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Interviste | Valente: «Squadra giovane? Voglio gente affamata. Mancano difensori». Bonaiti: «Il Lecco per me è un sogno»

Il tecnico italosvizzero e il centrocampista bluceleste raccontano le sensazioni legate alla partenza della nuova stagione. Il 17 luglio la squadra inizierà a lavorare in ritiro

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Tempo di lettura 8 minuti

La stagione della Calcio Lecco è iniziata con grandi aspettative e volti nuovi. Mister Federico Valente, parlando ai media presenti all’allenamento aperto di mercoledì 16 luglio, si dice soddisfatto della rosa già completa all’80%, mentre Stefano Bonaiti vive «il sogno» di un ritorno a casa che porta con sé tutta la passione di un lecchese doc. Il centrocampista ha trascorso le ultime quattro stagioni tra le fila dell’Alcione Milano, con cui ha concluso il suo rapporto il 30 giugno 2025 prima di firmare un contratto che lo legherà ai blucelesti fino al 30 giugno 2027.

L’intervista di mister Federico Valente

Mister, hai la rosa all’80% della sua forma finale.
«Sono contento di questo, perché sin dal primo giorno puoi lavorare sui tuoi principi, sulla tua idea. Tanto lavoro in queste settimane e mesi, perché nulla è scontato. Penso, guardando al mercato italiano, che normalmente a questo punto del ritiro non c’è mai la squadra, dunque io sono contentissimo. I ragazzi si stanno impegnando dal primo secondo; e si divertono, anche perché alla fine è calcio».

Mister, avete una rosa multietnica. Può essere un limite oppure, alla fine, il calcio è universale?
«L’ultima frase che hai detto è fondamentale, il calcio è internazionale. I ragazzi si capiscono subito, perché la lingua del calcio in campo la conoscono; i nuovi arrivati sanno quello che voglio io e il metodo, insomma sanno quello che richiedo. Per fare gruppo siamo responsabili noi tutti: direttore, tutta la squadra, noi come staff, dal mio mental coach che si dà da fare. Però, alla fine, sono loro che si devono trovare: per questo serve andare in ritiro in montagna, ci sarà tanto lavoro in campo ma anche fuori per conoscersi; vale per quelli di fuori ma anche per i Primavera. Se guardi all’inizio dell’allenamento sono tre gruppi: quelli che arrivano dall’estero, gli italiani e quelli giovani. E alla fine del ritiro dovrebbe essere un gruppo unito».

Mister, ci sono pochi over 30 e tante scommesse. Non sei un po’ spaventato?
«Se fai queste scelte insieme al direttore c’è una convinzione, non ci siamo messi lì a parlare solo dei nomi e a dire “Ma questo mi piace, questo è libero”. I colloqui sono iniziati già a marzo, già a febbraio con Furrer perché lo conoscevo da anni. Contro Alaoui ho giocato, l’ho seguito per tanti anni; Pellegrino l’ho notato, visto e allenato. Dunque sono per me non scommesse, per me sono valori perchè conoscono il mio metodo e il mio lavoro. Chiaro che da fuori possono esserci dei punti di domanda, ma sono sicuro di quanto fatto quando si vede un allenamento come quello di oggi: siamo partiti da un punto più alto rispetto a quello che abbiamo trovato l’anno scorso, senza parlar male di chi c’era prima di noi. Niente contro gli over 30 c’è bisogno di loro in campo per l’esperienza, però nel calcio d’oggi se non hai gamba, per il mio metodo, è difficile. Dunque ho fatto questa scelta: ragazzi che hanno coraggio, voglia di andare in campo e di esprimersi al massimo con la mia idea».

Tanta intensità nel tuo metodo. Frigerio ha corso parecchio: è un pilastro?
«Sa che non faccio niente per caso. Frigerio viene da un infortunio non poco grave. Se lui fa il jolly vuol dire che non ha tanti contrasti, non ha quei cambi di ritmo o di distanze da fare, anche se cammina sempre, però è più un metodo per reintegrarlo al 100% considerando che non sapevo come sarebbe rientrato. È questa l’idea, però chiaramente con quei centrocampisti che abbiamo con Bonaiti, Mallamo, Metlika, Frigerio, Pellegrino che può fare sia il quinto che stare dentro il campo… Sono ragazzi – tutti – di molta qualità e troverò la quadra sia se gioco a due o a tre. Adesso ne ho sei di centrocampisti, a me questo dà una buona sensazione. Son contento ed è quello che cercavo».

Cosa ti aspetti ancora dal mercato, andando nel dettaglio?
«Ovviamente ci mancano difensori. Ci manca qualcosa sul braccetto destro, dobbiamo coprire due posizioni. Sulla sinistra siamo coperti con Romani e Ferrini. I centrali sono Marrone e Battistini, ma Battistini può anche fare il braccetto. Sulla destra siamo scoperti, è sicuramente quello che ci manca; davanti cerchiamo una sottopunta e una punta, quello che stiamo concretizzando anche se non c’è niente di scritto».

