
Siamo tornati all’autunno del 2019. Siamo tornati all’esonero di mister Marco Gaburro arrivato come un fulmine a ciel sereno. Siamo tornati a Lecco-Pianese. Che al “Rigamonti-Ceppi” la calma sia sempre apparente è una lezione che ormai abbiamo imparato a nostre spese. Il patron Paolo Leonardo Di Nunno è tornato padre e padrone, deus ex machina delle sorti dell’ultracentenaria società bluceleste. Lo dimostrano tanti fatti: rimasto in disparte fino alla fine di luglio, l’amministratore delegato è entrato a gamba tesa sulle questioni di mercato, fino a quel momento gestito dalla triade (Gino) Di Nunno–Tessaro–Tacchinardi: il primogenito è stato messo nell’ombra dell’ingombrante padre, il responsabile dell’area tecnica è stato sollevato dall’incarico martedì sera, l’allenatore è stato cacciato prematuramente dopo Lecco-Pro Sesto e ha fatto posto a mister Luciano Foschi, che ha debuttato vincendo con il Mantova. Insomma, dopo due anni caratterizzati da una linea di pensiero principale in chiave tecnica, quella del diesse Domenico Fracchiolla, siamo tornati a un modus operandi farraginoso e vulcanico.
Le voci da mettere insieme sono parecchie e concentrate nel tempo: proprio la cacciata di Tacchinardi ha rotto i rapporti sul fronte sportivo tra il patron i due figli, il vicepresidente Gino e il presidente Cristian Paolo: il primo, che l’ex allenatore l’aveva scelto già a maggio, avrebbe anche potuto firmare il contratto di Foschi ed evitare quattro giorni d’imbarazzi al padre, ma tutta la trafila esonero-sostituzione è stata condotta da capo a coda da Paolo Leonardo, nel frattempo migrato verso Sanremo con dubbi e telefono rovente per consigliargli la marcia indietro. Poi, giusto mercoledì mattina, è stata annunciata la risoluzione contrattuale concordata una quindicina di ore prima con Davide Tessaro, collante tra squadra e proprietà insieme al diggì Angelo Maiolo. Anche in questo caso la testa che ha partorito la decisione è quella del patron Paolo Leonardo Di Nunno, tornato a fare da padre e padrone ma anche ritrovatosi ritrovato da solo in cabina di comando: esattamente come avvenuto tre anni fa, quindi, ha scelto di affidarsi ai consigli di qualche amico per cercare di dirimere la matassa ingarbugliata da lui stesso.
Allora fu Gianluca Paparesta, stavolta avrebbe composto sovente il numero di vari procuratori e quello del diesse padovano Massimiliano Mirabelli, amico stretto del numero uno bluceleste: per prendere Piero Burigana tra i pali, per provare a riavere Aljosa Vasic, che sta esplodendo in biancorosso, o portare a casa Karamoko Cissè, Salvatore Monaco, Alfredo Bifulco e Massimiliano Busellato, tutti elementi impossibili per il budget bluceleste ma finiti fuori rosa in Veneto, per varie ed eventuali. Magari la trafila si ripeterà il giorno in cui Di Nunno si renderà conto di aver messo lì una società troppo snella per poter funzionare adeguatamente bene e sarà necessario integrarla con un direttore sportivo, mare magnum che comprende vari nomi: tre sono chiacchierati, ovvero quelli di Danilo Pagni, Sandro Porchia e Ivano Pastore. Nel bene e nel male, Di Nunno è tornato a fare a modo suo.

