Domenica alle 20:30 andrà in scena uno dei big match più interessanti della diciottesima giornata di Serie C. Al Rigamonti-Ceppi di Lecco si affrontano il Lecco secondo in classifica, staccatosi dall’Union Brescia e forte di un rendimento eccezionale tra le mura amiche; dall’altra parte un Cittadella in striscia positiva da otto risultati utili consecutivi. Una sfida che per Filippo Lora ha un sapore speciale: il centrocampista classe 1993 ha infatti vestito entrambe le maglie in momenti cruciali della sua carriera. Al “Citta” è approdato nel 2013 dopo l’esperienza nelle giovanili del Milan, dove è stato anche capitano della Primavera. In Veneto ha vissuto di tutto: la gioia della promozione, il dolore della retrocessione e anche tre rotture del legamento crociato in quattro anni che avrebbero potuto stroncarne la carriera. A Lecco è arrivato nel 2020 e ha trascorso due stagioni in prima linea, totalizzando 53 presenze e un gol, vivendo quelli che lui stesso definisce «gli anni più divertenti della mia carriera». Oggi Lora si trova in una situazione particolare: legato contrattualmente al Vado in Serie D, ma di fatto fermo per una controversia con la società ligure che lo ha portato a intraprendere vie legali. Nell’intervista a LCN Talks, il 32enne racconta senza filtri la sua vicenda e analizza il match tra due delle squadre che più gli stanno a cuore.
Filippo Lora a LCN Talks su Lecco-Cittadella (e tanto altro)
Filippo, partiamo dal match di domenica. Come vedi questa sfida tra due squadre che hanno segnato il tuo percorso da calciatore?
«Le seguo un po’ tutte quelle dove ho giocato e devo dire quest’anno bella sorpresa il Lecco che, per ignoranza mia, non conoscevo particolarmente non avendo mai incontrato e conosciuto il mister attuale, con tanti giocatori nuovi che sono arrivati in rosa: è stata una sorpresa. Poi è una sorpresa che si sta confermando sempre di più e sta diventando sempre più una certezza e speriamo che continui a esserlo. E, invece, dall’altra parte Cittadella che è partito magari al di sotto di quello che può e poteva fare, ma adesso sta riprendendo il suo cammino».
Il Cittadella ha cambiato molto nelle ultime settimane. Cos’hai notato dall’esterno?
«Non ho visto partite intere, ho visto degli spezzoni di gara, però effettivamente sì, si percepisce un Cittadella diverso. Dall’altra parte si percepisce anche un entusiasmo che sta girando attorno alla piazza di Lecco che sarebbe bello se venisse mantenuto e coltivato perché, come hai visto, ha fatto la differenza nell’anno della promozione nei play-off ed è una piazza che sa coinvolgere e anche trasmettere entusiasmo su una linea diversa da tantissime altre squadre in categoria, soprattutto in casa questa energia la sa trasmettere ed è coinvolgente: mi immagino una bella partita».
Del Cittadella hai detto che è una società strutturata per uscire dalle difficoltà:
«Parlandoci chiaramente, il Cittadella è una squadra, una società da categoria superiore, almeno per come la vedo io, ed è quindi una realtà strutturata da persone che sanno reagire a questa situazione qui. Il fatto che adesso la squadra si sia ripresa e abbia incanalato dei risultati utili, in questo senso qui ne è un po’ lo specchio. Quindi c’è da aspettarsi un Cittadella che saprà fare veramente il suo nel campionato e farlo anche bene».
I tuoi anni a Lecco li hai definiti i più divertenti della carriera. Cosa ricordi di quel periodo?
«Abbiamo un gruppo WhatsApp che si chiama Vecchie Glorie: non ci sentiamo tanto, però ricordo quegli anni come i più divertenti della mia carriera. Li ricordo come belli, perché nelle difficoltà e nel casino noi ci siamo anche forgiati come gruppo e abbiamo ottenuto comunque dei bei risultati».
Quegli anni con Di Nunno presidente sono stati particolari. Come avete vissuto le varie fasi?
«Probabilmente l’ambiente in cui cresce e lavora un gruppo di lavoro incide parecchio, quindi gli input che vengono trasmessi al gruppo squadra incidono nell’economia di una stagione e nella resa anche all’interno di una stagione. Noi passavamo da un casino all’altro e il nostro focus doveva comunque essere, a volte, quello di limitare i danni e cercare di reagire. Questo, per carità, ci ha anche permesso di creare un bellissimo gruppo, perché durante quei due anni siamo stati un bellissimo gruppo».
Dopo Lecco sei passato alla Torres in Sardegna, poi l’estate scorsa il passaggio al Vado in Serie D. Lì, però, è successo qualcosa di molto particolare…
«Guarda, in realtà è una situazione particolare, ma finché si riportano i fatti non serve nascondersi dietro a un dito. Sono molto chiaro e limpido, con la coscienza pulita: dopo 15 anni di carriera nel professionismo, nello scendere di categoria probabilmente mi sono trovato ad avere a che fare con persone che, probabilmente, in questa categoria sono maggiormente presenti. Al termine del primo dei due anni di contratto firmati a Vado la società, probabilmente per non più per non volermi più pagare, ha deciso di percorrere una determinata strada per dimostrare che io non sia più idoneo allo svolgimento dell’attività sportiva agonistica. Non so su che basi, però, perché ho sempre svolto il mio lavoro, anche negli ultimi anni, negli ultimi mesi, sempre senza alcun tipo di impedimento e infortunio: probabilmente le persone che popolano questa società e parte di questa categoria pensano di operare nel calcio in questa maniera qui».
