Il Lecco si prepara al doppio confronto con l’Ospitaletto, una delle storie più interessanti tra le nuove proposte della Serie C. La compagine bresciana ha ottenuto una doppia promozione in due partendo dall’Eccellenza, conquistando il ritorno tra i professionisti dopo 25 anni di assenza. La scorsa stagione hanno conquistato la Serie C con 75 punti nel difficile raggruppamento B, battendo favorite come Desenzano e Pro Palazzolo. Domenica alle 18 al “Rigamonti-Ceppi” andrà in scena il primo atto di questa sfida, valido per il primo turno di Coppa Italia, seguito dal debutto in campionato del 23 agosto. Mister Federico Valente ha quindi presentato la gara nella conferenza stampa d’inizio stagione tenutati mercoledì pomeriggio, a quattro giorni dal calcio d’inizio della prima gara ufficiale della stagione 2025/2026.
Verso Lecco-Ospitaletto, la conferenza di mister Valente
La Coppa Italia di Serie C è una delle competizioni più sottovalutate del calcio italiano.
«Innanzitutto, a me piacciono tutte le competizioni. Sono, direi, un competitivo, dunque anche la mia squadra non vede l’ora di scendere in campo domenica, di poter affrontare l’Ospitaletto sia in Coppa, che è la prima partita, e poi anche in campionato. Proviamo a esserci tutti, chiaro che c’è ancora Ndongue fuori, però per il resto tutti dovrebbero essere a nostra disposizione. I ragazzi sono come un cavallo nel box pronto a uscire. Hanno lavorato tanto, abbiamo lavorato tanto, abbiamo anticipato un po’ gli allenamenti per l’orario, perché con questo tempo penso che prima ci si alleni e meglio è, però stanno bene, siamo contenti di com’è andato, di aver avuto un ritiro quasi al completo sin dall’inizio. Adesso però, chiaramente, la partita di domenica ci darà poi maggiore risposta su come stiamo e dove stiamo».
Tatticamente avete lavorato per un 3-4-1-2, ma alla fine vi ritrovate con un 3-5-2:
«Ma lei lo vede come 3-5-2? Io non l’ho visto così. Era un 3-5-1-1, un 3-4-2-1 o un 3-4-1-2 con l’inizio gara con due play; chiaro che nell’ultima partita abbiamo messo un centrocampo a tre, ma penso che i moduli non siano decisivi, lo sono di più i principi e i giocatori in campo. Che, forse con un po’ più di tempo e con il precampionato, abbiano avuto la possibilità di sposare ancora di più l’idea di quello che vorremmo proporre. Alla fine proviamo a trovare soluzioni contro quello che ci dà l’avversario».
Mister, una squadra costruita a sua immagine e somiglianza. Come procede l’integrazione di questi giocatori?
«Devo fare un grande complimento ai ragazzi, non solo a quelli che sono arrivati ma anche a quelli che hanno già fatto parte di questo gruppo, e anche ai nuovi arrivati italiani. Sin dal primo giorno hanno provato a includerli sia nell’allenamento, sia nelle partite, vanno fuori a mangiare insieme. Dunque quella è una cosa che deve nascere anche intrinseca, perché se poi sono solo io a farlo in modo esplicito, sbagliato, non è così decisivo come se nasce da loro. Perché in campo poi vanno loro, sono loro che si devono capire. Chiaramente, con il nostro staff abbiamo provato a trovare vie e mezzi per trovarsi come gruppo. Loro hanno provato subito dall’inizio a parlare l’italiano, uno un po’ di più, l’altro un po’ meno, come caratteristica. Però anche un giovane come Alaoui, che è un ’06 ed è giovanissimo, è una promessa che ci ha dimostrato già in parecchi momenti di poterci dare una grandissima mano; lui stravede per i compagni di gioco che ha in squadra. Ma sono contento di come è andata anche con i nuovi arrivati italiani: con Stefano (Bonaiti, ndr), Mallamo, Metlika, e anche Tanco, adesso l’ultimo arrivato, che ci dimostra veramente di aver piacere di far parte di questo gruppo. Dunque, queste settimane sicuramente ci hanno aiutato perché noi sappiamo che se inizia il campionato e poi arriva uno senza allenamento, senza aver fatto parte del gruppo, è difficile».
A proposito di Tanco, è uno dei giocatori con più esperienza. Una soluzione è stata il suo lancio lungo:
«Vorrei essere una squadra completa, nel senso che se veramente l’avversario ti costringe a fare qualcosa, tu devi avere un piano B, C, D, E. Se hai in mente solo una cosa, sei più facile da calcolare. Vuol dire che noi proviamo tante di quelle cose, ma sempre nella nostra idea, sui nostri principi. Provi, prendi e metti in uno zaino tutto. Tutto quello che tu alleni è in base a quello che ti dà la partita: il sabato o la domenica le tiri fuori. Se tu hai uno zaino con dentro 100 cose, magari tu ne tiri fuori 10 il sabato, ma quelle 10 sono quelle che vanno veramente a incidere su quella partita. Perché il pericolo qual è? Tu prepari una partita e vai solo ad adattarti sull’avversario, poi arrivi al sabato o alla domenica e loro vengono qui in modo completamente diverso: che cosa fai? È quella la difficoltà e anche il bello. Per questo i lanci di Tanco, o i cambi di gioco, sono una cosa adattata a quello che ci richiedeva la partita in quel momento lì. È chiaro che si vuole uscire anche combinando col centrocampo, però se quello è chiuso deve avere anche la possibilità B o C o D o E o F. Dobbiamo arrivare fino alla Z. Noi pensavamo che il Sondrio non venisse a uomo, vedendo la partita contro il Palermo dove hanno aspettato; invece, nel secondo tempo hanno provato ad andare a uomo perchè avevano fatto fatica nel recupero palla: a quel punto devi trovare delle situazioni già allenate e cambiare, ma per i giocatori non è così facile e quella è la difficoltà. Se io calcolo tutti gli expected goals avuti durante la preparazione, abbiamo creato tantissime occasioni da gol o pericoli: a volte ci ha mancato l’ultimo passaggio o il cross giusto».
