
Difficilmente una formula così cervellotica sarà la soluzione, ma il grido di dolore si sente forte e chiaro. A Lecco come altrove, si fa fatica a fare calcio professionistico: senza girarci troppo attorno, chi ha degli squadroni se lo può permettere solo ed esclusivamente grazie a proprietà munifiche. Mecenatismo in chiave moderna, sotto un certo profilo, agli altri è lasciata la capacità di spendere “poco” e bene. Intorno c’è un sistema che non funziona: la Serie A si fa più o meno i fatti propri, la Serie B sta giusto giusto in linea di galleggiamento, la Serie D sta in piedi grazie allo smisurato numero di praticanti e al notevole peso politico derivato da questo fattore, la Serie C si dimena e chiede da anni l’introduzione del semiprofessionismo, negata anche dalle continue tensioni – a star bassi – a livello governativo. E quindi ecco nascere la proposta relativa al nuovo format, a nostro giudizio molto poco affine a un campionato che prevede sessanta compagini professionistiche. Difficile da capire e da raccontare per gli addetti ai lavori, figuratevi per l’utente finale – ovvero il tifoso – che dall’oggi al domani si troverebbe a dover fare i conti con tabelle, incroci, poule retrocessione, poule promozione, ripescaggi, la sparizione della promozione diretta e amenità varie: il calcio funziona perchè è semplice, questo va tenuto ben presente. Meno semplici sono i discorsi economico-finanziari e su questo Ghirelli ha piena ragione nel chiedere continuamente una riforma che sia a livello di sistema: del resto le mutualità sono due terzi del bilancio della terza serie, che deve sbrogliare la matassa dei diritti tv in tempi non lunghi e trovare altre fonti di ricavi.
«Non arretro di un centimetro nella riforma del calcio italiano»: così il presidente della Lega Pro si è espresso una decina di giorni fa. Un messaggio approdato da Palermo fino a Lecco, dritto sui tabelloni Led dello stadio “Rigamonti-Ceppi” nel corso della gara con il Renate di mercoledì: «Riforme ed emozioni, il male è pigrizia. Grazie presidente Ghirelli, Lecco sposa la tua filosofia», questo il messaggio apparso più volte nel corso del match, tra l’altro trasmesso in diretta RaiPlay e in differita su Rai Sport. Una vetrina di rilievo, che Di Nunno ha anche sfruttato per ricordare la non vicinanza agli imprenditori che spendono i propri soldi in Serie C, oltre al battibecco avuto con Ghirelli sulla necessità di far giocare italiani, meglio se giovani, dando contributi economici di rilievo com’era fino a qualche anno fa, prima che le rappresentanti del girone C andassero a chiedere – e ottenere non senza polemiche – una ripartizione “secca” sui tre gironi e non proporzionale rispetto alla quantità di giovani mandati in campo dalle venti compagini di ognuno dei tre raggruppamenti. Le risorse sono quelle che sono per la Lega, che internamente deve fare i conti con le necessità economiche delle singole società e, di conseguenza, deve aumentare il proprio indotto: nuovo format o meno, si deve arrivare a un cambio radicale in tempi non troppo lunghi. I tempi del puro mecenatismo dovrebbero essere passati da un pezzo.
