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Bruschi e Villani

Bruschi & Villani 25 Novembre 2013
…Della personalità e di altre mancanze.

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Tempo di lettura 3 minuti

Che noia questo campionato.

Che indescrivibile abulia.

Non si fa a tempo a gioire per una vittoria che arriva la mazzata. E se non è una sono due, di fila. Nove gol subiti in sette giorni in tre gare, solo tre segnati. E nemmeno il cambio di allenatore cambia veramente le cose. Forse perché tra Lele Ratti e Giuseppe Butti c’è sempre lo stesso filo conduttore. Forse perché non si possono cambiare le cattive abitudini a un gruppo ormai incancrenito sul solito “vorrei ma non posso”.

Rischia di essere un Lecco davvero stucchevole quello che ormai ci si attende di vedere di domenica in domenica. Un Lecco che costruisce, lotta, e…irrimediabilmente crolla. Sembra incredibile, ma più costruisce, peggio casca. Come se scalasse una montagna altissima per poi cadere proprio in vetta, quando ormai la cima sembra raggiunta.

Difficile spiegare il perché, ma è doveroso provarci. E, soprattutto, è doveroso pensare che, a questo punto, la situazione non può che migliorare. Forse i blucelesti prima di recarsi allo stadio avrebbero dovuto provare a recarsi al famoso santuario mariano e fare un tuffo nel sacro fonte.

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Ma, battute a parte, ci sembra proprio che, tolto il capro espiatorio di mister Butti che rischiava di diventare solamente un paravento per molte criticità, il re sia nudo. Ovvero: la squadra mostra il suo limite principale in tutta la sua drammaticità. Non ha personalità. O, meglio, i vecchi della squadra non hanno, caratterialmente, la forza di trascinare i giovani che restano così in balìa dei marosi del torneo…

Peccato perché Mauri e Di Ceglie hanno gamba e carattere. Peccato perché Capogna e Castagna hanno grande voglia. Peccato perché Gritti e Bergamini hanno grinta. Ma trovare un leader tra tutti questi è difficile. Solo Castagna, che attraversa un momento non felice, ha gli attributi per ergersi a capo dello spogliatoio. Ma siccome anche lui è fragile, soprattutto quando non segna, allora bisogna chiedersi chi, nel chiuso dello stanzone, possa dare fiducia ai ragazzi più giovani, scossa a quelli più esperti, entusiasmo a tutti. L’anno scorso era Roncari a farlo, in sostituzione di un modulo di gioco che era solamente il vecchio “palla lunga e pedalare”. Butti non aveva questo carisma, ma aveva gli schemi. Ora non ci sono né schemi né carisma. È rimasto un Lecco tutto solo che fa fatica a rialzarsi sulle proprie gambe, sballottato a destra e a manca un po’ da tutti com’è… Ci vuole un sussulto d’orgoglio, un voler dire “basta” a sfortuna, arbitraggi, incongruenze, società che non c’è, errori, ingenuità e chi più ne ha più ne metta. Piangersi addosso non serve. Cercare colpe e colpevoli men che meno (l’affare Butti insegna).

Ci vuole un allenatore che dia nuovo entusiasmo, e in questo senso Ratti non ci sembra il più adatto perché, azzardiamo un po’ di psicologia spicciola, non ci sembra che sia poi così voglioso di restare sulla panchina bluceleste. Ci vuole una nuova società che sostenga convintamente il nuovo allenatore. E poi ci vuole qualche nuovo innesto. Perché, è vero che non ci sono leader, ma ci sono tanti buoni giocatori che, se arrivasse qualcuno pronto a dar loro vera fiducia, potrebbero sbocciare e regalarci soddisfazione. Alla fine, non è tutto così buio come pare oggi. Ma urge dare una svolta al più presto perché se i famosi margini di miglioramento ci sono, e paiono grossi, se non si interviene, a furia di attenderli si potrebbe arrivare a maggio… 

A risentirci.

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