Il calcio italiano riserva sempre sorprese, ma l’ultima di Massimo Cellino ha dell’incredibile. Il presidente del Brescia, praticamente già escluso dalla Serie C per il mancato pagamento di stipendi e contributi, ha deciso all’ultimo momento di presentare la domanda di iscrizione al campionato professionistico. Una mossa apparentemente inutile ma dalle conseguenze concrete: il Caldiero Terme, retrocesso in Serie D, perde ogni speranza di riammissione, mentre il Ravenna si prepara a festeggiare il ripescaggio in Serie C.
Le conseguenze
La scelta del patron bresciano di presentare la documentazione entro il termine del 24 giugno ha scatenato un effetto domino che cambierà il volto della prossima Serie C. Nonostante la domanda sia destinata al rifiuto per il mancato rispetto dei requisiti economici fondamentali, questa mossa tecnica modifica completamente le regole del gioco per le squadre in attesa di ripescaggio. Il meccanismo è complesso ma decisivo: quando una società rinuncia completamente a iscriversi, scatta il sistema delle riammissioni, che non comporta costi aggiuntivi per il club beneficiario. Al contrario, se viene presentata una domanda poi respinta, si attiva la procedura dei ripescaggi, più onerosa ma che segue una graduatoria diversa.
Caldiero scippato della sua occasione
Il Caldiero Terme aveva riposto le sue speranze nella rinuncia totale del Brescia. I termali veneti, retrocessi dopo i playoff, occupavano il secondo posto nella graduatoria delle riammissioni e avrebbero potuto tornare automaticamente tra i professionisti senza sostenere costi aggiuntivi. La Pro Patria beneficierà di questo meccanismo subentrando alla Lucchese. La decisione di Cellino, invece, spegne definitivamente queste aspettative. Il club di Filippo Berti, che ha sempre rispettato le regole e lavorato con serietà, si trova penalizzato da una manovra che molti definiscono sleale e dovrà ripartire dalla Serie D, nonostante avesse tutti i requisiti per essere riammesso.
Il Ravenna verso la Serie C
Dall’altra parte c’è chi sorride. Il Ravenna, secondo nella graduatoria dei ripescaggi, si prepara a tornare tra i professionisti dopo anni di attesa. La società romagnola, che può contare su dirigenti esperti come Ariedo Braida nel ruolo di vicepresidente, ha già predisposto tutta la documentazione necessaria. Per il ripescaggio servono requisiti più stringenti rispetto alla riammissione: un versamento a fondo perduto di 300mila euro e una fideiussione aggiuntiva. Il Ravenna ha dimostrato di essere pronto sotto ogni aspetto, sia economico che strutturale, e attende solo l’ufficialità dalla commissione di vigilanza.
Le possibili motivazioni
Perché Cellino ha scelto di presentare una domanda destinata al rifiuto? Gli esperti ipotizzano una strategia legale in vista dei ricorsi davanti alla giustizia ordinaria. L’imprenditore sardo potrebbe voler dimostrare di aver tentato ogni strada per mantenere il Brescia tra i professionisti, rafforzando così la sua posizione nei contenziosi futuri. Questa mossa potrebbe essere funzionale a sostenere la tesi di essere stato vittima di una presunta truffa nel caso dei crediti fiscali che ha portato alla penalizzazione. Dal punto di vista sportivo, tuttavia, la strategia non avrà alcun effetto pratico.
Il futuro del calcio bresciano
Mentre Cellino combatte le sue battaglie legali, il futuro del calcio professionistico a Brescia passa per altre strade. Giuseppe Pasini, presidente della FeralpiSalò, sta lavorando con il Comune per trasferire la sua società dal lago di Garda al capoluogo lombardo. Il progetto prevede il cambio di denominazione e sede dei gardesani, che diventerebbe il nuovo Brescia – partendo dalla denominazione Leonessa – con l’obiettivo di tornare in Serie B entro due anni e in Serie A nel giro di cinque stagioni. Il Comune ha già inviato a Cellino la disdetta per lo stadio “Rigamonti” e sta supportando Pasini nella ricerca di nuovi investitori. Una manovra che non sta piacendo né agli uni né agli altri ultras, unitissimi nel rinnegare le decisioni del patron del gigante Feralpi.