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Tra Iocolano e il patron Di Nunno il feeling non è più quello del primo anno, mentre il gioiellino Tordini è stato relegato in panchina: il Lecco dovrà scegliere o si terrà entrambi?

Simone Iocolano e Mattia Tordini BONACINA/LCN SPORT
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Tempo di lettura 4 minuti

Quello di Mattia Tordini è un caso decisamente strano. 4 gol e 2 assist nelle prime 8 presenze con la maglia della Calcio Lecco 1912, che gli sono valsi il primo contratto da professionista (scadenza 30 giugno 2024), le continue citazioni da parte della stampa nazionale e l’inserimento nel tabellino dei giocatori da seguire di varie società di Serie A e Serie B. Poi sono arrivati Mantova, il serio infortunio alla caviglia, le difficoltà della squadra, il cambio di guida tecnica e un reinserimento nelle rotazioni più difficile del previsto. A penalizzarlo è stato sicuramente anche il passaggio al 4-4-2 operato da mister Luciano De Paola, che dopo i 90′ con il Südtirol l’ha relegato in panchina a Piacenza, poi gli ha concesso 36′ tra Seregno (sullo 0-4) e Pro Sesto (0-0): il Pirata è tipo che sposa la linea della continuità, ma l’aver rimesso in piedi la baracca con 7 punti in 3 uscite permette di ragionare con un minimo di calma in più sul medio periodo.

Il 19enne di Novara ha dimostrato più e più volte di parlare la stessa lingua calcistica di Simone Iocolano, con il quale si è spesso e volentieri trovato a occhi chiusi. Il “due-uno” palla a terra di mister Mauro Zironelli ha permesso a entrambi di approcciare alla grande la nuova stagione, mentre il “quattro-due” aggressivo, e con la palla spesso calciata lunga, di mister Luciano De Paola ha imposto di fare una scelta tra i due, sempre ricaduta sull’usato sicuro. Se il canovaccio tattico dovesse rimanere questo fino alla fine della stagione, allora a gennaio s’imporrebbe un ragionamento: arrivasse l’offerta giusta, sarebbe arrivato il momento di cedere “Ioco”? Il patron Di Nunno in estate ha scelto di rinnovare il contratto del proprio fantasista fino al 30 giugno 2023, con grande soddisfazione da parte della piazza, ma poi non sono mancati, raccontano le indiscrezioni, sintomi d’insofferenza del proprietario e anche uno screzio nello spogliatoio di Crema, con il “17” che prese le difese di Zironelli insieme ad alcuni compagni di squadra. La sensazione è che il numero uno bluceleste non farà barricate per trattenere la propria punta di diamante, anche se la cosa genererebbe preventivabile insoddisfazione intorno alla squadra: in parole semplici, la gente s’incazzerebbe. Per il “32”, invece, una partenza sarebbe semplicemente prematura nonostante l’avvio da sogno.

Uno, nessuno o tutti e due?

Tornando a noi, pare chiaro un aspetto: non ve n’è uno, tra IocolanoTordini, che possa accontentarsi degli spiccioli di gara; il primo perché è un big della categoria entrato nella seconda parte della carriera, il secondo perché rappresenta un patrimonio che la società potrebbe capitalizzare in maniera sostanziosa durante l’estate, tra l’altro senza fretta visto il solido vincolo contrattuale di cui sopra. Il termine l’abbiamo già speso per altre cose, ma torna spesso buono da queste parte: sarebbe tafazziano, ovvero masochista, depauperare un potenziale tesoro. E tesoro, per ragione diverse, è un termine che si può applicare a entrambi i soggetti.

A gennaio arriverà il tempo di fare scelte decise, in primis in chiave tattica: rispolverare il 4-3-3, con il sacrificio di due buoni esterni come Zambataro e Giudici, oppure mantenere il 4-4-2, rinforzare le linee laterali e ragionare a fondo sul da farsi là davanti, dove l’unico vicino alla partenza sembra essere Mastroianni ma non si escludono sorprese come l’utilizzo di due “9”, tra i quali un Petrovic dalle caratteristiche ibride, in contemporanea. L’invasivo calciomercato di gennaio incombe, il diesse Fracchiolla è intenzionato a portare a casa una prima punta, da sommare ai ventilati ritorni di Capoferri e Nesta, ma quello della rosa rimane l’equilibrio più importante da salvaguardare per non incappare in un girone di ritorno da incubo.

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