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Bruschi e Villani

Bruschi & Villani 7 Ottobre 2013
Ci vien da piangere, anzi no…

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Tempo di lettura 3 minuti

Se si guarda la classifica vien da piangere. Sei punti in sei partite è una media da play-out, più che da play-off. Ma per fortuna il calcio non è solo matematica. A volte le prestazioni contano più dei risultati. Questo avviene, soprattutto, quando la squadra è ancora in cantiere, quando sta acquisendo una fisionomia, quando, cioè, ha ancora margini di miglioramento e tempo per risollevarsi. Se la media di un punto a partita persistesse anche a gennaio ci dovremmo davvero preoccupare. Ma non crediamo sarà il caso del Lecco.

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A Castel Goffredo è andata in scena forse la miglior recita del torneo. Persino migliore di quella di sette giorni prima quando il Lecco aveva regolato per3 a1 l’Aurora Seriate. Differente il campo e l’avversario, in terra mantovana il Lecco, dopo aver sbandato paurosamente per venti minuti, ha saputo imporsi con grande autorevolezza e solamente il solito arbitraggio indegno gli ha impedito di vincere. Non è la solita scusa dei deboli, quella dell’arbitraggio contrario, anche perché ormai è diventata una costante. È la realtà di una squadra, il Lecco, che avrebbe dovuto giocare in undici contro sette-otto, tanti sono stati i fallacci commessi dai locali. Insomma, una partita che ha dimostrato che il Lecco non è soltanto schemi e teoria ma anche randello e pratica.

Confortante, insomma.

 

I dubbi sulla crescita di questa formazione, però, non sono di ordine tecnico tattico, ma, come sempre societario. Si parla di stipendi che stentano a essere pagati. Si vocifera di tecnici che non vengono invitati nemmeno alla presentazione della terza maglia, salvo poi chiamarli quando la loro assenza diventa troppo evidente e “rumorosa”. Si parla di una società con l’acqua alla gola. Insomma, tutte cose “dejà ecouté”. Il problema è che non si sentono ancora voci contrarie, ovvero di possibili compratori. Antonio Rusconi e la Cento Bluceleste, ne siamo certi, stanno ancora lavorando per un subentro, per comprare le società dalla proprietà Invernizzi.

Ma di concreto, ancora, non emerge nulla. Rusconi tiene tutto sotto traccia per permettere ai futuri acquirenti, se ci sono, di entrare in maniera soft. Ma rimane un fatto: il tempo stringe. Stringe ormai da un anno e mezzo, è vero, per cui mese più, mese meno… Ma i giocatori sono sempre più stanchi di non avere un referente unico e autorevole a cui rivolgersi. Un ministro con il portafoglio, per intenderci. Rusconi, in teoria e comunque formalmente, non avrebbe nessun potere e Cesana non ha, pare, soldi da spendere. Così non si va lontano e si rischia di annullare anche i meritevoli sforzi della squadra di emergere in classifica. La formazione di Butti è buona. Non è dato ancora sapere fino a che punto, certo, ma non è di sicuro una squadra da bassifondi (società permettendo). Ma urge, e ormai è un disco rotto, un cambiamento ai vertici.

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