Hai perso il vice Cherubin e sono cambiate diverse figure nello staff. Cosa ci sarà di diverso?
«Innanzitutto Cheru, come lo chiamo io, è diventato non solo un vice ma un buonissimo amico in questi due anni. Sin dal primo giorno gli ho detto “guarda, quando tu hai la possibilità o vuoi fare il tuo percorso, sarò il primo ad augurartelo perché alla fine anche io ho percorso questa via come allenatore”. Lui ha preso un po’ strada diversa facendo il vice e adesso va a fare esperienza come primo allenatore. Gli auguro tutto il meglio, sono molto contento di ciò che ha fatto lui qua l’anno scorso. Per sostituirlo ho fatto molti colloqui con secondi allenatori: alla fine devo dire non c’era nessuno in grado di convincermi rispetto alla mia idea e quello più vicino è stato Diego (Montecchio, ndr). Non è una scelta casuale, lui è giovane ma conosce la mia idea al 100%. Mi fido al 100% di lui, perché è stato leale sin dal primo giorno. Sono andato a prendere Ivan (Audino, ndr) come ex giocatore dà un’esperienza che si vede, è vicinissimo ai giocatori. Quindi voglio sostituire Cheru con loro due insieme: siamo solo forti, insieme. In più arriva il nuovo “prof” (D’Alessandro, ndr) e son contento anche di questo. È importante di avere un gruppo di persone. A me piacciono le persone positive, che mi conoscano o conoscano la mia idea: non è un caso, le scelte sono fatte pensando veramente bene e a lungo».

Mister, avete in rosa sette ragazzi della Primavera.
«Innanzitutto un grande complimento a loro per la vittoria nei play off. Noi tutti abbiamo dato il nostro contributo, i sei ragazzi che ci sono oggi si sono allenati con noi già nei mesi scorsi e in campo si vedeva; in più, mister Mazzoleni ha veramente fatto un bellissimo lavoro. Non vorrei tirar fuori un nome o due: chi vede oggi l’allenamento nota chi sta facendo dei passi. Anastasini ha giocato già con noi ed è molto polivalente, e ha già un bel ritmo. C’è Mihaili che ha tanta potenzialità. Sono contentissimo di tutti, hanno bisogno di qualcosina ancora, però tutti si danno da fare. Non dimentico Di Bitonto, ma lui lo sa che deve lavorare ancora (ride, ndr)».

L’intervista di Stefano Bonaiti

Stefano, è stato un ritorno scritto nel corso del tempo.
«Sono molto felice. L’amore che mi lega a Lecco e al Lecco è grande, è sempre stato dentro di me. Poi nella carriera di calciatore non sempre si riesce a coronare un proprio sogno. Personalmente ci sono riuscito, questo mi fa molto piacere e sono veramente felice di essere qua. Non vedo l’ora d’iniziare».

Come ti è sembrato essere qui ed essere al cospetto di Valente?
«Fa sempre piacere quando il pubblico ci è vicino. Speriamo che anche durante l’anno non manchi il sostegno, ma di questo sono certo. Per quanto riguarda il mister, è uno stimolo in più lavorare con qualcuno che arriva da una cultura magari diversa e ha una filosofia differente da quella italiana. È uno step di crescita importante per me e mi auguro di riuscire a migliorare tanto sotto molti punti di vista».

Sei uno che recupera i palloni o anche un regista?
«Non penso stia me a dirlo. Cerco sempre di partire dalla fase di non possesso, perché è quello che sento più vicino alle mie caratteristiche. So che ho tanto da migliorare dal punto di vista dell’impostazione, quindi dovrò lavorare e spero di crescere tanto anche sotto quel punto di vista. Sicuramente è un obiettivo che mi che mi sono posto per quest’anno».

Puoi dare un contributo sul fronte della passione: garantisci attaccamento alla maglia?
«Beh, sicuramente penso che giocare per la squadra della propria città sia un valore aggiunto, mi auguro di poterlo trasmettere ai compagni. Non che ce ne sia bisogno, perché sono tutti i ragazzi che sono legati alla squadra e ci tengo anche a ringraziarli per come mi hanno accolto: in questi primi tre giorni mi sono sentito veramente già parte di loro e non è scontato. Spero di poter portare un po’ di lecchesità con i fatti, perché alla fine penso che nella vita contino quelli e non le parole».

Tu sei un under 30, ma pure uno dei più esperti della rosa.
« Sì, sicuramente la corsa e l’intensità in Serie C sono fondamentali, quindi chiaramente quello dev’essere un punto di partenza per poi appunto poter migliorare nel quotidiano anche tutti gli altri aspetti. Giudizi sulla squadra non sta a me darli: ho percepito la fame in tutti i ragazzi, hanno voglia di migliorarsi e di fare qualcosa di bello per noi, per la squadra e per la città».

Ora tocca far vedere il tatuaggio…
«Sì, la testa dell’aquila sulla spalla (ride, ndr)».

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