E tu come hai reagito?
«Mi sono tutelato con i legali di turno, ho dimostrato in maniera evidente e chiara tutte le mie competenze e la mia idoneità sportiva con le visite eseguite da più ortopedici e tra l’altro di fama mondiale, referenti di squadre che giocano la Champions League. Ho messo tutto di fronte ai giudici di turno perché mi devo tutelare e devo tutelare intanto il mio lavoro, la mia immagine, ma soprattutto il mio lavoro che non mi è stato permesso di fare per degli interessi».
Sui social ho visto che stai correndo spesso sulla distanza della mezza maratona.
«Considerando il fatto che loro non mi stanno mettendo a disposizione le strutture per svolgere il mio lavoro e io l’unico modo che ho per allenarmi è correre, mi sono detto: dato che mi reputano non idoneo, io preparo una maratona e ne correrò una anche per dimostrare quanto le accuse che mi sono state mosse siano fatte solo ed esclusivamente per degli interessi economici di alcune persone. Corro 20 km al giorno sull’asfalto: vogliamo dire che non posso correrne quattro durante un allenamento? Dovrebbe essere la cosa peggiore del mondo per le mie ginocchia, in realtà posso fare qualsiasi cosa e lo sto dimostrando come dirò ai giudici: sono disposto ad allenarmi davanti a 20 dottori che dicano se sono in grado o meno di giocare a calcio».
Non c’era modo di trovare un accordo per la risoluzione consensuale?
«Mi hanno detto: “Guarda, noi piuttosto di pagarti dimostreremo che tu non sei idoneo”. Gli ho risposto: “Io che di giocare a calcio ne ho ancora voglia. Semplicemente mi state dicendo tutto ciò dopo che io ho dovuto rinnovare un contratto di affitto per abitare qui, per venire a svolgere il mio lavoro qui. Ci accordiamo, mi date i soldi dell’affitto?”. L’affitto di un anno qui mi costava 9.600 euro, ho chiesto 10.000 euro di buonuscita e mi è stato detto che a me non avrebbero dato niente perché, piuttosto, avrebbero dimostrato la mia non idoneità».
Parallelamente alla carriera hai sviluppato un’attività imprenditoriale. Com’è nata questa scelta?
«Durante la mia carriera ho sempre studiato comunicazione e marketing, poi mi sono preso l’abilitazione da coach ICF e quindi, parallelamente alla mia carriera, mia moglie svolgeva l’attività di network marketing e nel 2022 ha cominciato a collaborare con un’azienda di Torino – la DNA Solutions – che da 13 anni opera nel campo del benessere, dell’integrazione, della genetica attraverso i test genetici. Avendo questa passione entrambi e vedendo anche i risultati che cominciavamo a ottenere, abbiamo cominciato a puntare molto su questa cosa qui, perché è un’attività indipendente, flessibile, autonoma, che puoi svolgere quando vuoi, come vuoi, quanto vuoi, con chi vuoi, da dove vuoi. Ed è diventata quell’attività che portavo avanti parallelamente in quelli che dovrebbero essere i miei ultimi anni di carriera per crearmi qualcosa che quando terminerò di giocare avrò già avviato e che mi permette anche di mantenere lo stile di vita che ho avuto in questi anni. Perchè noi calciatori, va detto, siam in parte dei privilegiati».
Un messaggio per la piazza di Lecco?
«Ci tengo a salutare un po’ tutta la piazza di Lecco perché, come hai detto prima, ci sono legato inevitabilmente (la secondogenita è nata in città, ndr) e porto proprio un bellissimo ricordo di Lecco, sono stati begli anni e una bella piazza, con una bella tifoseria che colgo l’occasione per salutare».
La carriera di Filippo Lora
| Squadra | Presenze | Gol | Assist | Amm. | Esp. | Minuti |
|---|---|---|---|---|---|---|
| AS Cittadella | 76 | 7 | 5 | 12 | 2 | 3.869′ |
| Calcio Lecco | 53 | 1 | – | 9 | 1 | 2.753′ |
| Torres | 49 | – | – | 17 | 1 | 3.190′ |
| Milan Primavera | 35 | 1 | – | 6 | 1 | 2.404′ |
| Vado FC 1913 | 26 | – | – | 3 | – | 1.070′ |
| Ravenna FC 1913 | 25 | 1 | 2 | 6 | 1 | 1.521′ |
| AC Monza | 21 | 2 | – | 4 | – | 1.118′ |
| Totale | 285 | 12 | 7 | 57 | 1 | 15.925′ |

















