Le protesi, il futuro della mobilità in campo medico e chirurgico, supportate da terapie sempre più affidabili e anni di esperienza al servizio dei pazienti, sottolineano la professionalità messa a disposizione di chi ne ha veramente bisogno, tra programmi di lavoro personalizzati e trattamenti pensati affinché nulla venga mai lasciato al caso.
Ad affrontare un excursus sulle protesi di anca, ginocchio e spalle, sull’intervento chirurgico ad esse dedicato è sulla riabilitazione post-intervento vi si lascia parola agli esperti del settore: il dottor Carmelo Scutellà, primario del C.O.F. Lanzo Hospital e alla dott.ssa Laura Scalese, osteopata.
La protesi di anca
La patologia che porta lentamente ad una protesi dell’anca è la coxartrosi, ovvero l’artrosi dell’articolazione coxo femorale; una malattia cronica degenerativa che nel corso degli anni, oltre ad un dolore importante alla deambulazione porta ad una destrutturazione dell’articolazione e quindi ad un deficit articolare. Ci sono delle terapie conservative che prevedono la somministrazione di farmaci ed eventualmente delle artroscopie e delle infiltrazioni all’anca in fase d’inizio della patologia, ciononostante, essendo delle terapia palliative, quando la patologia continua a progredire inesorabilmente, si arriva all’impianto di una protesi dell’anca. Vi sono diverse tecniche chirurgiche e diverse tipologie di protesi – quella che il Dottor. Carmelo Scutellà predilige – è una protesi a risparmio d’osso, quindi una protesi mininvasiva con un accesso dunque mininvasivo; un impianto protesico che diminuisce nettamente i tempi di recupero post operatori. L’intervento dura più o meno 45 minuti con un massimo di 60 minuti quando non vi sono complicanze quali fratture intraoperatorie. l’intervento fa sì che vi sia sostituita la parte di collo e testa di omero ormai degenerata e destrutturata lavorando anche a livello dell’acetabolo. In tale intervento le complicanze post operatorie, tra le più frequenti l’infezione, sono notevolmente ridotte in quanto già il giorno successivo all’intervento (le successive 24h) il paziente è in grado di restare seduto e nelle successive 48h post intervento è in grado di deambulare con l’ausilio di appoggi ortopedici. Per quanto riguarda il ricovero post intervento il tempo è alquanto ridotto trattandosi di circa 14 giorni, periodo in cui il paziente riacquisisce l’autonomia dei propri movimenti, a ciò segue una fisioterapia domiciliare grazie alla quale entro il mese dall’intervento il paziente risulta completamente svezzato dall’ausilio di aiuti ortopedici alla deambulazione.
La protesi di ginocchio
Anche in questo frangente la patologia che porta ad una protesi al ginocchio è l’artrosi, in questo caso si parla di gonartrosi, una patologia cronica degenerativa che colpisce maggiormente i pazienti in sovrappeso da diverso tempo. Essa coinvolge sia il femore, sia la tibia che la rotula. Trattasi di un’articolazione che col passare del tempo va incontro ad un sovvertimento architettonico risultando al paziente, dapprima estremamente difficile, diventando col tempo impossibile, l’intera estensione e flessione del ginocchio, se non, in fase iniziale, per pochi gradi, e spesso, vi si ha un varismo o valgismo. Attraverso un dolore incontrollabile con la somministrazione di farmaci ed infiltrazioni, si arriva dunque a ricorrere ad un intervento chirurgico; una protesi spesso “bicompartimentale”, ovvero una protesi totale di ginocchio mentre in casi meno gravi (nonché meno soventi) vi è invece possibile una protesi “monocompartimentale” ossia solo su una parte del ginocchio. Il recupero in questo caso è meno rapido e più doloroso di quello dedicato per l’intervento protesico di anca. L’intervento interessa l’intera tibia e l’intera parte femorale (in alcuni casi, più rari, anche della rotula). Oltre al ripristino dell’asse anatomico si ha la completa scomparsa del dolore. La riabilitazione inizia in prima giornata e prosegue velocemente nelle due settimane successive all’intervento. In questa fase è fondamentale il recupero dell’estensione completa e la flessione almeno fino a 100° nelle prime due/tre settimane; si rende dunque fondamentale la fisioterapia. Il carico completo senza l’ausilio di appoggi ortopedici si ha intorno al 30/35esimo giorno.
Protesi di spalla
La patologia che porta ad una protesi al ginocchio è l’artrosi, in questo caso si parla di omartrosi, una patologia cronica degenerativa che limita notevolmente il paziente nei propri movimenti attraverso un dolore “invalidante”. I precedenti trattamenti sono anche qui di tipo palliativo, che portano in un secondo momento ad un intervento chirurgico. Vi sono diversi tipi di protesi, quella più spesso impiantata è quella che viene chiamata “protesi inversa”; nella spalla l’artrosi porta ad una risalita del omero e della testa omerale per cui, vi è una lesione dei muscoli della cuffia dei rotatori che porta ad una risalita della testa omerale, ne risulta un accorciamento di uno dei muscoli più importanti della spalla, ossia il deltoide che ne provoca nei pazienti l’impossibilità di allontanare l’arto dal corpo. Si impiega dunque la protesi inversa affinché si ripristini la lunghezza del deltoide facendosi che il “braccio di leva” di quest’ultimo ritorni alla propria corretta funzione. L’intervento dura, a seconda della difficoltà del caso, tra i 60 e i 110 minuti circa. Il ricovero post operatorio dura all’incirca due settimane con un recupero veloce ed immediato.
Dr. Carmelo Scutellà
Il primario del C.O.F. Lanzo Hospital
La riabilitazione post-intervento
In linea in generale quello a cui punta la riabilitazione è il recupero della funzionalità e dell’autonomia post intervento. L’obiettivo stesso dell’intervento è il ripristino degli arti e l’aspetto riabilitativo punta invece al ripristino delle funzionalità dell’arto. Sia che si tratti di spalla, anca e ginocchio, si recupera anzitutto l’articolarità, quindi la mobilità dell’arto. Sì intraprende in parallelo un percorso attraverso il quale si affrontano esercizi passivi o attivo-assistiti e successivamente attivi volti al recupero della forza muscolare. È bene sottolineare, inoltre, che spesso quando si arriva ad un intervento chirurgico il paziente a supportato dolore per diverso tempo, un dolore che porta con sé l’instaurarsi di rigidità e di compensi sparsi in diverse zone del corpo, dunque non solamente nella parte che interessa l’intervento stesso. Nel recupero post intervento è dunque fondamentale, oltre al recupero funzionale dell’arto e della muscolatura, l’eliminazione di quei compensi che hanno finora irrigidito i tessuti per ripristinarne la qualità del movimento. Oltre al ripristino della funzionalità e della muscolatura dell’arto interessato si punta dunque anche al recupero di uno schema motorio corretto che interessa l’intero corpo, ristabilendo dunque l’intera fisiologia. Il percorso riabilitativo, svolto su indicazione ortopedica, consiste in un lavoro specifico studiato appositamente per il paziente che vi si interessa.
Laura Scalese
Osteopata; laureata in Fisioterapia nel 2013 persegue successivamente un Master in Osteopatia,lavora come libera professionista ed in collaborazione con SYNLAB Lecco, in collaborazione con La Fenice a Calolziocorte ricevendo anche presso la Farmacia Lariana ad Abbadia e svolgendo servizi di fisioterapia domiciliare.
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