
Riassorbita la botta d’entusiasmo dopo la bella e meritata vittoria conquistata dal Lecco contro il Renate, c’è stato pure il tempo per gli interrogativi. Un interrogativo, per la precisione: perchè? È venuto naturale dopo aver sentito l’intervista rilasciata dal patron Paolo Leonardo Di Nunno alla Rai tra il primo e il secondo tempo: il calcio è opinabile, ma dire che il parziale – poi diventato finale – maturato fino a quel momento non fosse meritato è volersi male. Tre palle gol pulite create dai blucelesti contro una delle migliori squadre del girone sotto il profilo del palleggio, limitata – pur con difficoltà – nella produzione offensiva ai temibili uno contro uno imbastiti da Morachioli, lasciato comunque sempre fuori dall’area. Il tutto tre giorni dopo le sei ore di viaggio messe nelle gambe al termine di un usurante e pienamente soddisfacente, per non dire esaltante, Triestina-Lecco. E allora perchè non mettere un accento positivo su una prestazione gagliarda e volitiva, per quanto un bagnata da un po’ di sana e guadagnata fortuna? Quella che ha spinto due volte il tiro di Giudici sotto l’incrocio dei pali e che ha poi dato una bella mano a quella già decisiva di Melgrati a inizio ripresa.
Il Lecco è secondo con pieno merito, ha trequarti di salvezza in tasca a inizio dicembre, ha sbagliato malamente due partite contro le due corazzate del girone e poi se l’è giocata contro tutte le altre. Il tutto senza la punta di diamante Umberto Eusepi, ingiustamente tolta dal campo per una questione che affonda le radici ben lontano dal terreno di gioco. Il Lecco è da encomio e premio dopo un’estate vissuta nel segno di diffidenza e sfiducia, con Tacchinardi esonerato all’alba della stagione e Foschi ufficializzato dopo la bellezza di quattro giorni di lavoro perché, versione ufficiale, la vacanza a Sanremo aveva la priorità. L’indiscrezione che circola con una certa insistenza dalla mattinata di venerdì, ovviamente rimbalzata anche sui social in tempo zero o giù di lì, è di un’insoddisfazione per la prestazione palesata dal patron dopo la gara vinta mercoledì anche lontano dai microfoni, con uno scambio di battute dentro lo spogliatoio che inevitabilmente ha fatto agitare i tifosi: il filo si riallaccia con il post Lecco-Padova di un anno abbondante fa, quando dopo il 3-2 servito all’allora capolista la squadra venne messa sotto una pressione folle e totalmente inutile, oltreché dannosa. L’inizio della fine del progetto Zironelli. Busto è vicina, la partita con la Pro Patria pure: questa squadra ha già dimostrato tante volte di stare bene insieme e, di conseguenza, in campo. Conta quello più di ogni altra cosa, ai nostri perché su questa insoddisfazione perenne non abbiamo mai avuto una risposta sensata: val la pena arrovellarcisi un attimo, lo spazio di qualche ora, ma senza perdere di vista un percorso sin qui emozionante.
Fregatevene ragazzi, davvero: state emozionando con le vostre armi migliori, quelle che rappresentano la tipica mentalità lecchese, votata al pratico senza troppi svolazzi.