Parliamo di mercato: vorrebbe un quinto di destra diverso rispetto a Grassini? Cosa sa di Frigerio?
«Penso che tutti gli allenatori direbbero la stessa cosa: il mercato che finisce a campionato iniziato dà rottura ed è difficile da gestire, perché poi non sai mai che cosa salta fuori. E io in primis provo a capire anche il giocatore, ma c’è anche la società che fa i suoi interessi. Poi io, come allenatore, finché non sento una cosa detta da sopra, dalla dirigenza, che dice: “Guarda, Marco va via”, per me fa parte del gruppo e lo tratto come tale. È un giocatore molto importante, per chi ha visto le amichevoli. Per quanto riguarda il quinto di destra, penso che con Gabriel Pellegrino abbiamo trovato anche un giocatore molto frizzante e diverso da un quinto normale. Penso che lui nasca come centrocampista, però ha tutte le qualità per fare anche un quinto interessante. È chiaro che siamo sempre aperti fino all’ultimo giorno del mercato a guardare cosa ti dà, a trovare soluzioni. Poi si vedrà, sia da dietro o davanti. Penso che se facciamo i calcoli, un posticino forse ci sarebbe ancora, però sappiamo anche che io, in primis, non voglio fare colpi veloci o qualcosa solo per farli. Dunque, lì siamo tranquilli su quel punto. »
Vicenza, Brescia, Cittadella… Il quarto chi è?
«Belle squadre, se intendete questo. Non ho mai pensato a loro fino ad adesso, perché ho guardato fino ad oggi sempre solo a noi, e penso che faccia anche bene perché se noi facciamo il nostro, dopo 10 giornate, si potrà dire in che direzione starà andando».
Gli altri temono il Lecco o no?
«Forse bisogna chiamare loro, io non ho i numeri. Provo a fare un lavoro giusto, intenso, con questa squadra che dà ogni giorno l’anima in campo. E non abbiamo richiesto poco, eh, veramente abbiamo lavorato duro, tosto. Tutti i giocatori hanno fatto quasi lo stesso minutaggio nel precampionato, dunque ognuno si è potuto far vedere. Quello per me era importante: creare questo ambiente di concorrenza interna, però di dare anche valore, perché è facile per i mister dire: “Sì, sì, sei importante per me”, però poi giocano sempre gli stessi, anche già nel precampionato per 20 minuti. Vediamo cosa ci dà il campionato dopo 10 giornate».
Ancora mercato: si parla di un difensore in arrivo. Battistini essere braccetto in pianta stabile?
«Un volta braccetto, una volta quinto… Però tra i difensori c’è anche la sorpresa Mihali che ha giocato braccetto, quinto, sottopunta. Allora, se noi guardiamo come vogliamo giocare, un braccetto deve sapere cosa fa il quinto, cosa fa la sottopunta. Un centrale deve sapere sia il play sia il braccetto. Quindi devono essere molto polivalenti. È chiaro che adesso se tu hai due mancini, con Ferrini e Romani, già la sinistra è “ok” considerando anche Kritta che ha già dimostrato che può fare il braccetto se ci fosse bisogno, seppur con caratteristiche un po’ più offensive. Hai Marrone, Battistini, adesso Tanco come piede destro, più Di Bitonto e Mihali, che hanno fatto quel ruolo lì. Penso che se prendi un destro che sa fare entrambi, sei a posto se facciamo qualcosa, però non per lo faremo tanto per farlo. Dunque, dare fiducia anche a quelli che sono qui. Se ci sarà la possibilità ok, ma dev’essere una scelta convinta».
Contento di Zanellato? E come ha visto Metlika a centrocampo?
«Sì, Zanellato… Penso che tutta la piazza sia contenta, non solo io, anche la società che ha sposato questo progetto a lungo termine. E devo dire che lui, quando io l’ho visto a febbraio (adesso quando gli farò vedere questa conferenza riderà), era veramente messo male fisicamente. E io so che qui tanti di voi già si chiedevano molto prima perché non giocasse, ma ha fatto bene quei 20 minuti… Veramente, non era nelle condizioni fisiche giuste. Ora si vede che si sta allenando dall’inizio del ritiro, ha fatto tutta la preparazione, ha anche un altro passo e ha fatto tutti gli allenamenti, poteva fare tutto. Per questo siamo contenti: con la sua esperienza, anche con i giovani, come parla lui, come gli fa capire il gioco, c’è una differenza. Poi Metlika e anche Mallamo, per me, devono mettersi insieme, ma perché hanno caratteristiche simili. E poi c’è anche Stefano Bonaiti. Dunque, questi quattro centrocampisti sono una scelta molto convinta, perché si alternano. Ho cambiato sempre i due play insieme: una volta Metlika e Mallamo, una volta Zanellato e Metlika, Bonaiti e Zanellato, perché si devono capire tutti se giochiamo in due. Poi se giochiamo in tre, anche lì non cambia tanto perché le distanze sono così. Sono contentissimo di tutti i quattro centrocampisti che ho, più Frigerio e Pellegrino che sa fare il centrocampista: più ne ho in campo, più capisco il gioco».



















