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Il Lecco si prepara per l’infernale Foggia, Foschi: «Ci faremo forza. In fondo le squadre più brave»

I blucelesti partiranno lunedì alla volta della Puglia, dove martedì sera alle 21.30 giocheranno la finale d’andata con i rossoneri. Domenica 18 – ore 17.30 – è in programma la finale di ritorno al “Rigamonti-Ceppi”

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Tempo di lettura 4 minuti

Antivigilia di Foggia-Lecco, capitolo numero uno della finale dei play off di Serie C. I blucelesti partiranno lunedì alla volta della Puglia e sono consci di dover avere a che fare con uno degli ambienti più infuocati della categoria e non solo. Portare via le “penne” dallo “Zaccheria” sarà fondamentale in vista della gara di ritorno del “Rigamonti-Ceppi” del 18 giugno. La finale indubbiamente meno pronosticata sarà quella che assegnerà la quarta e ultima promozione in Serie B: per il Lecco vorrebbe dire chiudere un cerchio aperto da cinquant’anni, per il Foggia sanare anche le perenni polemiche rivolte alle società del patron Canonico. In ogni caso, chi farà il salto al piano superiore se lo sarà ampiamente meritato.

Verso Foggia-Lecco, l’intervista prepartita di mister Luciano Foschi

Mister, una trasferta in un ambiente ancora più caldo:
«Si, ma il campo è sempre lo stesso. Sarà bello a Foggia come lo è stato a Cesena: abbiamo rispetto della loro storia, ci saranno undici giocatori contro altri undici che proveranno a superarsi. Sappiamo l’importanza, sappiamo tutto quello che ci potrà dar fastidio. Che l’ambiente possa essere ostile si sa, poi rimane una partita di calcio dove tantissimi tifosi faranno rumore e tifo per la propria squadra: ci faremo forza con i nostri. Tutti quelli che verranno lo faranno per sostenerci, per noi saranno centomila. Vogliamo continuare a sognare».

In finale ci sono le due squadre più sottovalutate:
«I play off non hanno classifiche, non si possono paragonare ad altro. Ci sono squadre cresciute esponenzialmente in questo periodo: in tanti dicono che il Cesena avrebbe vinto facile nel nostro girone, ma ogni raggruppamento ha una storia a sé; io non so se sia semplice andare a vincere a Trieste, Padova, Novara, Salò… I paragoni sono fuori luogo, il calcio si divide in due sfaccettature: sul campo ci sono le squadre più forti e quelle più brave, il Foggia è arrivato in finale perché è stato il più bravo. Chi ci è arrivato, è stato più bravo e più fortunato: sempre facile parlare da fuori, poi bisogna giocare ogni tre giorni e ci sono tante piccole componenti che vanno al di là della forza delle singole squadre. Poi ci sono giovani non considerati che non hanno paura di tirare un rigore davanti a 15mila persone».

La condizione del gruppo:
«La squadra, al di là della stanchezza che è normale, ha cercato di recuperare energie fisiche e mentali. C’è la consapevolezza di andarsi a giocare una bellissima finale, tutti vorrebbero essere al nostro posto: adesso ci siamo e vogliamo buttare fuori fino all’ultima goccia di sudore per un obiettivo che sarebbe stratosferico. Stiamo cercando di recuperare gli infortunati, oggi hanno fatto un lavoro intenso a parte e domani faremo dei test; siamo fiduciosi, quantomeno recuperiamo Ardizzone dalla squalifica».

È una rivincita per te?
«Sono sempre in difficoltà in queste cose, non amo molto i complimenti. Non mi sono mai preoccupato di quello che pensano gli altri, ho vinto dei campionati e forse non mi so vendere. In questo mondo l’essere è meno importante dell’apparire e non mi sono mai preoccupato di questo: posso fare delle brutte figure, sono contento dell’apprezzamento della gente ma non sto facendo tutto questo da solo; senza staff e giocatori, l’allenatore può anche avere delle buone idee ma tutte fini a loro stesse. Si vince come squadra, come gruppo: si è creato un’alchimia con le persone e questo mi rende orgoglioso».

Hai già trovato Delio Rossi?
«Per mia sfortuna no, mi sarebbe piaciuto farlo in Serie A o Serie B. Anche quando ero al Chievo e al Livorno non ho mai avuto questa fortuna: l’ho conosciuto durante il corso allenatori e lui allenava la Lazio, in quell’occasione siamo andati a visitare le soicetà calcistiche. Abbiamo avuto la fortuna di essere ospiti. Grande allenatore? Un allenatore che ha fatto la Serie A non si discute».

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