
Nuovo format, nuovi elementi. Dalla stagione 2024/2025 la Serie C è destinata a cambiare radicalmente il proprio modo di vivere, passando dalla già annunciata variazione epocale per quanto riguarda lo svolgimento del campionato. Sei gironi da dieci squadre, Poule Scudetto, Poule Retrocessione e via dicendo: la voglia della governance della Lega Pro sarebbe stata quella di mettere in campo la propria riforma già dalla prossima stagione, ma probabilmente slitterà tutto di un anno. Una soluzione che non piace troppo al presidente Francesco Ghirelli: «La proposta è talmente duttile e flessibile che non preclude alcuna soluzione di riforma dei campionati. L’unica salvaguardia che opera è quella legata al mantenimento dei playoff. Quando vennero proposti per la prima volta si scatenò un dibattito aspro e contrario. La riforma del format del campionato ha due obiettivi: provare ad emozionare i giovani, cercando di farli tornare; trovare tutti gli asset per arrivare alla sostenibilità economica dei club. Ecco, però che io ho un dovere istituzionale, se in qualsiasi parte delle istituzioni calcistiche si pensa che la mia proposta possa essere una fuga in avanti per inficiare la riforma dei campionati allora si risolve in modo semplice: proporrò di spostare l’inizio del cambio della formula al campionato 2024/2025».
Il motivo del fastidio è presto detto: «Perdiamo un’occasione molto importante, far coincidere il cambiamento per anticipare il marcato dei diritti televisivi. Il tempo non è una variabile indipendente. Vedremo cosa ne penseranno i presidenti. Noi siamo per la riforma, non faremo nulla per dare alibi. Ci sarà così un altro anno per realizzarla, in questo mondo parolaio e marmoreo. Una cosa deve essere chiara: un calcio che perde 1 miliardo e 200 milioni di euro, non può pensare che facciamo una operazione “falsa”. Quale sarebbe? Tagliare venti squadre di Serie C, perché? Inciderebbe il taglio per venti/trenta milioni di euro sul deficit complessivi e non servirebbe a nulla. Non a caso il presidente Gravina ha detto che la riforma non è un problema di numeri». Alzare le entrate nel breve periodo è fondamentale per l’ecosistema Lega Pro: nel breve periodo lo si può fare con l’aumento dei derby, creati artificialmente con la creazione di raggruppamenti ristretti e suddivisi per criterio territoriale, e con un rinnovo del contratto per i diritti televisivi più remunerativo. Una partita fondamentale, che ha in Dazn l’interlocutore più diretto e attualmente detentore degli stessi: il contratto in essere scadrà a metà 2023 e porta in dote poco più di cinque milioni l’anno per 2.280 partite di sola stagione regolare. Pochini, decisamente, e il nuovo format potrebbe essere una moneta di scambio.
