il livello del campo, dobbiamo trovare un modo non dirompente a livello di costi e per non frenare l’attività. Ci sono delle possibilità, ma è da fare: ieri siamo andati a Rovagnate e mi sono commosso a vedere il campo nuovo, a Caldiero il Comune ha dato dei fondi… Rispetto le scelte dell’amministrazione, ma non abbiamo un supporto da parte loro oltre ad aver un canone esagerato per far allenare i ragazzi al Bione: parliamo di 65mila euro all’anno, con un aumento del 18% quando penso che l’opportunità dovrebbe essere gratuita o quasi simbolica. Anche una compartecipazione sarebbe un segnale: sono contento che a breve partiranno i lavori per la piattaforma dei disabili e i bagni. Il contratto con Legea scade il 30 giugno, ma com’è giusto che sia stiamo valutando delle altre possibilità: ci sono altre due proposte sul tavolo e ci stiamo pensando. La scelta verterà anche sulla qualità e la disponibilità dell’abbigliamento: stiamo ascoltando anche giocatori e tifosi, ci sono sempre delle preferenze».

Il budget?
«Non andremo al risparmio, ma dall’esperienza maturata posso dire che i budget non fanno la differenza sul campo: lo dimostrano Triestina e Giana Erminio, oltre alla Virtus Verona. Cruciale è la scelta dei giocatori. Faremo tutti i sacrifici possibili e immaginabili per avere un’ottima squadra, ma tra prima e seconda fase della stagione abbiamo avuto costi e risultati ben diversi».

La posizione di Zanellato:
«Direttore sportivo e allenatore stanno facendo dei sondaggi. Mi piace? Sì. Sta poi alla capacità di Minadeo e a Zanellato, personalmente mi farebbe male una sua non permanenza perché non è un giocatore qualsiasi: su qualche elemento si può fare il sacrificio, poi anche qualche elemento preso a gennaio ci ha dato 30 rispetto a un’aspettativa di 100».

Fideiussione raddoppiata e salary cap in Serie C:
«La fideiussione non mi preoccupa, negli incontri passati con il presidente Marani ho chiesto di alzare l’asticella all’ingresso vista la situazione di alcune società. In questo campionato si affrontano degli impegni e un presidente deve saperlo: se 10 società vanno in difficoltà dopo poco, il campionato si struttura in modo diverso. Il salary cap lo trovo interessante, ne abbiamo discusso 5-6 mesi fa in Lega e avremo un anno di prova: se fatta con raziocinio, può essere un aiuto; va sistemato, ma fondamentalmente mi trova d’accordo».

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