
L’espulsione di Axel Desjardins ha riaperto le porte del calcio giocato ad Alberto Pelagotti. Il portiere è arrivato da pochi giorni a Novara e, complice l’infortunio di Marco Pissardo e il “rosso” rimediato ingenuamente dal portiere sceso in campo da titolare al “Rigamonti-Ceppi” – con tanto di squalifica sostanziosa -, ha avuto subito l’occasione di scendere in campo. Una storia particolare, quella del 33enne guardiano di Empoli, raccontata in un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport: «Quando ho scoperto della malattia – un tumore al costato – ho passato un mese e mezzo buio. Non lo auguro a nessuno. Dopo la risonanza magnetica, non sapevo bene cosa avessi. Ero preoccupato, i medici pensavano fosse grave, poi la biopsia ci ha rassicurati. È arrivata l’operazione, due giorni dopo ero già in palestra. Sapevo di star bruciando le tappe. Avrei dovuto fermarmi per quattro mesi. Volevo dimostrare di potercela fare. Volevo giocare, non mi è stato concesso. Ma a giugno ero in campo per festeggiare la promozione in B del Palermo». «È destino», dice uno dei preparatori al momento dell’ingresso in campo.
Sconfitto il brutto male, Pelagotti ha vissuto una vera e propria rinascita, pur bagnata da una sconfitta (3-1) e dal gol subito da Cristian Bunino: «Quando correvo verso l’area di rigore pensavo al momento dell’operazione. Ero quasi più contento di quando ho esordito in Serie A», ha spiegato il portiere alla rosea.
