Capitolo numero cinque del campionato 2025/2026. Il Lecco di Valente, reduce dalla prima vittoria esterna dalla fine del 2023 ai giorni nostri, ospita il Trento di Tabbiani che fino a questo momento ha avuto un andamento zoppicante. Nulla che tolga valore a una formazione allestita con delle ambizioni ben precise durante la lunga campagna acquisti estiva dopo la buona prima stagione con la nuova guida tecnica, un ex dalle parti del “Rigamonti-Ceppi”. I blucelesti, dal canto loro, stanno condividendo la vetta della classifica con il LR Vicenza e hanno l’altra favorita per la vittoria finale – l’Union Brescia – appena un punto dietro: una posizione invidiabile per le Aquile lecchesi, che dovranno confermare la propria efficacia tra le mure amiche contro le Aquile trentine. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per poter vivere una bella domenica pomeriggio di calcio nel catino ribollente su cui si affacciano il Resegone e il San Martino.
Verso Lecco-Trento: l’intervista di mister Valente
Mister, il Trento è uno step successivo rispetto alle prime due uscite interne del Lecco:
«Le chiacchiere non sono così sbagliate, ho visto un’amichevole con il Sudtirol e altre partite: hanno un’idea chiara e sono completi tra tutti i reparti, ci aspettiamo un avversario tosto e duro che proverà a crearci dei problemi».
Il sintetico un fattore in meno?
«No, ognuno ha la sua struttura, quello del Trento è nuovo e più grande; saranno più vicini a noi su questo aspetto, certo, ma dovremo fare il nostro per affrontare un avversario che vorrà a prenderci alto per metterci sotto pressione. Abbiamo preparato la partita per trovare tutte le soluzioni, mi aspetto un bel pubblico che ci darà sostegno: anche a Monza abbiamo avuto un uomo in più in campo».
Come ripartire?
«Guardando a ciò che hanno fatto finora, producono molto movimento con la palla. Noi proviamo a difendere compatti anche con i tre attaccanti, poi dobbiamo creare le ripartenze giuste: ci siamo fatti un idea, vedremo domenica alle 17 se avrà funzionato».
Importante mantenere la lucidità: com’è andata la settimana?
«L’essere umano tendere a rilassarsi quando le cose vanno bene, va trovato l’equilibrio giusto per non frenare qualcuno se sta bene. Le tre partite che ci aspettano in una settimana ci devono dare forza: abbiamo una rosa di trenta giocatori e poco tempo per preparare le tre gare; proveremo a dare freschezza mentale».
Come sta Frigerio?
«Era a disposizione, ma avevo la sensazione che fosse frenato dal fastidio che aveva. Per come giochiamo noi, i ragazzi devono essere al 100%; questa settimana è tornato come prima, spingendo tanto e sicuramente è anche un fatto derivante dalla concorrenza».
La fase offensiva è cambiata e non c’è la Sipos-dipendenza:
«A me va solo bene, se hai un solo punto di riferimento ed esce hai un problema. Sta facendo tanto, tanto lavoro per la squadra e il momento del gol tornerà anche per lui; per me il primo difensore è l’attaccante e lui fa un lavoro enorme».
Cosa cambia se si guarda la partita in tribuna come Luis Enrique?
«È una cosa al top, ma qui mi mangerebbero (ride, ndr). Si vede il gioco in modo completamente diverso, soprattutto le distanze; essere lontani dalla squadra, però… Io ho bisogno dell’alchimia con la squadra, di guardarli negli occhi: ci sono sempre i due lati della medaglia. In allenamento faccio così, comunque».
State gestendo un primato in classifica: hai usato gli urli?
«Fioretto e urli, ogni tasto del pianoforte va toccato. Se vinci puoi essere più duro, quando perdi il mix dev’essere giusto: si dice carote e bastone in italiano».
Frigerio nel 3-4-3?
«(lunga pausa, ndr) In Itlaia piace parlare di moduli e penso di aver dimostrato con la squadra che questo è un vestito giusto. Frigerio è diverso da Voltan, Furrer e Galeandro, sa fare anche il doppio play in mezzo: vediamo se uscirà questa soluzione prima o poi. Conta come ci si mette in campo ».
